Con l'appoggio di Prodi
FRANCIA, GERMANIA E BELGIO PREMONO PER DOTARE LA UE DI UN ESERCITO COMUNE
L'Italia di Berlusconi ancora non si esprime
PRODI: L'UE NON E' CREDIBILE SE CI AFFIDEREMO AGLI USA PER GARANTIRCI LA SICUREZZA

Il 29 aprile si terrà a Bruxelles il vertice promosso da Francia, Germania e Belgio per definire una cooperazione europea più stretta in campo militare e quindi dotare l'Unione europea (Ue) di un esercito comune.
La proposta era stata lanciata al termine del vertice europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo, dove i Quindici avevano mostrato una ipocrita unità di facciata che celava la divisione sulla guerra all'Iraq e l'atteggiamento da tenere verso gli Usa. Il Lussemburgo garantiva la sua partecipazione, la Grecia che detiene la presidenza di turno dell'Unione salutava con favore l'iniziativa, Prodi la benediceva.
La proposta del vertice trilaterale, aperto agli altri partner, era maturata nel tempo. Una proposta simile era contenuta in una lettera che il primo ministro belga Guy Verhofstadt scrisse nel luglio scorso a tutti i governi della Ue proponendo un incontro per discutere di un'azione comune sulla difesa; fra le proposte in discussione vi era la creazione di un Quartier generale europeo autonomo dalla Nato e una maggiore cooperazione nel decidere le spese militari. La lettera era rimasta nei cassetti dei governi fino a quando gli sviluppi della crisi irachena hanno mostrato una Gran Bretagna decisa a schierare le proprie truppe nel Golfo assieme agli Usa senza aspettare una decisione europea.
Francia e Germania, a mano a mano che si acuivano le contraddizioni con gli Usa in sede Onu e Nato, rispolveravano il progetto per rilanciare la costruzione della politica militare e diplomatica della Ue autonoma dagli Usa. Chirac e Schroeder, assieme a Verhofstadt, avevano iniziato a sondare il terreno a dicembre, al vertice europeo di Copenaghen, e presentato nel febbraio scorso alla Convenzione una proposta congiunta che prevedeva la possibilità di "cooperazioni rafforzate" in materia militare, ovvero la possibilità per alcuni paesi di procedere con accordi fra loro senza attendere che si muovano congiuntamente tutti i partner. La stessa cosa che è avvenuta per l'Euro, anche se il Trattato di Nizza esclude le "cooperazioni rafforzate" in materia di difesa.
Sulla convocazione franco-tedesca del vertice di Bruxelles il governo Berlusconi prendeva tempo. Il ministro degli Esteri Franco Frattini il 25 marzo affermava che si sarebbe espresso dopo aver conosciuto il "contenuto" dell'iniziativa da cui intanto prendeva le distanze: "tutti i contributi sono bene accetti ma le sede propria per esaminarli sono le riunioni dei Quindici". Dove possono pesare le posizioni dei paesi schierati con gli Usa. Solo il 31 marzo Frattini comunicherà la proposta dell'Italia alla presidenza di turno greca di "allargare ai 15 quella riunione e ricondurla quindi nell'alveo istituzionale", pur dichiarandosi non contrario alle "cooperazioni rafforzate" nel campo militare.
La proposta era bocciata da Blair che era stato con Chirac, dopo il vertice bilaterale di Saint Malo nel 1998, fra i protagonisti del rilancio di una politica militare autonoma della superpotenza imperialista europea, sia pure compresa ancora nelle strutture della Nato. Blair tenta di stoppare l'iniziativa franco-tedesca che nel tempo potrebbe minare la Nato a guida americana. Il segretario generale della Nato, l'inglese Robertson, la sbeffeggia affermando che le iniziative per una difesa comune europea non accompagnate da adeguate "capacità militari" sono destinate a creare "un'altra tigre di carta".
Ne è invece entusiasta Prodi che il 24 marzo auspicava che nella Nato "il pilastro europeo sia paragonabile a quello Usa". Dalla "parità" all'autonomia militare dell'Europa il passo era breve; nell'intervento all'europarlamento del 26 marzo il presidente della Commissione sosteneva che "siamo coscienti che il mondo non ci prenderà in considerazione fino a quando continueremo a presentarci divisi, fino a quando continueremo ad affidarci all'Unione per promuovere lo sviluppo economico e agli Stati Uniti per garantirci la sicurezza. (...) La mia osservazione nasce solo dalla profonda convinzione che gli interessi europei possano essere definiti solo in Europa e solo dagli europei". Naturalmente Prodi si riferisce agli interessi imperialisti europei che possono entrare in contraddizione con quelli della concorrente
superpotenza Usa.