Mentre il parlamento approvava la riforma del "mercato del lavoro"
Rivolta in Grecia contro la macelleria sociale del governo Papandreu
Paese bloccato dal settimo sciopero generale

Il parlamento greco ha approvato il 15 dicembre, con 156 voti a favore e 130 contrari, il disegno di legge presentato dal governo socialista del premier Giorgio Papandreu che prevede fra gli altri il taglio degli stipendi ai dipendenti pubblici fino al 26%, la riduzione degli indennizzi in caso di licenziamento e l'allargamento delle forme di lavoro flessibile. Un deputato socialista che ha votato contro il disegno di legge è stato immediatamente espulso dal gruppo parlamentare socialista del Pasok. Nello stesso giorno si è riunita sotto la presidenza del ministro delle Finanze, George Papaconstantinou, la Commissione interministeriale dell'Unione europea per le privatizzazioni e le ristrutturazioni con all'ordine del giorno la valutazione del progetto di vendita di proprietà e beni immobili dello Stato per fare cassa.
Contemporanemente il paese si fermava per un nuovo sciopero generale contro la riforma del "mercato del lavoro"; il settimo sciopero generale indetto congiuntamente dai tre maggiori sindacati del paese, l'Adedy dei dipendenti pubblici, la Gsee dei lavoratori del settore privato e il Pame vicino al partito comunista revisionista greco per respingere il piano di lacrime e sangue deciso dal governo Papandreu.
I lavoratori delle scuole, degli ospedali e dei servizi pubblici hanno aderito in massa allo sciopero di 24 ore, cancellati tutti i voli internazionali all'aeroporto di Atene, traghetti fermi alle banchine, treni e trasporti pubblici bloccati. I tassisti hanno fermato le loro auto per quattro ore mentre i bancari proclamavano un'agitazione di 48 ore; altre categorie avevano un programma di scioperi per tutta la settimana. Lo sciopero di giornali, radio e televisioni era in programma per il 16 dicembre. In agitazione per giorni nella capitale anche gli addetti allo smaltimento dei rifiuti.
Partecipato e combattivo il corteo a Atene che sfilava per le vie della città fino alla piazza del parlamento. I manifestanti hanno incrociato e riconosciuto l'ex ministro conservatore dei Trasporti che è stato inseguito e picchiato dalla folla al grido di "ladri, vergogna!".
La crisi economica e la gestione truffaldina del precedente governo conservatore hanno portato la Grecia sull'orlo della bancarotta; il governo socialista ha scelto una politica di macelleria sociale, scaricando sui lavoratori e le masse popolari il costo della crisi in modo da poter ripianare il deficit statale e ottenere gli aiuti internazionali dell'Unione Europea e del Fondo monetario internazionale, condizionati dall'adozione di pesanti tagli sociali. I lavoratori e le masse popolari greche non ci stanno e lo hanno confermato il 15 dicembre con lo sciopero e le partecipate manifestazioni, seguite a Atene da violente proteste quando nella tarda mattinata si era diffusa la notizia dell'approvazione della legge in parlamento.

22 dicembre 2010