Sulle orme di Mussolini
IL GOVERNO BERLUSCONI MINACCIA DI REPRIMERE OGNI "MANIFESTAZIONE NON AUTORIZZATA''
Allo studio norme liberticide che sopprimano il diritto di manifestazione
Non pago di aver dato dimostrazione della più feroce e determinata volontà di stroncare con la forza le manifestazioni di piazza, e creato un clima intimidatorio per scoraggiare ogni manifestazione di dissenso, il governo neofascista Berlusconi sta studiando misure per risolvere il problema "alla fonte''. Come per esempio vietare le manifestazioni nei centri delle grandi città, in occasione dei vertici internazionali, e in tutti quei casi e quelle circostanze che a suo insindacabile giudizio ritenga incompatibili con la libertà di manifestare.
Lo ha rivelato il 2 settembre il ministro per i Rapporti con il parlamento, Giovanardi, incaricato evidentemente da Berlusconi di sondare la disponibilità delle Camere a discutere di questo ulteriore "strappo'' costituzionale: "Stiamo esaminando l'eventualità di vietare le manifestazioni'', ha dichiarato infatti il ministro a proposito delle polemiche sull'allarme sollevato dal governo attorno alla conferenza della Fao a Roma, precisando che "non si è mai parlato di vietare le manifestazioni sempre e comunque. Ma il governo deve porsi il problema che il vertice venga fatto parlando della fame nel mondo, e non offrendo un'occasione a chi cerca solo vetrine da spaccare. Insomma, se i sindacati vogliono indire manifestazioni a Roma, in piazza San Giovanni, non ci sono problemi. Ma il vertice Fao si svolgerà in novembre, pochi mesi dopo che a Genova è successo quello che è successo. Vietare le manifestazioni, come ha segnalato il presidente emerito della Consulta Caianello, non è affatto anticostituzionale. L'articolo 17 consente di farlo quando l'ordine pubblico è a rischio, e infatti il governo di centrosinistra lo ha fatto quando ha deciso di costituire a Genova una zona gialla nella quale vietare anche la distribuzione di volantini''.
Di rincalzo a Giovanardi, e per ribadire il concetto, è intervenuto il ministro dell'Interno Scajola, sottolineando che "le manifestazioni si faranno se saranno autorizzate, mentre contro quelle non autorizzate noi garantiremo la forte autorità dello Stato''. Inoltre le modalità delle manifestazioni saranno valutate "volta per volta secondo i modi, l'ubicazione, i tempi''.
In parole povere il governo si arroga il diritto di stabilire quali manifestazioni si potranno tenere e quali no. Queste ultime saranno duramente represse. Le altre si svolgeranno sotto attenta sorveglianza e alle condizioni stabilite dalle autorità.
Ce n'era d'avanzo per far parlare di minaccia anticostituzionale al diritto di manifestazione e sollevare un'ondata di proteste, e difatti, nella successiva riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza, con i vertici delle "forze dell'ordine'' e dei servizi segreti e presieduto dallo stesso Scajola, nel comunicato finale si è cercato di smussare leggermente i toni precisando che "durante i prossimi vertici internazionali verranno valutate con grande attenzione forme e modalità di ogni manifestazione. Salvaguardando, al tempo stesso, con rigore la libera ma pacifica espressione del dissenso''.
Una foglia di fico che non basta però a camuffare l'infame volontà del governo di arrivare prima o poi al dunque, e cioè a vietare ogni manifestazione di dissenso, sul modello del regime fascista di mussoliniana memoria. Intanto ha buttato il sasso nello stagno, per sondare le reazioni. C'è da scommettere che tornerà molto presto alla carica finché non avrà ottenuto il suo scopo, e perciò fin da ora non bisogna lasciare il minimo spazio al suo attacco fascista, rifiutando qualsiasi tentativo di divieto e di condizionamento delle manifestazioni di piazza.