Combattivo corteo contro l'omofobia, la transfobia e contro le violenze ai gay
20mila al gay pride di Milano
Duro monito dei manifestanti ai partiti che hanno disertato l'appuntamento. Riconoscimenti e ringraziamenti al PMLI per la solidarietà militante espressa e per la ferma denuncia politica

Redazione di Milano
Sabato 12 giugno, a due anni dall'ultima marcia dell'orgoglio gay milanese, un lungo e assordante fischio collettivo ha dato inizio alla marcia che ha visto oltre 20 mila manifestanti sfilare in corteo per dimostrare che la comunità lesbiche, gay, bisessuali e transgender (lgbt) italiana è forte e unita per lottare contro l'omofobia e la transfobia, per porre fine alle violenze contro i gay che sempre più frequentemente si verificano nel nostro Paese.
Come segno di protesta contro le istituzioni neofasciste che stanno facendo marcia indietro nel riconoscere i diritti della comunità lgbt italiana - col supporto "morale" di Ratzinger e delle alte gerarchie della Chiesa cattolica che continua a inveire contro la comunità gay - si è deciso di fare il percorso tradizionale all'indietro partendo alle 16.30 da quello che sarebbe dovuta essere il punto di arrivo, Piazza Castello, per giungere a quello che avrebbe dovuto essere punto di partenza, i Giardini di Palestro.
Molti manifestanti hanno partecipato imbavagliati per protestare contro il silenzio dei mass-media del regime neofascista, infatti dai Tg nazionali e regionale di Rai-Mediaset, del Gay Pride milanese nessuna notizia. Altri invece come segno di protesta riferito alle violenze contro i gay hanno marciato con bende e cerotti.
A confronto dei passati Gay Pride ci sono meno drag queen, meno colori, meno costumi, maschere e travestimenti, meno musica, all'inizio addirittura spenta, una decina di carri, tante bandiere arcobaleno delle associazioni lgbt, molti striscioni e cartelli di protesta e tanti, tantissimi fischi.
"Ora ne abbiamo abbastanza!", questo è lo slogan scelto per la manifestazione, che campeggiava nello striscione in testa al corteo. "Ne abbiamo abbastanza, e non ce ne staremo zitti di fronte a tutte le aggressioni subite da persone glbt nell'ultimo anno, ha gridato Marco Mori, presidente del Cig Arcigay Milano. Abbiamo deciso di spegnere la musica, ma non di stare in silenzio e fischiamo tutti insieme per manifestare il nostro sdegno e la nostra protesta nei confronti di un Paese che sta tornando indietro". E denuncia: "ne abbiamo abbastanza dell'omofobia e dei pregiudizi, anche della transfobia, poiché per le persone trans questo è stato un anno terribile. Ci vogliono far credere che l'orientamento sessuale non importa, come nella campagna della Carfagna, invece importa perché le diversità sono l'anima della società".
Riferito a tutti i partiti borghesi (falsi comunisti inclusi), che hanno vergognosamente fatto disertare le loro insegne dal corteo lgbt milanese (pur di non dispiacere al Vaticano), Mori ha rivolto un duro monito astensionista rimarcando che "alle prossime elezioni ve la faremo pagare" perché ci deve essere "chiarezza e non più inganni per quanto riguarda i nostri diritti!".
L'unico partito politico che ha partecipato al corteo apertamente con le proprie insegne è stato il PMLI. Una forte e combattiva delegazione, guidata dal compagno compagno Angelo Urgo, e composta da militanti e simpatizzanti della Cellula "Mao" di Milano, della Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo e da simpatizzanti provenienti dalle province di Pavia e di Monza, ha portato, attorniato da una selva di bandiere rosse del Partito, un rosso cartello con su scritto "Nessuna discriminazione sui diritti per LGBT, riconoscere le coppie di fatto di qualsiasi orientamento sessuale. Per l'Italia unita, rossa e socialista" e sul retro il manifesto raffigurante il neoduce Berlusconi in posa mussoliniana con la scritta "Abbattiamo il nuovo Mussolini e la terza repubblica" sormontato dalla scritta aggiunta: "No all'omofobia del regime neofascista".
Sin dal concentramento i nostri compagni hanno distribuito a tappeto centinaia di volantini riportanti le 15 rivendicazioni di lotta per lgbt del Programma d'azione del PMLI integrate da quella per "una legge anti-omofobia che introduca nel codice penale l'aggravante per le aggressioni personali commesse per finalità inerenti all'orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa". Un volantino che tra i manifestanti è andato via come il pane. Ottima pure la diffusione de "Il Bolscevico" nn. 21 e 22.
Al grido "Via, via l'omofobia!" la delegazione marxista-leninista ha preso posizione nel corteo schierando ben in vista le sue insegne continuamente riprese e fotografate da videoperatori, fotoreporter e dai manifestanti che in molti hanno espresso ai nostri compagni vivi apprezzamenti.
La partecipazione dei marxisti-leninisti ha contribuito alla generale vivacità del corteo gridando tra i vari slogan "Basta oscurantismi clericali, diritti e dignità agli omosessuali", "Ratzinger diffonde l'omofobia, mentre copre la pedofilia", "Stessi diritti matrimoniali, vanno garantiti agli omosessuali" oltre agli immancabili "Di Berlusconi, non ne possiamo più, dalla piazza buttiamolo giù!"; "Con Berlusconi non c'è democrazia, è il nuovo Mussolini, cacciamolo via", "Berlusconi, Bossi e Fini sono omofobi come Mussolini".
Quello di quest'anno, a Milano, è stato un importante e combattivo Gay Pride di lotta al quale il PMLI è orgoglioso di aver preso parte attiva contribuendo il più possibile a elevare il livello di combattività e coscienza politica come molti lgbt ci hanno francamente riconosciuto nel ringraziarci sinceramente per la forte solidarietà militante dimostrata marciando apertamente al loro fianco. La loro lotta per i diritti, d'altronde, è parte integrante della lotta più generale per abbattere il regime neofascista, razzista e omofobico, e il suo attuale governo del neoduce Berlusconi, e per conquistare l'Italia unita, rossa e socialista dove ogni forma di xenofobia attiva sarà severamente punita.

16 giugno 2010