Per 24 ore l'Italia divisa in due
Firenze paralizzata dalla neve per imprevidenza e inefficienza di Renzi
Grave responsabilità delle amministrazioni a guida PD comunale e regionale e del governo del neoduce Berlusconi. Renzi deve dimettersi

Redazione di Firenze
Un vero e proprio inferno bianco quello che si sono ritrovati ad affrontare venerdì 17 dicembre i fiorentini. Trenta centimetri di neve hanno completamente paralizzato la città del Giglio e in poche ore l'Italia risultava spaccata in due.
Una perturbazione annunciata da giorni è stata letteralmente sottovalutata dalla Protezione civile e dall'amministrazione comunale del piddino Matteo Renzi che suo malgrado il giorno dopo ha dovuto ammettere, a denti stretti e non prima di aver lamentato lo "strangolamento" che Firenze ha dovuto subire, che "c'è stata qualche responsabilità della giunta".
Gli aggiornamenti ora per ora su Facebook, lo strumento tanto amato dal "rottamatore" fresco del pellegrinaggio ad Arcore presso la reggia del nuovo Mussolini, non hanno di certo addolcito la pillola alla popolazione che dal primo pomeriggio di venerdì si è ritrovata completamente abbandonata a se stessa in una città fantasma, con i cellulari irraggiungibili, ad affrontare il problema del ritorno alle proprie abitazioni, di andare a riprendere i figli nelle scuole, ecc. Dopo gli autobus, intorno alle ore 16 ha smesso pure di circolare la tramvia costringendo ad autentiche maratone gli abitanti e i lavoratori.
Diverse persone sono rimaste a dormire nei grandi centri commerciali, nelle fabbriche o si sono dovute arrangiare per trovare un albergo, soprattutto i pendolari. A tal proposito, molti pendolari sono rimasti bloccati nelle stazioni, cinquemila solo a quella di Santa Maria Novella o dentro i treni partiti e poi rimasti bloccati in mezzo alla campagna. Questa è una grave responsabilità da attribuire completamente alle Ferrovie dello Stato che nuovamente dimostrano la loro inettitudine nella gestione e manutenzione della rete ferroviaria.
Non si è pensato neanche agli ospedali; il pronto soccorso di Careggi, l'ospedale più grande della Toscana, era praticamente inaccessibile alle ambulanze perché bloccata la circolazione interna e quella delle strade adiacenti. Poco meglio la situazione a Torregalli.
È solo grazie all'impegno degli operatori, che hanno lavorato spesso fino a notte fonda che gli utenti dei centri diurni per disabili, i bambini agli asili nido, ecc., sono stati riconsegnati alle famiglie. Si è registrato il caso limite dell'insegnante di un nido che si è portata a casa per la notte il figlio di una coppia bloccata sull'autostrada A1, con i mezzi incolonnati fino a 10-12 ore.
Mentre Renzi era impegnato a chattare, i fiorentini hanno dovuto fare i conti con un'assoluta mancanza di organizzazione di fronte a un evento ancorché eccezionale ma, come detto, annunciato da 5 giorni e tutt'altro che apocalittico. Ciò che era stato deciso dall'amministrazione comunale insieme alla Protezione civile è stato del tutto inadeguato alla gravità della situazione. Anche la Zona a traffico limitato, aperta per far attraversare anche il centro cittadino, è stata accessibile solo in tarda serata perché non c'era nessuno che coordinasse gli automobilisti in colonna sui viali per ore ed ore.
Molti si sono organizzati per attraversare la città a piedi in quanto i mezzi pubblici sono stati completamente bloccati fin dal primissimo pomeriggio. Ridicole le giustificazioni del presidente Ataf, Filippo Bonaccorsi, del quale sono state richieste le dimissioni: ha spiegato che le catene agli autobus non si mettono in poco tempo, occorre riportare i mezzi nei depositi. Se è così, occorreva avvisare per tempo di non utilizzare il mezzo privato per possibili forti nevicate e invece sono stati tutti a dormire, gli autobus sono stati abbandonati in vari punti della città perché inutilizzabili. C'è poi da dire che a fronte di circa 400 mezzi, Ataf ha solo 17 catene! Peraltro, va sottolineato che fino a lunedì 20 gli automezzi non hanno ripreso a marciare regolarmente e che in tale giornata le scuole sono rimaste chiuse mentre il giorno della nevicata, iniziata verso mezzogiorno, il sindaco le aveva fatte aprire regolarmente. D'altronde lui era "preparato" solo per "10-15 centimetri di neve", così ha detto.
Il piano del neopodestà Renzi, insomma, non è che abbia fatto acqua, non c'è mai stato!
Tant'è che, tra le tante bischerate che ha detto per arrampicarsi sugli specchi e cercare di non perdere la credibilità, è arrivato a sostenere: "non sapevo che i mezzi del Comune di Firenze per spalare la neve sono inadeguati per non dire ridicoli". Non è con due battute che si può lilquidare il problema. Un sindaco occupato con i viaggi ad Arcore invece di prepararsi ad un'emergenza come questa, ampiamente preannunciata, deve dimettersi.
Più tattico l'atteggiamento del governatore toscano, l'altro piddino ed ex "comunista" Enrico Rossi, che rispetto a Renzi ha voluto denunciare le responsabilità di Anas, FS e Protezione civile e si è messo a disposizione delle denunce dei consumatori-cittadini danneggiati dalla tregenda. Questo però non solleva la Regione Toscana dalla responsabilità di non conoscere bene i piani dettagliati delle varie province in caso di neve o altre emergenze né che anche l'amministrazione regionale ha in pratica sottovalutato l'allarme meteo.
Le responsabilità di ciò che è successo a Firenze e in buona parte della Toscana sono da imputare alle amministrazioni comunale, regionale e al governo del neoduce Berlusconi, a partire dal ministro dei Trasporti Matteoli che ha allargato le braccia. Tutti costoro non stanziano soldi per prevenire le conseguenze degli eventi metereologici, non fanno formazione adeguata agli addetti e alla popolazione. Preferiscono improvvisare perché evidentemente in altre priorità affaccendati.
Ci domandiamo, cosa sarebbe successo se si fosse verificata un'altra alluvione dell'Arno?

22 dicembre 2010