Il G8 imperialista fa un'elemosina a 18 paesi poveri
Cancellati crediti pari a 40 miliardi di dollari a condizione che i beneficiari accettino le regole del mercato capitalistico. Critiche delle Ong e dei vescovi Cei
Il credito era assolutamente inesigibile
"Quella di oggi è la più importante dichiarazione mai fatta dai ministri delle Finanze sulla questione del debito, dell'aiuto allo sviluppo e della lotta alla povertà" ha poposamente proclamato il 10 giugno il ministro delle finanze inglese Gordon Brown al termine della riunione con i colleghi del G8, il gruppo dei maggiori paesi industrializzati. Appunto una pomposa e ipocrita dichiarazione sbandierata ai quattro venti per una proposta, non ancora esecutiva, di cancellare crediti pari a 40 miliardi di dollari a 18 paesi poveri. Crediti inesigibili che comunque sono una goccia nel mare dei debiti dei paesi poveri verso istituzioni finanziarie, banche private e singoli Stati, un'elemosina che i paesi beneficiari potrebbero intascare a condizione che accettino le regole del mercato capitalistico e il rigido controllo degli istituti monetari imperialisti quali il Fondo monetario internazionale (Fmi) e la Banca mondiale.
La proposta sarà portata al tavolo del vertice dei capi di Stato e di governo del G8 in programma dal 6 all'8 luglio nella tenuta scozzese di Gleneagles, in un lussuoso albergo trasformato in una fortezza superprotetta per la cui difesa il governo inglese ha già speso più di un milione di euro. In quella occasione ci sarà "la prospettiva reale per raggiungere un accordo in seno al G8 per la cancellazione del debito dei paesi poveri" ha confessato Blair; è ancora tutto da definire.
Il documento approvato dai ministri delle finanze del G8 riguarda il condono del debito di 14 paesi africani e 4 latinoamericani: Benin, Bolivia, Burkina Faso, Etiopia, Ghana, Guyana, Honduras, Madagascar, Mali, Mauritania, Mozambico, Nicaragua, Niger, Ruanda, Senegal, Tanzania, Uganda e Zambia. I debiti sono quelli contratti con Fmi, Banca mondiale e Fondo per lo sviluppo dell'Africa.
L'iniziativa per dare smalto al prossimo vertice del G8, nella quale la Gran Bretagna assumerà la presidenza di turno, Blair ha "convinto" il più riottoso dei compari, Bush, nell'incontro bilaterale del 7 giugno a promettere una manciata di dollari, fra i 700 e i 950 milioni per i prossimi tre anni; non è riuscito a convincerlo di dare vita a un nuovo fondo di aiuti per 100 milioni di dollari e i ministri delle Finanze hanno potuto aggiungere al pacchetto di proposte iniziali solo l'avvio di un programma pilota per gli aiuti alle vaccinazioni affidato alla gestione dell'Italia, che partirà comunque senza i contributi di Usa e Giappone.
L'impegno che il G8 di Gleneagles dovrà approvare prevede che gli otto paesi faranno da garanti nei confronti delle tre isituzioni internazionali con un fondo speciale di 40 miliardi di dollari che salirà a 55 miliardi entro un anno e mezzo al momento che al gruppo dei 18 pesi se ne aggiungeranno altri 9. Il fondo del G8 dovrebbe coprire i 6 miliardi di dollari di debiti in carico al Fmi e i 5 miliardi presso il Fondo per lo sviluppo dell'Africa; ai restanti 44 a carico della Banca mondiale farà fronte l'istituto stesso.
La "più importante decisione" del G8 in termini di aiuti ai paesi poveri è criticata da diverse Ong. Il presidente della rete delle Ong italiane, Sergio Martelli, ha affermato che 40 miliardi di dollari "sono un'inezia tenuto conto che il totale è superiore ai mille miliardi (di cui 300 dell'Africa, ndr). Se i governi non cancellano tutto il debito come potranno le organizzazioni internazionali e il sistema bancario procedere alla cancellazione della loro parte di debito che è di 5-6 volte superiore a quella degli Stati?". Altrettanto critica la Conferenza episcopale italiana che in una nota sottolinea come "parlare di decisione storica o epocale, come hanno fatto i ministri del G8, è francamente fuori luogo e rischia di rasentare il cattivo gusto" tantopiù che i paesi in situazione difficilissima per la restituzione dei prestiti sono una sessantina, il triplo dei beneficiari del condono proposto dal G8. E molti paesi poveri non sono in grado non solo di restituire i prestiti ma nemmeno di pagare i soli interessi sul debito. Il condono del G8 risulta una farsa quando riguarda crediti inesigibili.
Si tratta comunque di un condono legato a pesanti condizioni. Il secondo paragrafo del documento approvato dai ministri delle Finanze precisa che per candidarsi alla cancellazione del debito i paesi beneficiari devono "contrastare la corruzione, spingere lo sviluppo del settore privato e eliminare gli impedimenti agli investimenti privati, sia nazionali che stranieri". Ovvero a spingere sull'acceleratore dell'applicazione delle politiche economiche favorevoli al mercato capitalistico, quelle regole che subite dai paesi poveri di fatto sono fra le cause del loro sottosviluppo e della situazione debitoria.
Detto che nessuno dei paesi del G8 che tuonano contro la corruzione ha finora ratificato la convenzione Onu contro la corruzione, per non intralciare il lavoro "sporco" delle multinazionali che usano qualsiasi mezzo per conquistarsi i mercati, c'è da sottolineare che la condizione di privatizzare e aprire ancora di più a investimenti stranieri non aiuta certo i paesi poveri a uscire dal sottosviluppo ma anzi lo accentua con la svendita di risorse naturali, aziende e servizi pubblici alle multinazionali. E la verifica dell'applicazione di tali condizioni neocoloniali è affidata dal G8 a Fmi e Banca mondiale, cioè i diretti interessati alla restituzione del debito e non certo favoriti dalla sua cancellazione.
Esempi di come funzionino i diktat e i controlli di Fmi e Banca mondiale ce ne sono a bizzeffe. La Banca mondiale ha imposto all'Uganda di privatizzare la maggior parte delle aziende statali prima di definire le regole della loro vendita; ne è risultata una svendita che ha portato il governo ugandese a intascare solo 2 milioni di dollari dei 500 previsti. Il paese per candidarsi alla cancellazione del debito dovrebbe, secondo la Banca mondiale, privatizzare anche il sistema idrico, i servizi all'agricoltura e le banche commerciali di nuovo senza un minimo di regolamentazione. La Tanzania ha beneficiato in passato di una riduzione del proprio debito per 2 miliardi di dollari, accettando condizioni dagli istituti che si sono accollati lo sconto che le sono costate nuovi debiti per 8 milioni di dollari per il cui pagamento è costretta a destinare un ulteriore 12% del bilancio nazionale.
Il bluff della cancellazione del debito proposto dal G8 risulta ancora più ipocrita dal momento che quasi tutti i paesi ricchi hanno tagliato pesantemente sugli aiuti allo sviluppo. I ministri del G8 hanno chiuso la riunione richiamando l'impegno a onorare gli Obiettivi del Millennio, l'impegno preso in sede Onu di aumentare gli aiuti fino allo 0,7% del prodotto interno lordo di ciascun paese. Finora solo Norvegia, Svezia e Paesi Bassi hanno rispettato la tebella di marcia degli aumenti richiesti dall'Onu, tutti gli altri paesi ricchi sono arrivati solo attorno allo 0,3%, fanalini di coda gli Usa con lo 0,16% e l'Italia con lo 0,15%.

22 giugno 2005