Non gli basta il federalismo gií introdotto dal "centro-sinistra''
Il governo vara la legge sull'Italia federale
Le Regioni avranno poteri su sanità, scuola e polizia locali
PRESTO SARA' RAFFORZATA LA SUSSIDIARIETA'
"La legge è partita. Non è più il minifederalismo della sinistra con piccole competenze alle Regioni, che poi già ce l'avevano. Ora cambia tutto, l'Italia diventa uno Stato federale. Certo, il percorso è lungo, ma il processo si è messo in moto''. Con questa dichiarazione trionfalistica il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, ha salutato il varo da parte del Consiglio dei ministri del 13 dicembre del suo disegno di legge sulla cosiddetta "devoluzione leggera'', che assegna alle Regioni poteri in materia di sanità, scuola e sicurezza.
Un progetto che era contenuto nell'accordo elettorale stipulato dai due banditi Berlusconi e Bossi, e che ora si appresta ad essere presentato in parlamento per essere approvato in tempi stretti, entro l'inverno, rimandando ad una seconda fase il resto della controriforma federalista invocata dal caporione della Lega Nord, tra cui la regionalizzazione della Corte costituzionale e l'istituzione della Camera delle Regioni.
Lo scoglio principale in seno alla maggioranza era rappresentato dall'istituzione della polizia locale, su cui si erano manifestate resistenze da parte soprattutto di Scajola e Fini. Superato quello, grazie a un compromesso interno che definisce i rispettivi ambiti di competenza tra polizia regionale e polizia di Stato, salvaguardando per quest'ultima l'esclusiva della gestione dell'intelligence come chiesto da Scajola, il Ddl di Bossi ha avuto via libera con l'impegno del governo a ottenere una corsia preferenziale in parlamento.
In pratica il provvedimento inserisce un ulteriore comma all'articolo 117 della Costituzione già modificato dalla controriforma federalista del "centro-sinistra'' nella passata legislatura e ratificata dal referendum consultivo dello scorso 7 ottobre. Il nuovo comma, inserito dopo il quarto, recita così: "Nel rispetto dei diritti e doveri sanciti dalla Costituzione e dalle leggi costituzionali, ciascuna Regione può attivare, con propria legge, la propria competenza legislativa esclusiva per le singole materie: assistenza e organizzazione sanitaria; organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione; definizione dei programmi scolastici e di formazione di interesse specifico della Regione; Polizia locale''.
Non è chiaro invece se sia stata mantenuta o accantonata all'ultimo minuto la modifica del primo comma del nuovo articolo 117, che intendeva sopprimere ogni vincolo di ordine comunitario e internazionale alla podestà legislativa delle Regioni. Secondo alcuni giornali la modifica sarebbe rimasta, secondo altri sarebbe stata eliminata da Berlusconi per non suscitare la contrarietà di Ciampi.
Comunque sia Bossi si è mostrato molto soddisfatto per quanto ottenuto: "Berlusconi ha mantenuto i suoi impegni con la Lega. D'altra parte, se non l'avesse fatto, sarebbe saltato il governo'', ha sogghignato il caporione razzista e secessionista. Anche Berlusconi si è detto "felice'' per il buon esito della trattativa, e ha annunciato che il governo presenterà presto una nuova proposta sulla sussidiarietà, che secondo lui "la legge approvata dal precedente governo non recepisce a sufficienza''.
Dunque i due banditi Berlusconi e Bossi non si accontentano della controriforma federalista dell'Ulivo, e rilanciano la partita per un federalismo più spinto. l'Ulivo, ancora tramortito dalla batosta elettorale, accusa il colpo e balbetta. Rutelli non ha trovato di meglio che definire il Ddl della casa del fascio "una legge modesta e pericolosa, che per scuola e sanità vuole regioni di serie A e di serie B''.
Molto più forte, invece, l'allarme lanciato dal presidente emerito della Consulta, Vincenzo Caianiello, che si è appellato a Ciampi affinché non avalli la presentazione del Ddl in parlamento: "Il capo dello Stato - ha dichiarato Caianiello a La Stampa del 16 dicembre - non dovrebbe autorizzare la presentazione del disegno di legge sulla devolution. Non dovrebbe in nome dell'unità nazionale, poiché esso è eversivo dell'articolo 5 della Costituzione''. "Se il Quirinale - ha aggiunto significativamente l'illustre giurista - prendesse posizione e difendesse la Costituzione, non sarebbe una delle prediche inutili di einaudiana memoria. Sarebbe un atto dovuto''.

16 gennaio 2002