Golpe o un nuovo 25 Aprile per liberarsi di Berlusconi?

L'Italia è in mano a un "gruppo affaristico-delinquenziale" che fa capo a Berlusconi e che sta per instaurare un "nuovo sistema populistico-autoritario, dal quale non sarà più possibile (o difficilissimo, ai limiti e oltre i confini della guerra civile) uscire"; e l'unico rimedio può essere solo un colpo di Stato che instauri uno "stato d'emergenza" per ripristinare la legalità e restituire all'Italia "la sua più profonda vocazione democratica": questa in estrema sintesi la clamorosa proposta che Alberto Asor Rosa ha avanzato su il manifesto del 13 aprile e che nei giorni successivi ha sollevato, secondo le sue stesse parole, una "mole di proteste, contestazioni, indignazioni, distinguo, recriminazioni, persino pianti e lacrime, e ingiurie, calunnie, prese in giro, dileggi e persino sputi in faccia".
Lui non lo chiama colpo di Stato, ma cos'altro potrebbe essere ciò che definisce in questo articolo "una prova di forza" che "scenda dall'alto", avvalendosi "dei carabinieri e della polizia di Stato" (successivamente, scusandosi per l'omissione, vi aggiungerà anche la guardia di finanza!), e che "sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d'autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto di interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale"? E del resto il termine colpo di Stato ricorre in quasi tutti i numerosi commenti, a partire naturalmente dalla destra neofascista e berlusconiana, la cui rabbiosa reazione è ben rappresentata dalle bordate ad alzo zero che il rinnegato del comunismo Giuliano Ferrara ha sparato immediatamente dal suo bunker Qui radio Londra su Rai1 regalatogli di fresco coi soldi pubblici dal suo padrone di Arcore: "C'è chi propone il colpo di Stato contro il governo eletto dai cittadini. Asor Rosa spiega con chiarezza un progetto politico che è di Repubblica. Del resto il professore fa parte della cricca di Scalfari", tuonava l'ex (e attuale?) agente della Cia Ferrara.
In interviste immediatamente successive al suo articolo, lo stesso Asor Rosa, pur cominciando ad avanzare la giustificazione che la sua voleva essere una "provocazione", una "forzatura per farsi capire meglio" e sollevare un dibattito, non rinnegava affatto ma anzi continuava a sostenere con nuovi argomenti la proposta della "prova di forza" dall'alto: "Non credo che lo stato d'eccezione sia contro la nostra Costituzione", insisteva in un'intervista al quotidiano di De Benedetti e Scalfari appena chiamato in causa da Ferrara. E a dimostrazione di ciò invitava a "valutare bene gli articoli 87 e 88 della Costituzione", quelli cioè che stabiliscono i poteri del presidente della Repubblica, alludendo quindi a un possibile ruolo guida di Napolitano in questa "prova di forza".
Gollismo: perché no?
Quanto all'obiezione rivoltagli di "soffiare sul fuoco", questa era la stupefacente risposta del tronfio intellettuale borghese: "È eversivo, è soffiare sul fuoco invocare l'intervento di polizia e carabinieri? Sono organi dello Stato. Sarei eversivo se invocassi la rivolta popolare. Ma non lo faccio. Chiedo solo che la democrazia e lo Stato si autodifendano". Anzi, ci teneva ad aggiungere che "l'apprezzamento per la polizia e i carabinieri fa parte della maturazione quasi secolare di cui sono portatore". E in un'altra intervista a Liberazione, all'osservazione che la sua proposta "sembra gollismo" (dal generale De Gaulle, che instaurò una repubblica presidenzale autoritaria in Francia negli anni '50-60), rispondeva senza scomporsi: "La cosa è molto più modesta. Parlo di stato d'eccezione temporaneo che serva a restituire il libero gioco delle regole democratiche. Se per gollismo intendi un forte senso della individualità politica perché no? In fondo De Gaulle ha combattuto dalla parte giusta".
Critiche da "sinistra" di suggestioni golpiste gli sono arrivate anche da Pierluigi Sullo su il manifesto ("non esistono dittature democratiche") e dal direttore di Liberazione Dino Greco ("non si è mai dato intervento dall'alto che non recasse i segni inequivocabili della reazione, quando non addirittura del fascismo"). Altri, come Furio Colombo e Paolo Flores D'Arcais su Il Fatto Quotidiano e Norma Rangeri su il manifesto, lo hanno invece difeso, ma cercando di dimostrare che la sua era solo una "provocazione", una manifestazione di "finta follia" (Colombo) per richiamare l'attenzione sulla fine della democrazia in Italia. Tutte critiche che invariabilmente finiscono per contrapporre la via elettorale, parlamentare e costituzionale, magari affidata alla "saggezza" del nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, come alternativa alla spericolata scorciatoia golpista di Asor Rosa.
Alla fine lo stesso professore si è rassegnato ad accettare la tesi di comodo della semplice "provocazione", con un articolo di risposta a tutte le critiche su il manifesto del 19 aprile in cui "risolve" così la questione: "Comunque, accantono la proposta ma rinnovo la domanda: come si affronta, prima che sia troppo tardi, l'inedita questione, per cui il precipitare di una democrazia verso un'(altrettanto) indedita forma di governo populistico-autoritario, avviene a colpi di maggioranza parlamentare"?

Suggestione putschista tipica dei trotzkisti
Noi pensiamo invece che quella di Asor Rosa sia effettivamente una proposta golpista. Ne ha tutti i tratti classici: l'intervento autoritario dall'alto di forze armate, polizia e magistratura, lo stato d'emergenza, la chiusura del parlamento, la sospensione delle garanzie costituzionali, e così via. Il fatto che egli non rifiuti nemmeno l'etichetta di gollismo ne è una conferma significativa. Si tratta a ben guardare di un riflesso, tenuto anche conto della storia politica dell'ex operaista, della classica e ricorrente suggestione putschista che ha sempre affascinato i trotzkisti, che preferiscono la scorciatoia dei colpi di mano militari alla dura e paziente preparazione delle condizioni oggettive e soggettive per l'insurrezione delle masse da parte del partito del proletariato.
Lo dimostra il fatto che mentre invoca l'intervento dei carabinieri e della polizia (e in Italia non mancano certo, dal golpe De Lorenzo in poi, i precedenti che avrebbero dovuto renderlo meno incauto), Asor Rosa rifiuta invece quello delle masse e della lotta di piazza, per abbattere quello che lui, tra l'altro con giudizio riduttivo e fuorviante, chiama "sistema populistico-autoritario" e "visione pre e para-dittatoriale". Per cui si assiste al paradosso che da una parte continua a non riconoscere l'esistenza del regime neofascista, e riduce il nuovo Mussolini e i suoi gerarchi che hanno già rimesso la camicia nera all'Italia a una "lobby affaristico-delinquenziale" qualsiasi; mentre dall'altra rifiuta una rivolta popolare, un nuovo 25 Aprile per abbatterli, perché - dice - "una prova di forza dal basso, per la quale non esistono le condizioni, o ammesso che esistano, porterebbe ad esiti catastrofici".
E perché mai? Il collaboratore de il manifesto non lo spiega. Altrove dice che "per quanto generose" le lotte di piazza "non sono sufficienti". Ma poi precisa che una rivolta popolare sarebbe, questa sì, "eversiva", sottintendendo anticostituzionale e golpista. Mentre chiamare i carabinieri e la polizia no, dal momento che sono "organi dello Stato"?
Davvero un bel guazzabuglio, quello in cui si è invischiato da solo Asor Rosa, che a un nuovo 25 Aprile per liberarsi del nuovo Mussolini preferisce l'azione dall'alto di esercito e carabinieri sotto l'egida di Napolitano. Tanto più assurdo se si pensa che aveva davanti il fresco ed eloquente esempio delle rivolte popolari in Nord-Africa a cui ispirarsi, anziché alla scoperta senile di presunte virtù democratiche dei carabinieri e della polizia. Il che per un ex sessantottino è una contraddizione di non poco conto.

20 aprile 2011