La costituzione del Partito della rifondazione comunista
Un'operazione controrivoluzionaria e antimarxista-leninista
Dar forza al PMLI per farla fallire
Sta per essere fondato il Partito della rifondazione comunista ed è nostro dovere mettere in guardia il proletariato cosciente e i rivoluzionari sulla natura controrivoluzionaria e antimarxista-leninista di questa operazione.
L'esperienza di settant'anni di inganni del PCI basta e avanza per capire che occorre andare al di là dell'apparenza, dello sventolio di bandiere rosse, della nostalgia per il passato e del sentimentalismo. Gli autentici combattenti per il socialismo che vogliono veramente dare un senso comunista alla Lenin alla propria militanza devono guardare bene in faccia la realtà, ragionare politicamente e scientificamente con la propria testa, chiarirsi bene le idee per non permettere a nessuno di ingannarli e intrappolarli di nuovo in esperienze che possono arrecare nuovi, sciagurati danni alla lotta per il socialismo in Italia e al processo di costruzione e sviluppo su scala nazionale del PMLI.
Se si analizza su un piano di classe la natura ideologica, il programma politico, la pratica sociale e la composizione del gruppo dirigente di questo nuovo partito non sarà difficile rendersi conto che non sta nascendo un partito autenticamente comunista, ma un nuovo partito revisionista, anzi neorevisionista, creato per ostruire al proletariato la strada per il socialismo.
è un partito neorevisionista e non comunista perché nemmeno formalmente si richiama al marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Esso si prefigge di elaborare una nuova concezione del "comunismo'' rigettando la grande esperienza storica della dittatura del proletariato e la concezione classica del Partito del proletariato e del socialismo. Il nome "comunista'' è dunque solo un guscio vuoto, un orpello demagogico, tant'è che nei suoi documenti ufficiali questo partito non si propone nemmeno sulla carta la conquista del potere politico da parte della classe operaia, l'instaurazione della dittatura del proletariato e l'obiettivo finale del raggiungimento del comunismo.
Il suo programma politico è incentrato sulla classica linea socialdemocratica e riformista della collaborazione governativa del proletariato con la borghesia sostanziata nella parola d'ordine dell'"alternativa di sinistra'', il che in pratica significa l'unità governativa col PDS e il PSI del neoduce Craxi.
Il Partito della rifondazione comunista già in partenza accetta ed è pienamente integrato nella democrazia borghese. Esso è affetto da un incallito parlamentarismo, partecipazionismo ed elettoralismo borghesi. Alla lotta di classe e alla via universale della Rivoluzione d'Ottobre ha già sostituito il riformismo, il pacifismo piccolo borghese e la non violenza. L'alfa e l'omega sono costituite dalla vigente Costituzione.
Non potrebbe essere altrimenti dal momento che questo partito non rinnega i 70 anni di inganni revisionisti della storia del PCI, ma li rivendica praticamente in blocco, compresa la fase del "nuovo corso'' occhettiano, ed esclude solo la fase terminale di questo inganno costituita dalla liquidazione formale del PCI e dalla sua trasformazione in PDS.
D'altra parte come può mai essere comunista un partito che ha un gruppo dirigente composto da un'accozzaglia di imbroglioni politici, revisionisti, trotzkisti, operaisti, femministe e opportunisti di ogni genere che si sono sempre contrapposti a Stalin e a Mao preferendovi Trotzki, Guevara e Gorbaciov, e che sono corresponsabili del tradimento del PCI e del processo di deideologizzazione, decomunistizzazione e socialdemocratizzazione che ha devastato la coscienza della classe operaia, delle masse femminili e giovanili del nostro Paese?
Guardiamo all'esperienza di questi ultimi dieci mesi, da quando i vari Garavini, Cossutta, Libertini, Salvato, Serri, Vendola, Russo Spena, Magri, Vinci e il noto trotzkista Maitan hanno dato vita al "Movimento per la rifondazione comunista''. Che risposte hanno dato ai bisogni e alle esigenze politiche, economiche e sociali della classe operaia e delle masse? All'escalation dell'imperialismo italiano? All'imperversare del regime neofascista, presidenzialista, piduista e imperialista? Non si sono opposti alla trasformazione della CGIL in sindacato di regime neofascista, non hanno mobilitato i lavoratori e le masse contro il governo Andreotti-Craxi e la Finanziaria limitandosi a una inconcludente opposizione parlamentare, latitanti nella battaglia antimperialista durante la guerra nel Golfo, fautori e sostenitori dell'unità imperialista europea, non hanno speso una parola per denunciare l'imperante regime neofascista e presidenzialista tant'è che il picconatore Cossiga continua a colmare di elogi Cossutta. Hanno persino rinunciato a chiamarsi partito comunista come avevano rivendicato demagogicamente all'inizio, per dar prova che loro col comunismo classico e autentico non hanno più niente a che spartire. Non è forse già iniziato il loro tradimento?
Ma se lo scopo di questi imbroglioni politici non è quello di dare al proletariato il suo partito rivoluzionario e di abbattere il capitalismo, qual è dunque l'obiettivo recondito di questa operazione politica?
L'obiettivo preciso è quello di tenere congelati i combattenti per il socialismo che si sono sentiti traditi da Occhetto e dalla sua combriccola di tecnocrati borghesi e che non hanno accettato di seguire il PDS in bocca al neoduce Craxi, al capitalismo e all'imperialismo, di impedire che essi compiano fino in fondo un bilancio critico e autocritico della storia del PCI e della loro militanza, che prendano coscienza della necessità di tagliare di netto e una volta per tutte col revisionismo e si orientino finalmente verso il Partito della rivoluzione e del socialismo, il PMLI.
Questa operazione non è inedita nella storia del movimento operaio italiano e non sorprende affatto. La borghesia ha sempre avuto bisogno di coprire a sinistra il partito che si presentava come il partito del proletariato via via che questo si spostava sempre più a destra sul terreno del capitalismo, della socialdemocrazia e del riformismo.
è stato così nel '21, quando di fatto il PCI viene a coprire a sinistra il PSI ormai smascherato da Lenin e dall'Internazionale comunista, è stato così nel Sessantotto e nel Settantasette con la nascita di una miriade di organizzazioni pseudorivoluzionarie e sedicenti marxiste-leniniste, fra le quali DP, che sono andate a coprire a sinistra il PCI dopo che il revisionismo moderno era stato smascherato da Mao, ed è ciò che avviene oggi con il Partito della rifondazione comunista che ha la funzione di controllare le forze che si sono liberate alla sinistra del PDS.
Lo scopo è sempre stato quello controrivoluzionario e anticomunista di riuscire comunque a ingabbiare e mantenere le forze rivoluzionarie nel pantano del revisionismo, del riformismo, del parlamentarismo, dell'operaismo e del trotzkismo. Dal Sessantotto in poi questa operazione ha assunto anche i caratteri antimarxisti-leninisti poiché a quel punto, dopo che Mao aveva smascherato a livello internazionale il revisionismo moderno, il pericolo reale per la borghesia italiana era che i rivoluzionari si orientassero verso il marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Ed è il pericolo che ancora oggi essa teme dal momento che in Italia vi è la classe operaia più avanzata dell'Occidente imperialista e soprattutto perché vive, opera e resiste ad ogni bufera il PMLI. La funzione del Partito della rifondazione comunista non è dunque solo quella di controllare il proletariato cosciente e i rivoluzionari liberatisi dal controllo del PCI e di DP, ma più precisamente è quello di impedire che queste forze si uniscano ai marxisti-leninisti.
La storia ci ha anche insegnato che una volta che questi partiti finiscono la loro funzione si disgregano o finiscono con l'autoliquidarsi per ricongiungersi più o meno direttamente alla socialdemocrazia della quale son figli. Anche il Partito della rifondazione comunista presumibilmente è un partito temporaneo che finirà presto o tardi con l'autoliquidarsi, tanto più che la tendenza a riunirsi col PDS e al neoduce Craxi è già presente. Ciò però non significa che gli autentici combattenti per il socialismo, il proletariato cosciente e le ragazze e i ragazzi rivoluzionari non debbano svolgere la loro parte per far scattare a vuoto questa ennesima trappola.
Occorre prendere coscienza che si è aperta una nuova fase della lotta contro il revisionismo, quella contro il neorevisionismo, il quale ha proprio qui in Italia una delle sue principali roccaforti. Noi ci appelliamo perciò in primo luogo alla base più cosciente di questo nuovo partito, che non è convinta fino in fondo del passo che sta compiendo o che pensa illusoriamente di poter cambiare le cose strada facendo operando al suo interno, affinché non sprechi inutilmente altre forze ed energie e concorra attivamente a far fallire questa operazione controrivoluzionaria e antimarxista-leninista. Per questo non basta non aderire al partito neorevisionista e prenderne le distanze, ma è necessario fin da subito dar forza al PMLI.
Per restare comunisti occorre diventare marxisti-leninisti militando nel PMLI. è questo l'unico modo per aprire sul piano soggettivo quello decisivo, la lotta per il socialismo in Italia.

(articolo apparso su Il Bolscevico n. 46/1991)