I cani da guardia della Rai berlusconiana
Se attualmente la Casa del fascio sta portando avanti in parlamento a tappe forzate il disegno di legge Gasparri, per sancire definitivamente l'intangibilità dell'impero mediatico di Berlusconi, un passo decisivo per incorporare in questo impero anche la Rai era già stato compiuto lo scorso marzo, con la nomina del Cda presieduto da Lucia Annunziata e del Direttore generale, Flavio Cattaneo.
Un'operazione, tra l'altro, compiuta anche con la complicità della destra dalemiana della Quercia, grande protettrice della Annunziata, che si era accordata segretamente con Casini per la sua elezione, spiazzando Bertinotti e Rutelli che avevano sponsorizzato l'effimera candidatura dell'ex "Potere operaio" Paolo Mieli. Una ex trotzkista de "il manifesto" (che si è proclamato "orgoglioso" di averle fatto da "culla"), premiata dal regime per la sua carriera di giornalista compiacente, e un "manager" capitalista con solidi legami con AN, Berlusconi e la Lega: chi meglio di loro avrebbe potuto gestire il vertice della Rai, oggi quasi completamente colonizzato dalle truppe del neoduce e in fase di transizione verso la privatizzazione e la dissoluzione nel monopolio Mediaset?
In questa stessa pagina pubblichiamo un sintetico ritratto degli squallidi protagonisti di questa vicenda.

Lucia Annunziata: dal "manifesto" alla presidenza della Rai di Berlusconi
Grazie ad un accordo fra la Casa del fascio e la Quercia, Lucia Annunziata, ex sessantottina pentita allevata nella scuderia del quotidiano trotzkista di Pintor e Rossanda, "il manifesto", è approdata alla presidenza Rai targata Berlusconi.
In questo modo tiene fede al motto che sembra abbia ispirato tutta la sua carriera: va dove tira il vento.
L'Annunziata nasce a Sarno, provincia di Salerno, nel 1950. Liceo ad Avellino e poi università a Napoli, storia e filosofia. In quegli anni si sposa, ma dura poco. Parte per Roma.
Nel 1975 è responsabile della Commissione nazionale scuola de "il manifesto", accanto a Famiano Crucianelli, e poi del PdUP. Gli amici di quegli anni, tutti ex sessantottini pentiti come lei, sono Luigi Manconi, oggi capogruppo dei Verdi, suo compagno di vita per qualche anno, Gad Lerner, Paolo Mieli (ancora oggi un "insostituibile amico"), Goffredo Fofi, Gianni Riotta, Ferdinando Adornato.
Risale ad allora anche l'incontro con Massimo D'Alema che in seguito, come vedremo, le tornerà utile a fini carrieristi. Così racconta l'Annunziata quell'incontro: "Lo conobbi nel '76, a Roma, quando con quelli di Lotta continua e di Avanguardia operaia ci ritrovammo a discutere per giorni chiusi in una piccola stanza a via della Vite, su come coniugare Movimento e Fgci, la federazione giovanile comunista di cui D'Alema era segretario nazionale".
L'Annunziata scrive male, raccontano le cronache, ma nel '79 diventa giornalista professionista e di sua iniziativa parte per New York a fare il corrispondente per "il manifesto" e "Il Secolo XIX". Poi, nel 1982, diventa corrispondente de "La Repubblica" per l'America centrale e, dal 1988 al '92, corrispondente da Gerusalemme. Collabora alla rivista liberal americana "The Nation". Nel '93 passa al "Corriere della Sera" diretto da Paolo Mieli. Ma al quotidiano di via Solferino non è molto apprezzata, finché non diventa la specialista delle interviste a Gianfranco Fini, quando ancora AN non era stata sdoganata da Berlusconi, guadagnandosi così la stima e la riconoscenza del caporione fascista. Della sua scelta alla testa della Rai, non a caso, il ministro fascista della Comunicazioni, Gasparri, dirà: "una persona validissima, di grande valore, quando seguiva la destra ha sempre mostrato rispetto".
Nell'88 sposa Daniel Williams, giornalista del "Washington Post", con una grande festa in un club esclusivo newyorchese e 250 invitati. Anche Andreotti le invia un mazzo di fiori alto tre metri.
Mette su casa a Roma, "per scelta ideologica" nel "Ghetto", in un antichissimo edificio che ben presto diventa lussuoso e teatro di feste mondane che Annunziata organizza invitando potenti di tutti gli schieramenti.
La sua collaborazione con la Rai inizia nel 1995 con il programma "Linea Tre" per Raitre, chiamata da Giovanni Tantillo. Sceglie i suoi collaboratori in modo "bipartisan": uno da "il manifesto", uno ex "Sabato", il giornale di Comunione e liberazione, uno dall'"Indipendente" e uno dalla "Voce" di Montanelli. Si prende il titolo di "Lucia Inginocchiata" per un'intervista un po' troppo morbida a Letizia Moratti, ex presidente della Rai. Ricordando quei tempi, prima di essere estromesso, l'ex direttore della Rai, il berlusconiano Agostino Saccà, aveva detto: "la conosco da quando faceva Linea Tre, sotto la presidenza di Letizia Moratti. Anche lei la stimava molto".
La sera stessa in cui l'Ulivo batte la Casa del fascio nelle elezioni politiche del 1996, l'Annunziata è sul palco di piazza Santi Apostoli accanto a D'Alema. Pochi mesi dopo, l'8 agosto, diventa direttore del Tg3. Si disse che lo sponsor era D'Alema ed anche che a favorirla erano stati i buoni rapporti con Fini. Il suo obiettivo era "normalizzare" la rete cosiddetta "Telekabul" di Sandro Curzi.
Al Tg3 resta fino al '98, quando è costretta a dimettersi dopo essersi guadagnata gli appellativi di "burbera" e "mastina di Saxa Rubra". I rapporti con la Redazione sono pessimi. Come confermato, del resto, nella vicenda degli ispettori inviati al Tg3 colpevoli di aver mandato in onda le scene della contestazione a Berlusconi al tribunale di Milano. "è autoritaria", dicono di lei, e arrivano almeno in un paio di occasioni sul punto di sfiduciarla. Nella Rai, ebbe a dire dopo il suo allontanamento, ha vinto "il socialismo reale". "Mediaset - aggiungeva - fa giornali più credibili e popolari, la Rai li fa privi di anima, con un linguaggio logoro e intubato".
Dopo il Tg3 rifiuta la sede di Pechino e va a Mosca da dove scrive per il "Foglio" di Giuliano Ferrara.
In Rai torna ancora una volta nel '99 con un programma radiofonico "Radio 3 mondo" su Radiotre.
Si dichiara di "sinistra" ma, ci tiene a precisare, "con distacco". Dalle sue dichiarazioni si capisce che la sua origine di "sinistra" è stata più formale e di natura opportunistica che sostanziale e convinta. In una intervista dell'aprile 2000 a "Liberazione" sull'astensionismo così rispondeva: "Certo che è importante votare. Non mi è mai venuto in mente di non farlo, neanche quando da giovane militavo in organizzazioni politiche che predicavano l'astensione".
Quando era direttrice del Tg3 dichiarava a Maurizio Costanzo che "i metalmeccanici non contano più nulla", che "il sociale non so cos'è", che oggi "le inchieste non servono". E nel '97 firma un petizione del "Comitato per il diritto alla verità storica" promossa da Marcello de Angelis, direttore del mensile "Area" che chiede l'interdizione dei manuali di storia e la denuncia di tutti gli autori che avrebbero "inquinato" e "falsificato" la storia italiana a proposito delle foibe.
Non c'è da stupirsi dunque se la troviamo membro dell'Aspen Institute e direttrice responsabile di "Aspenia", rivista dell'Aspen Institute Italia.
Si è detta contraria alla guerra contro l'Iraq, ma è noto il suo filoamericanismo che deriva non solo dalla nazionalità del marito. Ha aderito all'"Usa Day" promosso dal "Foglio" di Ferrara. Su "Panorama" dell'ottobre 2001 ha difeso addirittura il "saggio" razzista e filoimperialista di Oriana Fallaci che apparve sul "Corriere della Sera".
Nel 2000 si dà al management e fonda e dirige l'Ap-Biscom, un'agenzia di informazione internazionale frutto di un accordo tra Associated press e E-Biscom, la società di telecomunicazioni e media fondata da Silvio Scaglia e Francesco Micheli, che possiede fra l'altro il quotidiano on-line "Il Nuovo". Tra i suoi clienti il Quirinale, la Confindustria, "La Stampa", la Rai.
I suoi legami con i DS sono sempre vivi e in particolare con la maggioranza dalemiana. Quando nasce il "Riformista" di Claudio Velardi diretto da Antonio Polito, fin dal primo numero l'Annunziata è fra i "columnist". è questa stessa corrente politica che l'ha spinta, col favore della destra borghese, fino alla massima poltrona della Rai.
In vista cambiamenti nella linea politico-editoriale della televisione pubblica? Neanche a parlarne. Come il mastino berlusconiano Saccà, che l'aveva già fatto con quella del 15 e 16 febbraio, anche l'Annunziata nega la diretta alla manifestazione nazionale di Roma del 12 aprile, per non parlare del vergognoso silenzio Rai sui referendum del 15 giugno. Il "mastino di Saxa Rubra" è tornato per far la guardia alla Rai del regime neofascista.

Flavio Cattaneo: un fascista e fedele servitore del suo padrone Berlusconi
Il direttore generale della Rai Flavio Cattaneo, nominato dal Cda di Lucia Annunziata il 27 marzo scorso al posto di Agostino Saccà, è l'incarnazione del classico manager rampante berlusconiano, un perfetto cane da guardia neofascista, feroce coi i nemici e docile come un agnellino col proprio padrone.
Nato a Rho (Milano), 40 anni, sposato con due figli, laurea in architettura e l'immancabile master alla Bocconi in gestione d'azienda, una carica di presidente della Fiera di Milano Spa, Cattaneo è stato imposto al vertice di viale Mazzini dal cosiddetto "polo del Nord" della Casa del fascio e direttamente sponsorizzato dal neoduce Berlusconi, dai fascisti Ignazio La Russa e dal ministro Gasparri, nonché dai secessionisti Bossi e Tremonti.
Nonostante una lunga militanza nelle file di AN e una "cena d'affari" fissa, tutte le settimane, con Paolo Berlusconi, fratello del neoduce e vero regista occulto di tutta l'operazione che ha portato Cattaneo al vertice di viale Mazzini, il neo Dg della Rai non disdegna il trasversalismo e vanta ottime amicizie anche coi leader del "centro-sinistra", a cominciare dal segretario dei Ds Piero Fassino con cui, ha rivelato, "ho un ottimo rapporto".
Ha la fama di essere un "tipo tosto", un "caratteraccio, "duro con gli altri ma anche con se stesso", un fervido sostenitore delle ristrutturazioni aziendali e della flessibilità a patto che tutto avvenga sulla pelle dei lavoratori. Quando si tratta del proprio tornaconto infatti la musica cambia, tant'è che Cattaneo appena è arrivato alla Rai senza tanti scrupoli si è fatto fare un contratto dorato che prevede l'assunzione a tempo indeterminato e uno stipendio da ben 750 mila euro all'anno.
Un tipo così "tosto" che appena ha visto il suo padrone Berlusconi messo in difficoltà dal servizio del Tg3 che il 5 maggio scorso ha mandato in onda la contestazione subita dal neoduce al termine della sua "dichiarazione spontanea" davanti ai giudici di Milano per il processo Sme, è subito accorso in sua difesa ordinando un'ispezione intimidatoria contro i giornalisti autori dell'"affronto".

I 4 consiglieri del Cda Rai

Marcello Veneziani - Il filosofo nietzchiano della "nuova destra" in quota ad AN
Per la sua formazione ideologica, politica, culturale e intellettuale, Marcello Veneziani può essere considerato a tutti gli effetti il filosofo della "nuova destra" italiana nonché emulo del suo maestro Nietzche, il filosofo del nazismo.
Nato a Bisceglie (Bari) nel 1955 e residente a Roma, Marcello Veneziani è l'uomo di AN all'interno del Cda Rai, tant'è vero che in una recente intervista a "Il Messaggero" ha precisato che all'interno del Cda Rai "rappresenterò una cultura di destra". Insomma si torna ai tempi dell'Eiar di mussoliniana memoria.
Scrittore, giornalista e saggista, nonché collaboratore della stessa Rai (suo il programma televisivo "Oblò") Veneziani ha sviluppato fin da giovanissimo una grande passione per la filosofia, su cui ha compiuto gli studi universitari a Bari, avendo fra gli altri maestri Giuseppe Vacca, l'attuale presidente dell'Istituto Gramsci.
E' considerato uno dei primi intellettuali di destra della nuova generazione ad avviare un confronto di idee con personaggi del mondo della cultura di "sinistra", come ad esempio il suo grande amico e filosofo Massimo Cacciari con cui condivide l'ammirazione per il comune maestro Nietzche. Direttore editoriale della storica testata della destra italiana "Il Borghese", Veneziani è anche editorialista del berlusconiano "Il Giornale" e de "Il Messaggero" e ha fondato e diretto "l'Italia Settimanale" e "Lo Stato".

Giorgio Rumi - L'uomo di Casini e del papa in Rai
La sua candidatura nel Cda della Rai è stata fortemente sponsorizzata dalle alte sfere ecclesiastiche e dalla Cei, oltreché dal presidente della Camera, il democristiano Casini. Ormai da tempo il Vaticano, col pretesto della lotta contro la "preoccupante pochezza di valori che da tempo caratterizza i programmi tv", lavora per imporre alla tv pubblica una linea editoriale all'insegna dell'oscurantismo clericale, e in questo senso Giorgio Rumi rappresenta proprio l'uomo giusto al posto e al momento giusti.
Rumi infatti è uno degli intellettuali piu' ascoltati in Vaticano e da anni è editorialista di spicco dell'"Osservatore Romano", collaboratore del "Corriere della sera" e del "Sole 24 ore", il quotidiano della Confindustria, ex membro della direzione della rivista "Liberal" e componente del Consiglio direttivo della Fondazione "Eugenio Balzan". Per la Cariplo ha curato due serie di opere collettive: su Milano dalle egemonie straniere alla democrazia e sulla storia delle province lombarde. Sull'organo della Santa Sede i suoi corsivi e le sue note appaiono spesso in grande risalto in prima pagina a commento dei fatti più importanti analizzati alla luce della linea politica tracciata dal papa nero Wojtyla. Non a caso la Cei, Conferenza episcopale italiana presieduta dal cardinale Emilio Ruini, fa spesso ricorso ai suoi pareri e consigli per prepare i documenti ufficiali.
Professore di storia contemporanea presso la facoltà di Lettere e Filosofia all'universita' Statale di Milano, autore di numerose pubblicazioni tradotte in varie lingue, Rumi è nato a Milano nel 1928 ed ha dedicato gran parte dei suoi studi allo sviluppo della cultura religiosa ed alla formazione della coscienza nazionale.

Angelo Maria Petroni - L'emissario di Berlusconi nel Cda Rai e molto gradito a Bossi
Nato a Montefalco (Perugia) nel 1956, Angelo Maria Petroni è responsabile del dipartimento delle politiche istituzionali europee di Forza Italia e di fatto rappresenta l'emissario di Berlusconi nel Cda Rai, tant'è che la sua candidatura è stata sponsorizzata dal presidente del Senato Pera.
Ma Petroni è anche un convinto paladino del federalismo leghista e per questo la sua nomina sulla poltrona di viale Mazzini è risultata molto gradita anche alla Lega di Bossi.
Nel 2001 è stato nominato direttore della Scuola superiore della pubblica amministrazione presso la presidenza del Consiglio dei ministri e successivamente riconfermato nel dicembre 2002 consigliere di "Cinecittà Holding". Inoltre è membro del Consiglio di amministrazione della compagnia San Paolo e dell'Istituto Treccani.
Dopo aver collaborato col berlusconiano "Il Giornale", adesso scrive per l'organo della Confindustria "Il sole 24 ore" e il "Wall street journal" ed è anche collaboratore del quotidiano romano "Il Tempo". Tra le sue pubblicazioni principali spicca "Il federalismo possibile: un progetto liberale per l'Europa".

Francesco Alberoni - Il sociologo di Forza Italia
Anche se non ha mai professato in pubblico la sua fede politica, le sue simpatie per Forza Italia e per il neoduce Berlusconi non sono certo un mistero. Infatti la sua candidatura al Cda Rai, insieme a quella di Petroni, è stata fortemente sostenuta dal presidente del Senato Pera.
Editorialista del "Corriere della sera", Francesco Alberoni è nato a Piacenza il 31 dicembre 1929.
Dopo la laurea in medicina a Pavia con una tesi sulla psicologia della testimonianza, ha studiato psicoanalisi e poi statistica con Giulio Maccacaro.
Poi si trasferisce a Milano dove, come assistente di padre Agostino Gemelli all'università Cattolica, si dedica alla ricerca nel campo della probabilità soggettiva.
Libero docente di psicologia nel 1962 e di sociologia nel 1963, nel 1964 diventa professore ordinario di sociologia alla Cattolica di Milano. Successivamente ha insegnato a Catania, Losanna, alla Statale di Milano e all'università di Trento di cui figura fra i fondatori dell'Ateneo.
Dal 1986 è all'università dello IULM di cui è stato anche rettore dal 1997 al 2001.
Dal febbraio 2002 è presidente della Fondazione scuola nazionale di cinema, ex centro sperimentale di cinematografia, e fondatore del Centro internazionale per lo studio dell'amore di coppia.
Attualmente insegna sociologia all'università San Pio V di Roma.