L'INQUINAMENTO DELLE ACQUE, PERICOLOSA CONSEGUENZA DELLA CRISI IDRICA IN SICILIA
Cuffaro come al solito non muove un dito
Dal nostro corrispondente di Palermo
Considerato come l'emergenza idrica in Sicilia viene affrontata, o meglio non viene affrontata, dalle autorità "competenti'' non ci resta che dire che siamo in mano a dei banditi.
Quella che ci troviamo a vivere in questa estate del 2002 è una crisi senza precedenti in Sicilia e la popolazione paga pesantemente le conseguenze di uno stato di cose maturato in anni di gestione mafioso-clientelare, sia di "centro-destra'' che di "centro-sinistra'', delle risorse idriche e delle infrastrutture dell'isola. Ci troviamo adesso in una condizione tragica, come denunciano sempre più spesso le associazioni ambientaliste e gli esperti.
Uno dei problemi che emergono in maniera sempre più pressante, nell'assoluto disinteresse delle amministrazioni e del commissario per la crisi idrica, nonché presidente polista della regione, Cuffaro, è quello dell'inquinamento delle acque. Più volte su Il Bolscevico con articoli e comunicati stampa, come pure nel documento di denuncia e proposta sulla crisi idrica, redatto dall'Organizzazione palermitana del PMLI e datato 7 giugno 2002, abbiamo sostenuto che uno dei fronti sui quali bisogna stare assolutamente vigili è quello della qualità delle acque convogliate nelle case dei siciliani. Non passa giorno in cui venga scoperto qualche pozzo privato inquinato, dal quale partono autobotti cariche d'acqua per le case, le scuole, gli ospedali siciliani. Non passa giorno senza che venga fatta qualche denuncia di fuoriuscita di melma dai rubinetti. L'ultima vicenda del genere segnalata è quella relativa al quartiere palermitano dell'Arenella, dove dai rubinetti per quattro giorni è uscita acqua marrone, tanto che gli abitanti rivelano che sul fondo dei serbatoi si è formato un residuo di melma di diversi centimetri.
Adesso grazie all'immobilismo delle autorità, in testa Cuffaro, rischiamo addirittura il disastro ambientale!
L'amministrazione di Piana degli Albanesi, a 25 chilometri dal capoluogo, denuncia che il lago omonimo rischia "la catastrofe ecologica'', per il prosciugamento delle sue acque, convogliate nella rete idrica del capoluogo siciliano. L'amministrazione di Piana fa presente che "oltre al danno ambientale e paesaggistico imminente si profila un'emergenza igienico-sanitaria, relativamente alla moria di pesci e alla conseguente proliferazione di insetti nocivi''. Tuttavia appare chiaro che le intenzioni delle autorità sono quelle di intensificare i prelievi dal lago, rischiando così di mettere in pericolo la salute pubblica.
Il livello qualitativo delle acque siciliane è destinato a scendere, a causa dell'incompetenza delle autorità, che con il loro immobilismo stanno lasciando che si aggravino la crisi idrica e le sue conseguenze.
L'unica soluzione è che i siciliani continuino a lottare per l'acqua riunendosi in assemblee e comitati di lotta, per ottenere un livello quantitativo e qualitativo buono nell'erogazione, affinché le amministrazioni comunali prevedano immediatamente analisi batteriologiche dell'acqua potabile e la loro pubblicizzazione e stabiliscano un piano per individuare tutti i pozzi abusivi, sequestrarli e metterli a disposizione delle masse, dopo avere compiuto le dovute analisi batteriologiche.

3 luglio 2002