GOVERNO E POLO VARANO UNA LEGGE FASCISTA SULLA "SICUREZZA''
Rutelli se ne attribuisce il merito

Ancora una volta il parlamento nero ha espresso un voto a maggioranza plebiscitaria dimostrando la sostanziale identità dei due poli sulle questioni fondamentali. Si tratta della votazione sul cosiddetto "pacchetto sicurezza'' presentato dal governo, che è stato approvato in prima istanza alla Camera con 358 voti a favore e solo 9 contrari (il PRC) e 4 astensioni.
Il provvedimento, che inasprisce le pene per i reati della cosiddetta "microcriminalità'' equiparandoli alla grande, restringe la normativa giudiziaria sulla custodia cautelare e sulle garanzie agli imputati e amplia i poteri polizieschi e la militarizzazione del Paese, era stato progettato dall'ex presidente del Consiglio D'Alema in seguito ad alcuni omicidi avvenuti a Milano nel gennaio 1999. Successivamente era diventato una proposta di legge del suo partito, che lo presentò in giro per l'Italia in campagna elettorale, per diventare infine un disegno di legge del governo Amato.
La legge approvata con i voti del "centro sinistra'' e della "casa delle libertà'' è un provvedimento di netto stampo liberticida e fascista, mirante a rafforzare il regime neofascista sfruttando il clima da "emergenza criminalità'' fomentato ad arte dalle forze reazionarie, razziste e xenofobe nel Paese. La legge prevede infatti l'inasprimento delle pene per i furti in appartamento e gli scippi, che diventano reati specifici con pene assai pesanti; la revoca della sospensione condizionale della pena quando sia stata erroneamente applicata (non è passato l'articolo 1 che prevedeva restrizioni più pesanti al beneficio della condizionale); l'allargamento e inasprimento delle misure cautelari in seguito all'arresto, e l'aggravamento della custodia cautelare per i recidivi di reati gravi.
Sempre a livello giudiziario sono previsti altri inasprimenti come l'ampliamento della possibilità di applicare il processo per direttissima e l'accelerazione dei tempi per la dichiarazione dell'innammissibilità del ricorso in Cassazione. Mentre a livello poliziesco e repressivo vi sono misure come il potere ai questori di prescrivere provvedimenti cautelari, l'ampliamento dei poteri di indagine della polizia giudiziaria, anche riguardo all'uso del fermo di polizia, il ricorso all'esercito per presidiare il territorio in "situazioni di particolare rischio o pericolosità'', l'estensione dei controlli preventivi anti-ricettazione, l'assegnazione di più poteri ai Comitati provinciali per la sicurezza e l'ordine.
Poiché siamo ormai in campagna elettorale, tutti e due i poli hanno cercato di attribuirsi il merito della prima approvazione di questa legge liberticida e fascista, di fronte all'elettorato "moderato'' ancora incerto i cui voti fanno gola ad entrambi gli schieramenti. La "casa delle libertà'' dei caporioni neofascisti Berlusconi, Fini e Bossi lo ha fatto ostentando "degnazione'' per aver votato il provvedimento "per quel poco che c'è'' pur essendo nel complesso, secondo loro, "un palliativo'' di fronte alla gravità dell'"emergenza criminalità''. Il "centro sinistra'' lo ha fatto cercando a sua volta di attribuirsene il merito in toto, rivendicando col ministro della Giustizia, Fassino, alla maggioranza di governo la primogenitura del provvedimento che si pone "in continuità'' con il "pacchetto giustizia'' varato a luglio e col decreto antiscarcerazioni di novembre.
Su tutti, a reclamare la palma dell'artefice principale, è svettato con tempismo perfetto il candidato premier dell'Ulivo, Rutelli, che nell'autoassegnarsi il merito di aver esercitato una "decisiva spinta'' per il voto finale, lo ha definito "un ottimo risultato della ripresa di coesione e di iniziativa dell'Ulivo''. A chiarire in che cosa sia consistita questa "spinta decisiva'' del candidato dell'Ulivo ci ha pensato Fassino, indicato di recente come il futuro vicepremier di Rutelli se questi vincerà le elezioni, che ha sottolineato la "priorità che si è voluto dare ad un argomento importante per gli italiani''. A un argomento, la "sicurezza'' cioè, che Rutelli ha messo in cima alla lista dei suoi slogan elettorali, scippandolo alla destra e ai fascisti che fino ad ora ne erano sempre stati gli alfieri storici.