GUERRA COMMERCIALE TRA USA E UE
L'Europa aumenterà i dazi su una serie di prodotti importati per ritorsione contro quelli aggiunti dagli americani sull'acciaio

Dopo la guerra delle banane, della pasta e del vino, tanto per citare i casi più recenti risolti con accordi in sede di Wto, si è riaccesa la sfida commerciale fra la superpotenza imperialista europea e quella americana. Questa volta il "pomo della discordia'' è il commercio dell'acciaio.
Il 20 marzo scorso Bush, col pretesto delle vendite sottocosto da parte dei paesi stranieri esportatori negli Usa, ha sferrato un'offensiva protezionistica contro le importazioni d'acciaio: ha annunciato l'imposizione di un superdazio doganale che può arrivare fino al 30% e istituito quote di importazione prestabilite per proteggere l'industria siderurgica americana che ormai da anni versa in una crisi profonda.
Il provvedimento americano colpisce soprattutto l'Italia, che da sola vanta esportazioni siderurgiche in Usa per 580 milioni di dollari, ma anche la Germania e la Francia. Immediata la protesta della Ue che ha subito presentato un ricorso al Wto di Ginevra, l'Organizzazione mondiale del commercio; nello stesso tempo ha messo sotto stretto controllo l'andamento degli scambi per evitare che gli altri Paesi penalizzati dai superdazi americani come Giappone, Cina e Corea rovescino sul mercato europeo i prodotti siderurgici finora assorbiti dagli Usa.
Di fronte all'offensiva americana, il presidente della Commissione europea Prodi affermava che "l'Europa non starà a guardare'' facendo capire in modo abbastanza esplicito che di fatto siamo di fronte a una vera e propria guerra dell'acciaio fra Ue e Usa.
Il commissario al commercio europeo, Pascal Lamy, dopo aver illustrato a Bruxelles i termini del ricorso al Wto di Ginevra, ribadiva in una conferenza stampa che "la risposta europea sarà molto ferma'' perché "il mercato mondiale dell'acciaio non è il Far West dove ognuno fa quello che gli pare. Esistono regole e discipline che sono la garanzia del sistema multilaterale degli scambi''. Che tradotto in parole in parole povere vuol dire che la superpotenza europea non è più disposta a subire passivamente le imposizioni unilaterali Usa. E, poiché i tempi di decisione del Wto sono molto lunghi, concludeva Lamy, "vogliamo che gli americani indichino al più presto le compensazioni'' che essi sono disposti a offrire per equilibrare il danno subito dai produttori siderurgici europei.
Dall'amministrazione americana non veniva nessuna risposta e i Quindici a Barcellona decidevano di dare il via alle ritorsioni commerciali. Il lavoro era affidato al Comitato speciale per il commercio estero, un oganismo formato dai direttori generali dei ministeri, che il 19 aprile varava una lista di prodotti americani sui quali i dazi europei saranno aumentati al 100%. La lista che sarà sottoposta il 13 maggio all'approvazione definitiva del Consiglio dei ministri degli Esteri e del Commercio estero comprende prodotti tessili, occhiali, prodotti siderurgici, frutta, riso, pistole sportive, penne e i giochi elettronici collegati al televisore. Se approvati i nuovi dazi scatteranno per le merci importate dal prossimo 18 giugno.
Gli effetti della ritorsione valgono circa 380 milioni di euro all'anno contro un danno all'industria siderurgica europea stimato sugli oltre 2 miliardi di euro. Pertanto il commissario Lamy ha già preparato una seconda lista di prodotti con dazi aumentati fino al 30% che scatteranno nei prossimi anni e al più tardi nel 2005 se il contenzioso al Wto non si chiude prima e se gli Usa non fanno marcia indietro.

30 aprile 2002