Firmare i referendum sugli articoli 18 e 8
Dove possibile, entrare nei comitati unitari locali

Su iniziativa di un largo fronte di forze sociali e politiche, di intellettuali e giuristi l'11 settembre scorso sono stati presentati in Cassazione i quesiti per due referendum per il ripristino dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, cancellato dal governo Monti con la "riforma" Fornero sul "mercato del lavoro" e per l'abrogazione dell'art.8 della Finanziaria del 2011 dell'ex governo del neoduce Berlusconi che introdusse le deroghe sul contratto nazionale di lavoro e sulle leggi sul lavoro. Tra i promotori l'IDV di Antonio Di Pietro, SEL di Nichi Vendola, il PRC e il PDCI di Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto, le componenti della CGIL ("La CGIL che vogliamo" e "Lavoro e società") che fanno capo a Gianni Rinaldini e Gianpaolo Patta, anche noti giuslavoristi come Romagnoli e Alleva.
Dal 12 ottobre prossimo partirà la raccolta delle firme, con tre mesi di tempo per ottenerne almeno 500 mila.
I temi posti al centro dei due referendum sono di grande importanza, vitali per il ripristino di diritti fondamentali abbattuti dal governo in carica, col sostegno determinante della sua maggioranza parlamentare tra cui il PD di Bersani, e da quello precedente, in particolare ad opera dell'ex ministro del Welfare, il craxiano poi diventato berlusconiano, Maurizio Sacconi.
Il primo è finalizzato ad abrogare le modifiche introdotte dalla controriforma della Marchionne in gonnella, Elsa Fornero, sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che, di fatto, cancella il diritto al reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamenti illegittimi; specie quelli effettuati con il pretesto dei "motivi economici" ma anche quelli per "motivi disciplinari". Una sorta di liberalizzazione dei licenziamenti che, oggettivamente, mette sotto ricatto occupazionale tutte le lavoratrici e lavoratori, anche quelli delle aziende sopra i 15 dipendenti con la copertura (prima della "riforma") della legge 300/1970; impedendo loro di poter difendere realmente e fino in fondo i loro interessi sindacali e contrattuali.
Il secondo riguarda la contrattazione sindacale collettiva e ha lo scopo di abrogare l'articolo 8, questo obbrobrio giuridico facente parte della manovra economica dell'agosto del 2011 del governo Berlusconi che con le sue deroghe, copiate dal modello Marchionne, padronale, iperliberista e neofascista, imposto alla Fiat con il consenso sciagurato dei sindacati collaborazionisti CISL e UIL, pone le basi per la cancellazione del contratto collettivo nazionale di lavoro, dello Statuto dei lavoratori e la totale deregolamentazione delle leggi dello Stato sul lavoro. Come? Assegnando alla contrattazione di secondo livello, quella aziendale e territoriale, il potere di sottoscrivere accordi, magari con sindacati di comodo promossi e/o foraggiati dalle imprese, in deroga ai suddetti capisaldi del diritto sul lavoro, frutto di lotte di più generazioni di lavoratori. Un salto indietro di 100 anni giuridicamente parlando.
Da segnalare la netta contrarietà su questi referendum espressa dal PD, a parte l'ex segretario della CGIL e attuale eurodeputato PD, Sergio Cofferati, che con una lettera al Comitato promotore ha manifestato la sua adesione. Per il partito di Bersani sono intervenuti pubblicamente Fassina, responsabile nazionale sui temi economici e del lavoro, e Rosy Bindi, presidente del PD. Quest'ultima ha giudicato il referendum sull'articolo 18 un errore, giacché questo "è frutto di una sintesi a cui abbiamo contribuito anche noi in modo determinate e perché penso che la modifica dell'articolo 18 sia assolutamente europea" (sic!).
Noi non condividiamo le motivazioni del partito di Di Pietro e quelle dei neorevisionisti e trotzkisti che finiscono per strumentalizzare i referendum per fini esclusivamente elettorali di partito: chi sostiene che saranno propedeutici per la costruzione di un nuovo "centro-sinistra", chi per ricomporre e far uscire dalla marginalità in cui si e cacciata la cosiddetta "sinistra radicale", chi li vede utili per contrattare l'alleanza con il PD. Tuttavia consideriamo questa battaglia referendaria giusta in sé e dunque meritevole di essere appoggiata, secondo la linea di fronte unito e della linea sindacale e di massa del PMLI, avendo a cuore come primo obiettivo la difesa e la riconquista dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
Per questo invitiamo i militanti, i simpatizzanti e gli amici del PMLI a firmare i moduli per la richiesta dei suddetti referendum. E, là dove è possibile, ad entrare nei comitati unitari locali, partecipando concretamente alle loro attività, portando in essi il nostro specifico contributo politico e organizzativo.

19 settembre 2012