L'ambasciatore coreano all'Onu respinge la risoluzione: "Il Consiglio di sicurezza si comporta come un gangster"
Gli imperialisti, Cina compresa, condannano il test nucleare della Rpdc(Corea del Nord)
L'Iran: "I diritti di Pyongyang devono essere garantiti da negoziati"
No alle sanzioni Onu
I paesi imperialisti hanno trovato all'Onu, il 14 ottobre, l'accordo per definire le sanzioni contro la Rpdc dopo la condanna del test nucleare emessa a tambur battente subito dopo l'annuncio dell'esperimento.
Il 9 ottobre gli organi di informazione di Pyongyang avevano annunciato che "la sezione di ricerca scientifica ha condotto con successo un test atomico sotterraneo". Il test era stato effettuato a Hwaderi, vicino alla città costiera di Kilju. Solo una settimana prima il governo della Corea del Nord aveva annunciato l'intenzione di procedere a un test nucleare sotterraneo; l'agenzia nordcoreana "Kcna" aveva riportato la dichiarazione di un portavoce del ministero degli esteri secondo il quale la decisione era stata presa da Pyongyang perché "costretti dall'ostilità americana".
E gli Usa erano stati fra i promotori della dichiarazione, adottata all'unanimità l'8 ottobre dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, che chiedeva alla Corea del Nord di non effettuare il test e di tornare immediatamente al tavolo del negoziato a sei (con Usa, Russia, Giappone, Cina e Corea del Sud) per affrontare ogni contenzioso. Dimenticando gli ostacoli frapposti dagli Usa al governo di Pyongyang nel negoziato, interrotto, sul rientro della Corea del Nord nel Trattato di non proliferazione nucleare da cui si era ritirata nel 2003.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, riunito in sessione straordinaria il 9 ottobre, condannava il test nucleare nordcoreano e preannunciava una "risposta energica e rapida". Il successore del segretario generale dell'Onu Kofi Annan, il ministro degli Esteri sudcoreano Ban Ki-Moon, quale prima dichiarazione del suo mandato dichiarava che "i nordcoreani dovranno rispondere di tutte le conseguenze''.
La risposta era nella risoluzione numero 1718 approvata all'unanimità il 14 ottobre dal Consiglio di sicurezza dell'Onu dove si condannava il test come "una chiara minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale" e chiede che il Paese elimini tutte le sue armi nucleari. Il progetto della risoluzione era stato preparato dagli Usa e annunciato dall'ambasciatore di Washington all'Onu, John Bolton; il testo dichiarava l'embargo su una serie di prodotti militari, l'ispezione di tutti i cargo in entrata e in uscita dal Paese.
Il testo con una serie di modifiche era infine approvato anche da Cina e Russia che davano il via libera alle sanzioni.
Il coro imperialista contro il governo di Pyongyang era partito dal capofila delle potenze nucleari, il presidente americano Bush, che definiva il test una "minaccia inaccettabile per la pace e la sicurezza internazionali", in sintonia con gli altri membri del club atomico; proseguiva con i rappresentanti di Ue e Nato e di altri paesi fra cui l'Italia di Prodi. Si concludeva con l'ipocrita partecipazione delle potenze nucleari illegali India, Pakistan e Israele, che non aderiscono al Tpn ma hanno le armi nucleari, col beneplacito dei paesi imperialisti.
Non era certo a loro cui si riferiva l'ambasciatore americano John Bolton dopo il voto al Consiglio di sicurezza quando affermava che per l'imperialismo americano la risoluzione Onu è "un messaggio chiaro e forte alla Corea del Nord e agli altri proliferatori"; quindi una minaccia diretta non solo al governo di Pyongyang ma anche all'Iran.
Prima ancora che la risoluzione fosse votata il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Mohammad Ali Hosseini alla tv di Stato aveva dichiarato che l'Iran è fautore di un "mondo senza armi nucleari". E aveva sottolineato che "i diritti di Pyongyang devono essere garantiti da negoziati" e non da diktat.
L'ambasciatore della Corea del Nord all'Onu, Pak Gil Yon, ha duramente condannato la risoluzione varata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza: "la Corea del Nord rifiuta totalmente la risoluzione". "Il Consiglio di Sicurezza - ha aggiunto - ha perso la sua imparzialità e si comporta come un gangster". L'ambasciatore ribadiva che il governo di Pyongyang ha condotto il test non per minacciare la sicurezza internazionale ma perché costretta a difendersi dalle minacce di guerra degli Stati Uniti. "Se gli Stati Uniti - ha dichiarato l'ambasciatore - aumenteranno la pressione contro la Corea del Nord, la Corea del Nord continuerà a prendere le contromisure considerandola una dichiarazione di guerra".

18 ottobre 2006