Lo testimonia il testamento dello stesso autore
IL PROGETTO DI GOLPE ANTICOMUNISTA DI SOGNO ERA VERO
Maletti: "Confermato il coinvolgimento Usa''. Andreotti nega tutto
RIAPRIRE LE INDAGINI
Altro che "vittima di una persecuzione comunista'': il fascista Edgardo Sogno, trapassato lo scorso 5 agosto con tanto di funerali di Stato come un "eroe nazionale'', quel golpe del 1974 lo aveva preparato eccome, in tutti i particolari; ed arrivò a un solo passo dalla sua realizzazione pratica. A confermarlo non è l'autorità giudiziaria, che il suo caso lo ha chiuso con il proscioglimento in istruttoria fin dal 1978, ma lo stesso ex ambasciatore, in un libro pubblicato postumo lo scorso 5 dicembre, basato su una lunga intervista rilasciata al giornalista de "La Stampa'' Aldo Cazzullo (Testamento di un anticomunista. Dalla Resistenza al golpe bianco), edito da Mondadori).
Nel libro-intervista, in cui la parte riguardante il "golpe bianco'' (così detto perché secondo il suo ideatore avrebbe dovuto essere non un golpe cruento alla cilena, ma di tipo istituzionale e senza spargimento di sangue, alla De Gaulle) è scritta e controfirmata di suo pugno, Sogno conferma con dovizia di particolari, vantandosene, il tentativo di golpe da lui orchestrato nell'estate del '74, facendosi anche beffa dei magistrati, in particolare l'allora giudice istruttore di Torino e attuale presidente della Camera, Luciano Violante, che provarono a incastrarlo senza però riuscire a raccogliere prove sufficienti a suo carico.
Secondo quanto riferisce lo stesso autore, e confermato da alcuni dei protagonisti di allora, come il generale Li Gobbi e il giornalista Sergio Ricossa, attorno al suo progetto di colpo di Stato anticomunista che egli definisce "golpe liberale'', Sogno aveva raccolto importanti adesioni da parte dei più alti comandanti militari dell'esercito, dei paracadutisti, della marina, dell'aviazione e dell'arma dei carabinieri, nonché il via libera dei servizi segreti statunitensi. L'intervento dei militari per "salvare il Paese in pericolo'' da un presunto tentativo di "sovversione comunista'' avrebbe dovuto essere invocato in televisione dall'allora presidente della Repubblica Leone, da convincere con le buone o con le cattive. Si sarebbe quindi proceduto a imporre con la forza un governo dei colonnelli sul modello della Grecia, che avrebbe sospeso tutte le garanzie costituzionali in preparazione di una repubblica presidenziale basata su una nuova Costituzione. La maggior parte del mondo economico e politico avrebbe accettato il fatto compiuto.

UNO "STRAPPO'' ALLA DE GAULLE
Per inquadrare il disegno politico di questa operazione valgono meglio di tutto le stesse parole del suo autore: "Occorreva in sostanza un fatto compiuto al vertice che riportasse il Paese alla visione risorgimentale, in una triplice alleanza di laici occidentali, come Pacciardi (il repubblicano-fascista Randolfo Pacciardi, fautore della repubblica presidenziale, ndr), di cattolici liberali come Cossiga, e di socialisti antimarxisti, come Craxi. (...) Occorreva in sostanza ottenere dal presidente Leone lo strappo che De Gaulle era riuscito ad ottenere da Coty (il presidente francese che favorì il golpe istituzionale della Quinta repubblica gollista, ndr)''.
Nell'esecutivo imposto manu militari, che avrebbe dovuto essere guidato da Pacciardi, con lo stesso Sogno alla Difesa, il liberale Manlio Brosio agli Esteri e l'ex comunista Eugenio Reale agli Interni, avrebbero dovuto essere rappresentate secondo l'autore "tutte le forze politiche, ad eccezione dei comunisti, con personalità liberali, repubblicane, cattoliche, socialiste, ex fasciste ed ex comuniste. Tra loro c'erano cinque medaglie d'oro al valor militare: due della guerra 1940-43, Luigi de la Penne e Giulio Cesare Graziani, e tre della guerra di Liberazione: Alberto Li Gobbi (ex generale della "Folgore'' e addetto militare all'ambasciata a Washington quando Sogno era ambasciatore in Usa, suo vecchio compagno d'armi nella brigata partigiana anticomunista "Franchi'' durante la Resistenza, ndr), Aldo Cucchi (ex revisionista titoista, espulso dal PCI, ndr) ed io''.
Dalla parte dei golpisti c'era anche la più alta carica della magistratura, il Procuratore generale della Cassazione Giovanni Colli. Impressionante la quantità di alte cariche militari, enumerate dallo stesso Sogno, che erano pronte ad intervenire al suo segnale, e molte delle quali ricorrono in altre inchieste di tentati golpe, come quello De Lorenzo del '64 e il tentativo di golpe di Valerio Borghese del 1970, nelle stragi, come quella di piazza Fontana, nonché nelle liste della P2 scoperte in seguito: l'ex capo di Stato maggiore generale Liuzzi; il già citato Li Gobbi, tramite il quale i golpisti ottennero l'adesione del colonnello Gambarotta, comandante dei paracadutisti della "Folgore''; gli ammiragli Rosselli Lorenzini (capo di Stato maggiore della marina) e Pighini, amici personali di Sogno dai tempi dell'ambasciata a Parigi; il generale Giorgio Barbasetti, dello Stato maggiore generale a Roma; il generale Ricci, comandante della regione militare Sud a Caserta; il generale Santovito (P2, poi capo del Sismi al tempo del rapimento Moro), comandante la divisione Ariete in Veneto; il vicecomandante dell'arma dei carabinieri, generale Picchiotti (P2), e il comandante della divisione Pastrengo dei CC, generale Palumbo (P2), che chiese a Sogno di ottenere dalla marina il bombardamento con missili del carcere di Alessandria, dove a suo dire erano detenuti molti comunisti pericolosi.
Palumbo, racconta Sogno, gli aveva assicurato l'appoggio di tutti i carabinieri del Nord Italia, ma poi quando il golpe fu scoperto e fallì "si buttò dall'altra parte''. Erano della partita anche il generale della guardia di finanza Borsi, il capo di Stato maggiore dell'aeronautica, il già nominato Giulio Cesare Graziani, e il comandante della scuola di guerra aerea, generale Zavattaro Ardizzi. "è interessante notare - sottolinea Sogno - che nell'inchiesta di Violante non è affiorato neppure uno di questi contatti, tanto che si può dire che l'apparato militare abbia tenuto un comportamento irreprensibile''. Questo la dice lunga, per inciso, sulla reale volontà di Violante di andare in fondo alla vicenda.

IL VIA LIBERA DEGLI AMERICANI
Tra i militari ostili al piano, o quantomeno non collaborativi, Sogno cita il comandante generale dei carabinieri, Mino (morto in un incidente di elicottero) e il suo capo di Stato maggiore, Ferrara. Quanto agli americani, essi non solo erano stati messi al corrente da Sogno del suo progetto di golpe, tramite incontri all'ambasciata di Roma e nella residenza del capo dei servizi segreti americani per l'Italia (luglio '74), ma gli fecero sapere che "gli Stati Uniti avrebbero appoggiato qualsiasi iniziativa tendente a tenere lontani o ad allontanare i comunisti dal governo'', e si guardarono bene dall'avvisare il governo (allora diretto dal DC Rumor) e i servizi segreti del Paese ospitante.
Il piano, la cui attuazione era fissata per l'agosto di quell'anno, non andò poi avanti e rientrò: "Nixon cadde nell'agosto, proprio nel momento critico - spiega Sogno -. Lo scenario politico cambiò radicalmente. E il 27 agosto 1974 Violante aprì le ostilità pubbliche contro di me, ordinando una perquisizione in casa mia, a Torino''.
Chi fu ad allertare la magistratura? Secondo Sogno fu l'allora ministro dell'Interno Taviani, che conferma e non conferma la circostanza, rimandando come al solito la sua "verità'' su questo e tanti altri "misteri'' della storia italiana del dopoguerra alle sue memorie postume. Sta di fatto che il governo DC (Andreotti alla Difesa) decise a quel tempo un improvviso avvicendamento ai vertici delle Forze armate, trasferendo proprio alcuni di quegli ufficiali che facevano parte della congiura.
Che il governo, e soprattutto Andreotti, fosse perfettamente informato di quello che bolliva in pentola lo conferma anche l'ex capo dell'ufficio D del Sid, generale Gian Adelio Maletti, che dal suo rifugio in Sud Africa, a proposito del libro-intervista di Cazzullo, conferma a "la Repubblica'' del 2 dicembre scorso di aver presentato all'allora ministro della Difesa (8 luglio '74) un voluminoso dossier (il cosiddetto "malloppone'') in cui comparivano proprio i nomi degli ufficiali di cui parla Sogno nelle sue memorie. Andreotti e Maletti convennero, rivela Maletti, "che era più prudente valutare le prove a carico'' dei personaggi coinvolti prima di rendere pubblica la lista, e di togliere dalla stessa il nome di un generale in forza alla Nato, perché "se fosse uscito quel nome sarebbe stato automatico collegare i tentativi golpisti con le attività delle strutture americane''.
Andreotti, come nel suo stile, smentisce questo retroscena alla stregua di fantasie giornalistiche e ridicolizza come un'azione da operetta il piano golpista, suggerendo addirittura che le rivelazioni postume di Sogno siano frutto di una sua millanteria per alimentare il suo "auto-mito''. A suo dire ("mi pare di ricordare...voglio controllare, ma credo che le cose stiano così...) i trasferimenti di ufficiali golpisti che scompaginarono il progetto di Sogno e lo fecero fallire erano legati invece ad un altro tentativo di golpe, quello di Borghese, e in ogni caso è da escludersi ("se lo avessi fatto me ne ricorderei...'') che egli avesse ordinato di tenere sotto controllo Sogno.

CAMBIAMENTO DI STRATEGIA
Può darsi. Quel che è certo è che è proprio in quel periodo che Andreotti, Taviani e gran parte della DC cominciano a sganciarsi dai fascisti e dai golpisti e ad avvicinarsi al PCI per integrarlo in un futuro governo, in parallelo con la politica del "compromesso storico'' che Berlinguer aveva maturato dopo il golpe cileno del '73. In quel periodo si esaurisce anche la strategia anticomunista diretta, fondata sul terrorismo nero, sullo stragismo e il golpismo, di cui il piano di Sogno era una delle ultime fiammate, e comincia una nuova strategia indiretta, più coperta e raffinata, che utilizza il terrorismo sedicente "rosso'' manovrato dalla P2 e dai servizi segreti italiani e dalla Cia: dapprima per far fallire l'integrazione governativa del PCI (vedi rapimento e assassinio di Moro), e poi per imporre la repubblica presidenziale neofascista dall'interno stesso delle istituzioni repubblicane. Strategia che viene attuata attraverso una serie di "golpe bianchi'', che da Craxi a Cossiga e a Berlusconi, per arrivare ai governi di "centro sinistra'' con la partecipazione e la direzione degli stessi ex revisionisti e rinnegati del comunismo, hanno progressivamente demolito la Costituzione del '48 e instaurato l'attuale regime di seconda repubblica neofascista, presidenzialista, federalista e interventista, come previsto nel famigerato "piano di rinascita democratica'' di Gelli.
Alla luce di queste rivelazioni appaiono ancor più intollerabili e insultanti, per i sentimenti antifascisti del popolo italiano e per la memoria delle vittime delle stragi fasciste e del terrorismo nero e sedicente "rosso'', i funerali di Stato concessi dal capo del governo Amato e sollecitati dal capo dello Stato Ciampi al golpista Sogno (vedi "Il Bolscevico'' n. 31/2000). Quantomeno costoro dovrebbero fare pubblica autocritica per aver accreditato come un "eroe nazionale'' l'ex volontario fascista nella guerra di Spagna, ex partigiano anticomunista al soldo dei servizi segreti alleati, provocatore antioperaio finanziato dai padroni, protagonista di primo piano della strategia stragista e golpista degli anni '60 e '70 e sostenitore della seconda repubblica presidenziale neofascista.
Invece se ne sono guardati bene. E continua pure, nonostante la clamorosa ammissione di Sogno, l'assordante silenzio della "sinistra'' di regime, che con Veltroni e Mussi si è limitata a chiedere le "scuse'' per le "ingiuste accuse'' a Violante. Bertinotti, da parte sua, non ha ritenuto necessario spendere neanche una parola sull'argomento. è evidente la volontà generale di chiudere in fretta il caso, al massimo con "qualche scusa dovuta a Violante'', come ha chiesto Cossiga.
Come se il problema fosse quello dell'"onorabilità'' dell'ex giudice istruttore e attuale presidente della Camera, e non la gravità dei fatti di cui si è vantato Sogno, il disegno politico che c'era dietro, i personaggi politici coinvolti nella vicenda, le coperture di cui ha goduto, e non ultimo, la scandalosa beatificazione che gli è stato riservata dalle più alte cariche dello Stato.
Invece è doveroso che l'autorità giudiziaria competente riapra immediatamente l'inchiesta, per accertare i fatti e le relative responsabilità, dal momento che siamo di fronte ad una esplicita ammissione di reato. Occorre che siano scovati e puniti i mandanti e gli esecutori del golpe Sogno e chi li ha coperti in tutti questi anni. Lo stesso occorre fare sull'intera feroce vicenda dello stragismo e del golpismo, che da più di 30 anni è coperta dall'intollerabile e infame segreto di Stato.