I risultati della Federazione della sinistra, Sinistra ecologia e libertà e Movimento 5 stelle alle regionali 2010
FS e Sel cedono centinaia di migliaia di voti all'astensionismo
L'ennesima batosta elettorale li spinge sempre più a destra
Il Movimento 5 stelle cerca di intrappolare nelle istituzioni borghesi l'elettorato di sinistra

L'astensionismo ha trionfato alle ultime elezioni regionali del 28 e 29 marzo. Ma sarebbe stato ancora più forte se a tentare di drenarlo, specie per quanto riguarda gli elettori di sinistra, non ci fossero stati ancora vecchi imbroglioni politici come i falsi comunisti Ferrero e Diliberto e trotzkisti liberali come Nichi Vendola, e se non si fossero affacciati nuovi imbroglioni come il borghese Beppe Grillo.
La Federazione della sinistra (FS), Sinistra ecologia e libertà (SEL) e il Movimento 5 stelle, sono infatti tutti partiti che si muovono a sinistra del PD per coprirlo e impedire che l'elettorato di sinistra disgustato e ormai non più disposto a votare "turandosi il naso", si riversasse in massa nell'astensionismo.
Ciò nonostante non sono riusciti a drenare completamente l'astensionismo e al contrario hanno perso per strada centinaia di migliaia di elettori che hanno scelto comunque di disertare le urne, annullare la scheda e lasciarla in bianco.
Secondo un'analisi dei flussi elettorali della Lorien Consulting di Milano, l'"astensionismo consapevole" ha inciso dell'1,6% sul PRC, del 3,1% sul PdCI e del 2,6% su SEL.
Vediamo più in dettaglio come sono andati questi partiti nelle ultime elezioni regionali.

Federazione della sinistra
PRC, PdCI, Sinistra europea di Cesare Salvi (riuniti nella Federazione della sinistra) hanno subito l'ennesima batosta elettorale e sono ormai in caduta libera.
Rispetto alle passate elezioni regionali infatti FS perde oltre 1 milione e 400 mila voti, passando da circa 2 milioni di voti nel 2005 agli attuali 620 mila (1,5% sul corpo elettorale).
Anche ammesso, e non concesso, che una parte nel frattempo abbia seguito Bertinotti e Vendola, visto che SEL quest'anno ha totalizzato 676 mila voti, restano 767 mila elettori che hanno girato le spalle a entrambi i partiti e presumibilmente si sono riversati nell'astensionismo. Un numero che probabilmente è ancor più alto perché è verosimile che SEL, ma anche la stessa FS, abbia incamerato voti degli ex DS in uscita dal PD.
Rispetto alle politiche 2008, uno dei peggiori risultati ottenuti da PRC e PdCI allora riuniti nella Sinistra arcobaleno con i Verdi, FS perde ancora 322 mila voti e rispetto alle europee 2009 ancora 290 mila voti. E tutto questo nonostante in questa consultazione siano quasi del tutto sparite altre liste false comuniste in realtà trotzkiste presenti invece nel 2008, come il Partito comunista dei lavoratori (presente solo in Basilicata), il Partito di alternativa comunista (presente solo in Puglia), Sinistra critica e altri.
Per avere una misura di quanto questi partiti falsi comunisti stiano esaurendosi sul piano elettorale occorre ricordare che ancora alle politiche 2006 il PRC otteneva, nelle 13 regioni dove si è votato quest'anno, ben 3 milioni e 300 mila voti, cinque volte tanti gli attuali consensi elettorali.
Il dato è omogeneo sul piano nazionale con picchi particolarmente negativi in Toscana, Umbria, Emilia-Romagna, Marche, Basilicata e Lazio. Regioni storicamente a forte presenza di elettorato di sinistra e dove l'astensionismo ha fatto registrare gli aumenti più significativi.
Solo rispetto al pessimo risultato delle politiche 2008, FS recupera lievemente in Umbria e in Calabria.
Gli eletti di FS nei consigli regionali sono in totale 16, di cui un Verde in Toscana e l'indipendente astrofisica Margherita Hack nel Lazio. Alle passate regionali del 2005, dove correvano ognuno per proprio conto, avevano totalizzato, solo PRC e PdCI, 48 consiglieri regionali, il triplo di quelli attuali, e i Verdi da soli ne avevano totalizzati 15.
In quasi tutte le regioni, a causa anche dello sbarramento elettorale, non sarebbero riusciti ad ottenere consiglieri se non si fossero alleati col PD. In Lombardia e Campania, dove l'accordo non è stato raggiunto, non avranno alcun consigliere regionale. Così come non ottengono consiglieri in Puglia e in Basilicata.
Questa realtà ha spinto Paolo Ferrero a riconoscere pubblicamente la bontà dell'alleanza col PD. Ha infatti così commentato il risultato elettorale: "Tenuta sostanziale della Federazione della sinistra in tutti i luoghi dove eravamo in coalizione o, come nelle Marche con SEL, in minicoalizioni. E un risultato negativo quando la solitudine era perfetta, in Campania e Lombardia". Come a dire: "Mai più da soli" e porte aperte ad alleanze sempre più organiche col PD al fine di ottenere almeno le briciole del banchetto elettorale. Anche perché la Federazione della sinistra rischia la bancarotta ancor prima di essere varata ufficialmente visto che verranno di nuovo a mancare milioni di euro di rimborsi elettorali. E infatti hanno già cominciato a licenziare l'apparato di dipendenti che potevano permettersi in passato grazie al finanziamento pubblico.

Sinistra ecologia e libertà
Sinistra ecologia e libertà totalizza 676.693 voti (pari all'1,7% sul corpo elettorale) ma perde rispetto alle elezioni europee (le uniche con le quali è possibile il raffronto) ben 153.933 voti. L'unica consolazione è quella di aver superato in voti assoluti il risultato della Federazione della sinistra di circa 58 mila voti, oltre a quello di aver ottenuto la presidenza della Puglia.
Ma il risultato di SEL non è omogeneo a livello nazionale. La metà dei voti ottenuti infatti si concentra nelle regioni del Sud e in particolare in Puglia dove SEL, per effetto del trascinamento della candidatura a governatore di Vendola, ha ottenuto 192.604 voti. Il falso e populista meridionalismo del trotzkista liberale Vendola, in sostanza, sta creando un nuovo inganno per le masse meridionali, ma non riesce a trascinare consensi significativi nel Centro-nord.
Già il feudo di Vendola comunque comincia a scricchiolare. Se SEL in Puglia ha ottenuto 49.582 voti in più rispetto alle europee 2008, non altrettanto ha fatto il suo candidato governatore. Vendola infatti come candidato perde rispetto al primo mandato del 2005 ben 128.898 voti e risulta il governatore meno votato dei suoi colleghi col 29,2% dell'intero corpo elettorale, nemmeno un terzo.
Ciononostante Vendola, sponsorizzato da "La Repubblica" e da "L'Espresso", quindi da Scalfari e De Benedetti, continua a candidarsi a futuro leader del "centro-sinistra". Proprio a "L'Espresso" dell'8 aprile, che titolava "Non resta che Nichi", Vendola chiede lo scioglimento del "centro-sinistra", dichiarandosi "a disposizione per la creazione di un nuovo centrosinistra, un percorso inedito e coraggioso". Vendola, per di più, nonostante non gli sia riuscito l'accordo prima delle elezioni, continua a corteggiare sia l'UDC di Casini sia l'ex AN Adriana Poli Bortone. Nel frattempo ha già incassato il sostegno della lista "La Puglia per Vendola", promossa dall'ex democristiano Pino Pisicchio, che con i suoi 109 mila voti (pari al 5,5% dei voti validi) è risultata alla fine decisiva per la sua rielezione a governatore.

Movimento 5 stelle
Il Movimento 5 stelle del borghese Bebbe Grillo ha per la prima volta presentato proprie liste in 4 regioni su 13: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, ottenendo complessivamente 390.097 voti, pari all'1,6% del corpo elettorale di quelle regioni.
In Piemonte il Movimento 5 stelle ottiene 69.448 voti, pari all'1,9% del corpo elettorale (3,7% sui voti validi). L'opposizione alla Tav ha fatto registrare punte di quasi il 30% sui voti validi in alcuni comuni della Bassa Valle di Susa.
Ancor più significativo il risultato in Emilia-Romagna dove il Movimento 5 stelle ottiene 126.619 voti, pari al 3,7% del corpo elettorale (6% sui voti validi), concentrati maggiormente nelle province di Bologna, Parma, Forlì e Rimini.
Sia in Piemonte che in Emilia-Romagna riesce così ad ottenere 2 consiglieri regionali.
In Piemonte è stato eletto il capolista Davide Bono, di Torino, laureato in Medicina e chirurgia che da oltre due anni svolge attività di continuità assistenziale (ex guardia medica) nell'area del capoluogo piemontese. Fa parte del MoVimento amici di Beppe Grillo dall'agosto 2007. Dice di non aver avuto tessere di partito, ma da giovane "stravedeva" per Antonio Di Pietro, poi, dice, gli è passata.
L'altro eletto piemontese è Fabrizio Biolè, 32 anni, impiegato magazziniere nel settore librario, già consigliere del comune di Gaiola (provincia di Cuneo) per la lista civica "Insieme per Gaiola" e dal 2007 è iscritto al meetup 607 Amici di Beppe Grillo di Cuneo.
In Emilia-Romagna è stato eletto Giovanni Favia, 29 anni, libero professionista nel settore delle produzioni audiovisive. Già eletto consigliere comunale a Bologna nel 2009 nella Lista civica Beppegrillo.it. Si dice che la sua candidatura sia stata imposta personalmente da Grillo. Non meno polemiche sono seguite alla designazione del secondo consigliere regionale in Emilia-Romagna. Favia infatti è risultato il primo degli eletti sia a Bologna che a Modena, e la scelta del proprio seggio avrebbe automaticamente designato a consigliere il secondo dei non eletti di una delle due province. Favia ha deciso che la scelta fosse compiuta da una consultazione a voto segreto di tutti i candidati della lista nella regione e la scelta è caduta sul secondo dei non eletti di Bologna, Andrea Defranceschi, medico veterinario, che viene definito il braccio destro di Favia. La polemica nasce dal fatto che così è stata fatta fuori Sandra Poppi, la seconda dei non eletti di Modena, che oltre ad essere l'unica donna ha ottenuto 717 preferenze a fronte delle 376 ottenuti da Defrancesco. Sui blog qualcuno ha denunciato che in questo modo si è riproposto il vecchio modo di gestire le poltrone: si fa rientrare dalla finestra ciò che si afferma di aver fatto uscire dalla porta.
È comunemente riconosciuto che buona parte dell'elettorato di questo Movimento ha un'origine di sinistra. Tuttavia non si tratta di un partito di sinistra, almeno in senso proletario. Al contrario, gli esponenti di spicco di questo Movimento rifiutano categoricamente di essere considerati di sinistra. Il neoeletto piemontese, Davide Bono ha affermato perentoriamente: "Non siamo né di destra né di sinistra". E ancora: "Relegarci a un discorso di schieramento è riduttivo. Intercettiamo consensi di chi non si sente più rappresentato dalla sinistra ma facciamo nostri valori storicamente di destra, come la legalità e la moralità pubblica. E ci hanno sostenuto molti leghisti della prima ora".
Ancor più esplicito circa la funzione antiastensionista e tutta protesa a inglobare l'elettorato di sinistra nel regime del Movimento 5 stelle, è stato l'altro neoeletto emiliano, Giovanni Favia: "Protesta è il 10% di astensionismo, noi abbiamo portato voti alla democrazia".
Una tesi caldeggiata dallo stesso Marco Travaglio, che in più di un'occasione ha negato decisamente di essere di sinistra e che alle regionali si è avvalso del voto disgiunto: il candidato di Grillo come presidente e l'Italia dei valori come lista. Interrogato su chi avrebbe votato la lista di Grillo ha così risposto: "Chi alle urne non ci sarebbe andato. Grillo viene considerato l'antipolitica e invece no, è stato un freno all'astensione".
In sostanza, la lista che si presenta come il "nuovo che avanza", in realtà ha proprio la funzione di frenare il nuovo e inchiodare l'elettorato di sinistra nelle vecchie istituzioni borghesi. Ma c'è di peggio. Grillo non solo ha aperto al dialogo sul federalismo con la Lega ("Se loro saranno furbi e cercheranno di illustrarlo in maniera comprensibile, si potrà iniziare un dibattito"), ma addirittura è arrivato a sostenere che "Lo psiconano è scomparso", ossia Berlusconi, compiendo un'inaccettabile e pericolosa operazione di copertura, ridicolizzazione e sottovalutazione del neoduce che ben si guarda dal definire il nuovo Mussolini.
In ultima analisi, FS, SEL e Movimento 5 stelle sono tutti partiti interni al sistema capitalistico, al suo regime e alle sue istituzioni neofasciste e lavorano affinché gli elettori più avanzati e coscienti, i fautori del socialismo e i giovani rivoluzionari restino succubi e legati mani e piedi alle illusioni elettoraliste, parlamentariste, costituzionali e governative borghesi.
Essi fanno parte a pieno titolo della "sinistra" borghese perché non mettono in discussione il capitalismo e lo Stato borghese e sono contro il socialismo.
Ad ogni batosta elettorale, specie dopo che PRC e PdCI sono stati esclusi dal parlamento nazionale e grava su di essi l'incubo di essere cancellati da tutte le istituzioni rappresentative borghesi, si spostano sempre più a destra col rischio di finire in braccio al PD o di divenire complici di altre trappole elettorali come per esempio quella proposta dell'ex magistrato De Magistris, Idv, lanciata su "Il Fatto" del 1° aprile, in cui il parlamentare europeo dell'Italia dei valori propone una grande conferenza a metà maggio a Firenze per costruire una federazione di forze che vada da Vendola Grillo, dall'Idv, al "popolo viola", dal Forum per l'acqua pubblica alle "migliori personalità del mondo della cultura e dell'informazione" e così via.
Non è certo questa la strada per unire le forze per combattere il neoduce Berlusconi e la terza repubblica. Né, tantomeno, per rilanciare in Italia la lotta di classe e la lotta per il socialismo.

14 aprile 2010