Sotto la tutela dell'imperialismo americano
Il Giappone si riarma per diventare una superpotenza anche sul piano militare
In collaborazione con gli Usa sarà costituito un nuovo dispositivo antimissilistico puntato verso la Cina e la Corea del Nord
Viene istituita una forza di rapido intervento in grado di operare in teatri lontani

Lo scorso 19 febbraio il ministro della Difesa giapponese Yoshinoro Ono in visita a Washington ha firmato con l'omologo ministro americano Donald Rumsfeld un patto di sicurezza per la difesa di Taipei (Taiwan). Nei giorni precedenti Ono, che fino a poco tempo fa non aveva rango di ministro ma solo di responsabile dell'Agenzia della Difesa, aveva ricevuto dal premier Junichiro Koizumi poteri assoluti per abbattere qualsiasi missile nemico diretto sul Giappone mentre era stata annunciata una esercitazione militare congiunta fra alti ufficiali di Tokyo e del Pentagono a maggio prossimo nell'isola di Taipei; l'esercitazione avverrà con una simulazione al computer ma il tema è la risposta a un attacco di mezzi anfibi cinesi sulle coste dell'isola. Tre episodi significativi che seguono l'approvazione da parte del parlamento di Tokyo, nel dicembre scorso, del nuovo piano quinquennale per la difesa predisposto dal governo; un piano che rilancia il riarmo dell'imperialismo giapponese che, sotto la tutela dell'imperialismo americano, vuol tornare a essere una superpotenza anche sul piano militare. Una potenza egemonica imperialista a tutto tondo non solo la seconda potenza economica mondiale, gigante economico ma nano politico; a partire dall'alleanza strategica con gli Usa, sancita nel 1996 con Clinton e rilanciata da Bush, in funzione per ora di contenimento nell'Asia orientale della concorrente potenza imperialista cinese.
Il nuovo piano quinquennale per la difesa varato dal governo Koizumi afferma in maniera esplicita la necessità del riarmo del Giappone come logico sviluppo della politica imperialista nipponica che punta a chiudere definitivamente la pagina della sconfitta nella seconda guerra mondiale e del disarmo allora imposto dagli Usa.

Le proposte del piano
Il progetto varato dal parlamento di Tokyo prevede una piccola riduzione delle spese militari ma con una ripartizione diversa che risponde ai nuovi obiettivi bellicisti. Il numero dei soldati è ridotto di 5 mila unità ma viene istituita una forza di rapido intervento composta da 15 mila uomini con divisioni di paracadutisti e reparti di elicotteri in grado di essere rapidamente utilizzata anche in zone di guerra lontane dal paese. Con lo stesso obiettivo saranno acquistati degli aerei cisterna per il rifonimento in volo che supportino la capacità dell'aviazione di intervenire in paesi lontani.
Il divieto di vendita di armi all'estero è modificato in modo da rendere possibile la collaborazione e lo scambio di tecnologie militari con le aziende americane con l'obiettivo di costruire assieme agli Usa un sistema di difesa antimissile puntato verso la Cina e la Corea del Nord. Sulla penisola coreana è già attivo il controllo dei satelliti spia giapponesi. "Le regole andavano aggiornate - ha affermato Koizumi - dal momento che il pericolo ora deriva dal lancio di missili da parte di paesi vicini a noi ostili".
La "minaccia cinese" contro cui attrezzare la difesa nazionale è per la prima volta indicata esplicitamente in un documento ufficiale di Tokyo. "La Cina - si afferma - ha un grande impatto sulla sicurezza di questa regione. La Cina sta accelerando il rafforzamento delle sue attività nucleari e missilistiche, modernizza la sua flotta e la sua aviazione, espande il raggio d'intervento delle sue risorse navali. Dobbiamo vigilare su queste mosse". Poche settimane prima le "forze di autodifesa" giapponesi erano state messe in stato di allarme per l'arrivo di un sottomarino nucleare cinese al largo di Okinawa; la Cina aveva espresso "rincrescimento" per l'episodio ma senza presentare scuse formali. Un segnale che Pechino si vuol affermare come potenza marittima sempre più invadente in Asia a protezione delle proprie rotte commerciali; un segnale interpretato da Tokyo come l'intenzione di Pechino di lanciare la sfida nel Pacifico a spese del Giappone.

Le precedenti misure decise da Koizumi
La manifestazione della nuova dottrina bellicista del Giappone viaggia nelle iniziative di Koizumi di pari passo con la rinascita dello spirito nazionalistico e imperialista nipponico. Ne fanno parte le visite annuali del premier al tempio dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale, inclusi riconosciuti criminali di guerra, e la riscrittura dei libri di scuola per giustificare le aggressioni dell'imperialismo giapponese in Asia a partire dagli anni '30.
Koizumi sta inoltre accelerando le procedure per riscrivere la Costituzione del 1946 e in particolare per la cancellazione dell'articolo 9 che afferma: "il popolo giapponese rinuncia per sempre alla guerra come diritto sovrano della nazione, e alla minaccia o all'uso della forza come mezzo per risolvere le contese internazionali. Allo scopo di realizzare il fine di cui al paragrafo precedente, non saranno mai mantenute forze armate terrestri, marittime ed aeree, come pure un potenziale bellico di altro genere. Il diritto di belligeranza dello stato non sarà riconosciuto". Una norma violata già a partire dal 1950, col consenso degli Usa, con la ricostituzione di un primo nucleo di forze di poliza, l'embrione del futuro esercito giapponese; nel 1954 le "forze di autodifesa" contavano su un organico di 152 mila uomini.
A distanza di 40 anni, nel '91 il governo di Tokio parteciperà finanziariamente alla prima aggressione imperialista all'Iraq, e sull'accelerazione bellicista imposta da Koizumi parteciperà nel 2001 all'occupazione imperialista dell'Afghanistan e a quella successiva dell'Iraq.
Nel patto sottoscritto il 19 febbraio scorso a Washington si afferma che la difesa di Taipei è un "comune interesse strategico" di Usa e Giappone. Nel prossimo autunno è previsto il viaggio di Bush a Tokyo per porre il sigillo a una nuova "dichiarazione di mutua sicurezza" fra i due paesi; il sigillo della tutela dell'imperialismo americano al salto di qualità nelle strategie e nel riarmo del Giappone.

6 aprile 2005