Incontro alla Casa Bianca tra i nuovi Hitler e Mussolini
BERLUSCONI SCHIERA L'ITALIA CON BUSH PER LA GUERRA ALL'IRAQ

Bush ha appena pronunciato il discorso sullo stato dell'Unione nel quale ha ribadito la volontà dell'imperialismo americano nel procedere verso la guerra all'Iraq alla testa di una coalizione di paesi; risponde a tambur battente Berlusconi che il 30 gennaio arriva a Washington, dopo l'incontro a Londra con l'altro forte sostenitore della linea Usa, Blair, e dopo aver firmato il documento congiunto dei sette paesi europei che si sono pronunciati a favore della linea bellicista della Casa Bianca, per schierare l'Italia a fianco del presidente americano.
Prima del breve vertice del 30 gennaio i due compari interpretano davanti ai giornalisti un duetto imperialista coi fiocchi. Bush esordisce ricordando la grande amicizia tra Italia e Usa e si dice "particolarmente grato a Silvio Berlusconi perché con gli altri amici europei ha chiarito a tutti che Saddam Hussein è una minaccia per la pace. La dichiarazione comune degli otto leader europei è una forte dichiarazione di volontà di sostegno agli Stati Uniti". Berlusconi incassa l'elogio per essere stato tra i protagonisti della spaccatura pro Usa del fronte europeo e rincara la dose delle pretestuose accuse imperialiste contro Saddam: "temiamo che dopo la serie di attentati culminati con quello dell'11 settembre 2001 possa esserci l'intenzione di provocare una nuova grande strage usando stavolta le armi biologiche e chimiche che sono, che erano nella disponibilità dell'Iraq". Afferma che la risoluzione 1441 dell'Onu "va assolutamente rispettata" ma soprattutto che è venuto a Washington per "dare una mano al mio amico Bush, per ribadire che è nell'interesse di tutti, Unione Europea, Federazione russa, tutti insomma, di disarmare l'Iraq".
Se la guerra all'Iraq, ribadisce Bush, "è una questione di settimane, non di mesi" e potrebbe essere evitata solo se Saddam si convince a "lasciare il suo paese", Berlusconi conferma che l'Italia non invierà dei soldati perché "sarebbero di impaccio" ma contribuirà fornendo le basi aeree, il permesso al sorvolo e assistenza logistica e penserà "poi a intervenire dopo la vittoria militare", come in Afghanistan, perché "dobbiamo non solo vincere la guerra ma anche vincere la pace", ovvero controllare l'Iraq e le sue riserve petrolifere. La guerra è inevitabile, afferma Berlusconi dopo aver ipocritamente augurato che possa essere ancora evitata, perché all'Onu gli Usa presenteranno "prove inoppugnabili" contro Saddam. Con queste prove, sottintende Berlusconi, anche il Consiglio di sicurezza dell'Onu non potrà dire di no all'aggressione e così sarà contento anche l'altro suo amico Putin, che va a trovare il 3 febbraio, e che chiede appunto solo un pò più di tempo per gli ispettori e che sia l'organizzazione imperialista a gestire la guerra. Che Bush passerà attraverso la discussione e l'approvazione dell'Onu è l'arma vincente, secondo Berlusconi, per convincere anche la Francia e si impegna a telefonare personalmente a Chirac per spiegarglielo. Probabilmente sarà più efficace l'intervento successivo di Blair su Chirac ma ciò non toglie che anche il neoduce vuol mettere il suo cappello sull'iniziativa per convincere Parigi e poter dire ho dato una mano anch'io.
Bush e Berlusconi si comportano proprio come i nuovi Hitler e Mussolini. L'Hitler della Casa Bianca muove le sue potenti armate per estendere il controllo dell'imperialismo americano sul mondo, il neoduce di Palazzo Chigi si schiera al suo fianco e cuce sulle spalle dell'imperialismo italiano i galloni di fedele alleato degli Usa ma, cosiccome nella passata alleanza nazifascista, non si accontenta di un semplice ruolo da valletto; vuol essere anche protagonista attivo nel convincere gli alleati europei riottosi a schierarsi con gli Usa, a spaccare il fronte europeo del no alla guerra unilaterale degli Usa guidato sempre più debolmente da Francia e Germania, a lisciare il pelo a Putin. Passerà all'incasso dei meriti imperialisti acquisiti nel momento della spartizione delle spoglie dell'Iraq invaso.

5 febbraio 2003