Le mosse da "cavallo'' dell'anticomunista storico per ingannare le masse di sinistra
CHI E' VITTORIO FOA
Il "cavallo'' negli scacchi è l'unico che non procede in linea retta ma a zig zag e scavalcando ora a sinistra ora a destra le altre pedine. è questa la metafora che lo stesso Foa ha usato nel suo libro autobiografico "Il Cavallo e la Torre'' per descrivere il suo agire politico. Di salti e giravolte Foa ne ha fatte tante nella sua lunga vita politica pur di nascondere la sua reale natura di imbroglione anticomunista storico e di ingannare le masse di sinistra. Eccone le tappe principali.
 
1910 - Il 18 settembre nasce a Torino da famiglia borghese ebraica da parte del padre, nipote di un rabbino. Ancora oggi si professa ebreo. La prima influenza politica che subisce è quella di Giovanni Giolitti, il primo governante liberale borghese che tenta di integrare la classe operaia nel capitalismo.
1926 - Impiegato di banca.
1930 - Ufficiale di complemento dell'esercito fascista nel reggimento di re Umberto col quale intrattiene rapporti amichevoli frequentando la sua casa, giocando con lui a tennis e sciando insieme.
1931 - Si laurea in Giurisprudenza.
1933 - Entra in "Giustizia e libertà'', un partito borghese antifascista, e collabora ai suoi "quaderni''.
1935 - Il 15 maggio viene arrestato a Torino e incarcerato per attività antifascista. In carcere sposa il liberalismo di Croce.
1936 - Viene condannato a quindici anni di reclusione. Condivide la carcerazione con Ernesto Rossi e Riccardo Bauer.
1943 - In agosto esce dal carcere. Nel settembre entra nel Partito d'azione di cui diviene, nel 1945, Segretario assieme a Ugo La Malfa, Emilio Lussu, Oronzo Reale e Altiero Spinelli. Il Partito d'azione, fondato nel 1942, da democratici borghesi che fanno capo a Ugo La Malfa e dai cosiddetti "socialisti liberali'' che facevano capo a Capitini e Guido Calogero e a quelli di "Giustizia e libertà'', era un partito borghese antifascista. Una specie di massoneria "laica''. Quando si scioglie, nel 1947, i suoi membri si infiltrano in vari partiti, soprattutto in quelli liberale, repubblicano, socialista, ma anche nel PCI.
1943-1945 - Durante la Resistenza fa parte del Comitato di liberazione nazionale come rappresentante del Partito d'azione.
1946 - Il 2 giugno viene eletto deputato del Partito d'azione all'Assemblea costituente.
1947 - Dopo lo scioglimento del Partito d'Azione, alla fine di quest'anno, entra nel PSI di cui diviene un dirigente nazionale e deputato per tre legislature, dal 1953 al 1968.
1948 - Entra nella Fiom nazionale.
1949 - Nell'ottobre di quest'anno entra nella Segreteria nazionale della Cgil come vicesegretario responsabile dell'Ufficio studi. Segretario era Giuseppe Di Vittorio.
1955 - Diventa segretario nazionale della Fiom.
1959 - Scrive l'editoriale del primo numero di "Passato e presente'' rivista nata intorno a Antonio Giolitti e diretta da Carlo Ripa di Meana, entrambi espulsi dal PCI, in tempi diversi, per posizioni di destra.
1959-1963 - è uno dei massimi teorici della linea operaista dell'autonomia operaia.
1961 - Scrive l'editoriale del primo numero della rivista operaista "Quaderni rossi'' diretta da Raniero Panzieri.
1964 - è fra i fondatori del PSIUP (Partito socialista di unità proletaria). Scissione a "sinistra'' del PSI. In questo nuovo partito di cui diviene un dirigente nazionale egli può manifestare appieno tutto il suo operaismo e trotzkismo. In base ai documenti forniti dall'ex archivista del Kgb Vassilli Mitrokhin alla nascita e alla vita del PSIUP avrebbero concorso i revisionisti di Mosca per un ammontare complessivo di oltre 75 miliardi di lire attuali.
1966-1968 - Collabora alla rivista trotzkista "La Sinistra'' di Silverio Corvisieri, Augusto Illuminati, Giulio Savelli e Lucio Colletti (oggi in Forza Italia).
1969 - Collabora alla rivista mensile "il manifesto'' fondata da Aldo Natoli, Rossana Rossanda, Luigi Pintor, Lucio Magri e Massimo Caprara (ex segretario di Togliatti oggi in Forza Italia).
1970 - Si dimette dalla Cgil e si ritira a vita privata. Si disimpegna anche dal PSIUP.
1972 - A seguito della sconfitta elettorale del PSIUP e al suo scioglimento (16/7/72), Foa insieme ai "socialisti'' fiorentini e toscani Silvano Miniati (ora segretario della Uil-pensionati) e Guido Biondi, nonché Mario Brunetti, Aristeo Biancolini, Pino Ferraris, Daniele Protti, Dante Rossi e al gruppo dei sindacalisti operaisti Elio Giovannini, Antonio Lettieri e Gastone Sclavi danno vita al "nuovo PSIUP''. Nel novembre 1972 partecipa alla fondazione del PdUP (Partito di unità proletaria), di cui diviene uno dei dirigenti nazionali. Tale fondazione è il frutto dell'unificazione del "nuovo PSIUP'' con la sinistra trotzkista e cattolica del "Movimento politico dei lavoratori'' (nato nel '71 su iniziativa dell'ex presidente delle Acli Livio Labor), rappresentata da Giovanni Russo Spena (oggi dirigente nazionale del PRC), Giangiacomo Migone, Roberto Calari, Jervolino, Bellavite, e con il "Movimento studentesco'' di Mario Capanna. Come Foa confesserà nel 1991, nel libro autobiografico "Il Cavallo e la Torre'', il suo obiettivo era quello di egemonizzare i gruppi rivoluzionari, distoglierli dall'obiettivo della rivoluzione socialista e orientarli verso un "governo delle sinistre''.
1974 - Nel luglio il PdUP si unifica al gruppo trotzkista de "il manifesto'' e nasce il PdUP per il comunismo il cui congresso di fondazione si tiene il 29.1.76. In precedenza Foa era stato per qualche tempo membro della direzione de "il manifesto''. Nel 1977 questo partito si scinderà e rimarrà in mano al gruppo de "il manifesto''. All'atto del suo scioglimento la componente de "il manifesto'' guidata da Lucio Magri e Luciana Castellina confluirà nel PCI.
1975-1976 - Promuove liste elettorali unitarie con i gruppi sedicenti rivoluzionari (Avanguardia operaia, Lotta continua, Movimento lavoratori per il socialismo) sotto la sigla "Democrazia proletaria''. In questi anni e nel '77 dialoga fitto fitto con i gruppi trotzkisti e spontaneisti e scrive anche nel "Quotidiano dei lavoratori'', il giornale di "Avanguardia operaia''. Sua moglie militava in "Lotta continua''.
1976 - Viene eletto nel cartello elettorale di DP nelle circoscrizioni di Torino e Napoli ma rinuncia a favore di Silverio Corvisieri (AO) e Mimmo Pinto (LC).
1977 - Nel febbraio dà vita, insieme ai trotzkisti Luigi Vinci e Massimo Gorla di "Avanguardia operaia'' e alla "Lega dei comunisti'' di Luperini alla Costituente di DP poi trasformatasi in partito nel 1978 con la denominazione "Democrazia proletaria''. DP guidata da Giovanni Russo Spena si scioglierà nel 1991 per confluire nel PRC. Foa procede a un graduale disimpegno. L'ultimo intervento ufficiale è alla commissione del Congresso di DP del gennaio 1980. Dopo aver fallito nel tentativo di unificare tutti i gruppi trotzkisti, operaisti, spontaneisti che stavano a "sinistra'' del PCI, che peraltro via via scomparivano, prende la decisione di "non parlare né scrivere più di politica per almeno quattro anni''. E così ha fatto. Nel frattempo ha accettato la cattedra di Storia contemporanea nelle università di Modena e Torino
1983 - Ritorna a fare politica.
1986 - Scrive un libro in cui chiede al PCI di "farsi finalmente partito di governo''.
1987 - Il 15 giugno viene eletto senatore come indipendente nelle liste del PCI.
1991 - Dopo la liquidazione del PCI, aderisce al PDS. Sostiene l'interventismo militare nel Golfo Persico. Non si ricandida alle elezioni politiche del '92 e si ridà, da buon intellettuale borghese, alla letteratura autobiografica.