Stracciando il divieto costituzionale
Il Giappone rivendica il diritto all'atomica

Il governo giapponese nel rispondere a una interrogazione di un parlamentare della maggioranza liberaldemocratica, che aveva chiesto se non fosse arrivato il momento di discutere l'acquisizione di una deterrenza nucleare minima, ha risposto il 14 novembre che su un piano puramente legale ritiene di avere diritto a un "minimo necessario" di armi atomiche per autodifesa.
La nota del governo sostiene che la Costituzione pacifista adottata dopo la seconda guerra mondiale "non necessariamente vieta al Paese di possedere armi, anche se si tratta di armi atomiche, se sono il minimo necessario per l'autodifesa".
La Costituzione del 1947 prevede all' art. 9 che "il popolo giapponese rinunci per sempre alla guerra" e "alla minaccia o all'uso della forza". Solo un successiva interpretazione permise la costituzione di forze armate per scopi di difesa ma la questione del divieto sulle armi atomiche era stata ribadita nel 1967 con l'impegno a escludere il possesso, la produzione e la presenza di armi atomiche sul territorio nazionale.
Già nel novembre 2003 l'allora premier Junichiro Koizumi aveva posto la questione di una modifica dei vincoli militari imposti al paese dopo la seconda guerra mondiale e in particolare la modifica del divieto di operare con soldati fuori dai confini nazionali. Aveva rivendicato per il Giappone imperialista il diritto a partecipare alla pari degli altri paesi quantomeno alle missioni internazionali di "pace". Violando l'articolo 9 della Costituzione il suo governo aveva inviato un contingente prima in Afghanistan e poi in Iraq.
Fin dal suo insediamento lo scorso settembre il nuovo premier Shinzo Abe aveva ribadito tra l'altro la necessità per il Giappone di essere più "aggressivo" e quindi dichiarava l'intenzione di rivedere la Costituzione per permettere la formazione di un esercito regolare.
In seguito agli esperimenti nucleari della Corea del nord diversi esponenti del Partito liberal democratico di Abe avevano chiesto l'apertura di un dibattito parlamentare sul tema dello sviluppo nucleare del paese contro le "minacce" di Pyongyang; ritenevano non più sufficiente la sola protezione dell'ombrello atomico americano. Come dire di voler uscire dalla sudditanza militare impostagli dall'imperialismo americano. Ai primi di novembre anche il vice premier Yasuhisa Shiozaki, pur ricordando i principi della politica contrari al nucleare aveva sottolineato che "forse gli armamenti nucleari possono ricadere sotto i criteri di prospettive legali e tecniche quando si parla delle minime capacità necessarie per l'autodifesa". Dunque, si possono avere.
Mancava soltanto la posizione scritta ufficiale del governo che grazie all'interrogazione parlamentare arrivava a tambur battente: "da un punto di vista puramente legale anche l' articolo 9 non vieta al nostro Paese di possedere la capacità necessaria per l'autodifesa". Dopo le interpretazioni di comodo all'imperialismo giapponese non resta altro che la definitiva modifica della Costituzione per aggiungere il braccio militare alla sua forza economica; Tokyo vuole uscire dal ruolo di gigante economico ma nano politico e militare, pur se ancora sotto il controllo del tutor americano che ne ha sollecitato il riarmo in funzione di contenimento dell'emergente potenza cinese.

22 novembre 2006