Grande successo dello sciopero nazionale del 3 febbraio alla Fiat Auto
Adesioni tra il 50% e l'80%. A Termini Imerese si astiene il 70% degli operai. Il 5 febbraio sciopero spontaneo degli operai siciliani
Fiom-Cgil: "Fiat non può cessare la produzione pena l'apertura di un durissimo conflitto sociale"

Pienamente riuscito lo sciopero generale nazionale di 4 ore del gruppo auto della Fiat, proclamato unitariamente da Fim, Fiom, Uilm e Fismic, per il 3 febbraio.
Lo sciopero ha avuto adesioni, nei vari stabilimenti, tra il 50% e l'80%, con punte anche superiori in alcune fabbriche. Il 100% degli astenuti dal lavoro alla lastratura ex-Itca di Grugliasco, in provincia di Torino. A Milano, gli operai provenienti da Arese e da altri stabilimenti della provincia hanno inscenato una forte contestazione sotto la sede della Regione Lombardia. Alla Magneti Marelli di Corbetta, sempre nella provincia del capoluogo lombardo, gli operai hanno partecipato a un presidio fuori dai cancelli dalla fabbrica, insieme ad alcune decine di operai tedeschi in sciopero contro le annunciate iniziative di delocalizzazione di uno stabilimento della Magneti Marelli a Reutlingen. A Modena oltre l'80% dei dipendenti della Ferrari e della Maserati ha incrociato le braccia. A Crevalcore, in provincia di Bologna, nello stabilimento della Magneti Marelli, è stata registrata l'adesione di oltre il 90% dei dipendenti. Nello stabilimento di Cassino, in provincia di Frosinone, raggiunto il 55%. Alta l'adesione allo sciopero negli stabilimenti meridionali del gruppo, particolarmente minacciati dal programma di dismissione di Marchionne. Alla Sevel di Atessa, in provincia di Chieti, che impiega 5.500 addetti e costituisce uno dei più grandi stabilimenti industriali del Mezzogiorno, è stata registrata un'adesione allo sciopero del 70%. Nel più grande stabilimento meridionale, Melfi, in provincia di Potenza, lo sciopero è cominciato nel corso della notte tra il 2 e il 3 febbraio. I primi a scendere in lotta, infatti, sono stati infatti i lavoratori del turno notturno, quello che andava dalle 22 di martedì alle 6 del mattino di mercoledì.
Alla Fma di Pratola Serra, in provincia di Avellino, uno sciopero di 8 ore è stato tenuto nella giornata di venerdì 5 febbraio. Infatti, dopo tre mesi di Cassa integrazione straordinaria, i dipendenti tornati in fabbrica il 3 febbraio, hanno avuto la notizia che saranno rimessi in Cassa integrazione a breve.
A Termini Imerese l'adesione allo sciopero ha superato l'80%. Alla manifestazione tenuta in mattinata fuori dalla fabbrica, ha partecipato il segretario della Fiom Gianni Rinaldini. Le tute blu siciliane ferme nei due turni, dalle 10 alle 14 e dalle 18 alle 22 hanno organizzato un sit-in davanti ai cancelli della fabbrica. "Lo stabilimento Fiat di Termini Imerese non può chiudere - ha detto Rinaldini - Se Marchionne e la Fiat insisteranno su questa linea insensata ed arrogante lo scontro sociale diventerà più duro e il sindacato intraprenderà tutte le forme di lotta possibili per difendere la fabbrica". E ha continuato: "A Termini Imerese si producono automobili. Fiat e governo sappiano che non siamo disponibili a valutare ipotesi di trasformazione in supermercati Auchan, centri commerciali Ikea o studi cinematografici. Al tavolo convocato al ministero venerdì prossimo discuteremo solo proposte che riguardino lo sviluppo industriale del settore auto". Ma dal tavolo di venerdi 5 non esce proprio nulla di positivo.
Al ministero dello Sviluppo economico, il Lingotto ribadisce la volontà di lasciare il sito industriale siciliano. Appena arriva la notizia del fallimento della trattativa, centinaia di tute blu abbandonano i reparti, aderendo allo sciopero spontaneo di un'ora proclamato dalla Rsu della Fiom-Cgil e si uniscono al sit-in organizzato dai sindaci del comprensorio davanti ai cancelli dello stabilimento. Nel comunicato stampa della Fiom si legge: "La presenza della Fiom a questo tavolo è unicamente finalizzata a verificare la possibilità che un nuovo soggetto industriale attivo nel campo della fabbricazione di autovetture si impegni a Termini Imerese ad aumentare la produzione e, conseguentemente, l'occupazione. In assenza di questa soluzione, Fiat non può cessare la produzione pena l'apertura di un durissimo conflitto sociale."
Il prossimo tavolo di trattativa è fissato per il 5 marzo al ministero dello Sviluppo economico. Ma noi ribadiamo che la Fiat non deve chiudere nessuno stabilimento e se non recede da tale sciagurata ipotesi occorre espropriare l'intero gruppo Fiat senza indennizzo da parte dello Stato.

10 febbraio 2010