Discriminati i precari
IL GOVERNO IMMETTE IN RUOLO 20 MILA INSEGNANTI DI RELIGIONE
Margherita e Udeur votano col governo

Il 15 luglio scorso la Camera ha approvato in via definitiva il ddl presentato dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti agli inizi di novembre 2001 per l'immissione in ruolo di circa ventimila insegnanti della religione cattolica.
A favore del provvedimento recante le: "Norme sullo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado'' hanno votato insieme alla maggioranza della casa del fascio anche la Margherita e l'Udeur a conferma della grande unità di intenti che esiste fra il polo e ampi settori dell'Ulivo. Astenuti i cristiano sociali, mentre DS, PdCI, Verdi e Rifondazione comunista hanno di fatto rinunciato a dare battaglia e alla fine per salvarsi la faccia hanno espresso voto contrario non per questioni di principio ma semplicemente perché "la legge è incostituzionale'', "manca la copertura finanziaria'' e perciò hanno chiesto a Ciampi di non firmare la legge. A tal proposito (cfr. Il Bolscevico n.43/2001) è utile ricordare che il ddl della Moratti è stato elaborato sulla base di un analogo disegno di legge a suo tempo presentato dall'ex ministro diessino De Mauro e già approvato dal Senato nella scorsa legislatura con la maggioranza ulivista.
Lo Stato indirà un concorso su base regionale, e lo farà ogni tre anni, per assumere a tempo indeterminato il 70% degli insegnanti della religione cattolica che potranno accedere al concorso solo previo nulla osta da parte della diocesi di appartenenza. Rimane, infatti, prerogativa del vescovo - come stabilito dal Concordato del 1984 siglato fra lo Stato italiano e il Vaticano e dall'intesa tra il ministero dell'istruzione e la conferenza episcopale del 1985 - la scelta delle "persone idonee'' a insegnare la religione cattolica.
Ai docenti di religione neoassunti si applicheranno "le norme di stato giuridico e il trattamento economico'' previsti per tutti gli insegnanti della scuola pubblica di pari grado e tutte le tutele sindacali previste dalla contrattazione collettiva.
Inoltre il ddl contiene una serie di odiosi privilegi a favore dei precettori di nomina vescovile e rappresenta l'ennesima beffa per migliaia di insegnanti "precari'' della scuola pubblica che saranno ancora una volta scavalcati da chi non ha mai sostenuto un concorso, non è mai stato incluso in nessuna graduatoria e ha sempre viaggiato sulle corsie preferenziali della raccomandazione ecclesiastica. Infatti il ddl prevede fra l'altro che: qualora un insegnante di religione non dovesse più ottenere l'annuale attestato di idoneità all'insegnamento da parte della Curia, egli non sarà più "licenziato'' e potrà quindi usufruire della legge sulla mobilità del personale docente e chiedere, nel caso abbia i titoli, il passaggio di cattedra per insegnare un'altra materia scavalcando così gli altri colleghi che da anni aspettano di essere assunti a tempo indeterminato.
All'articolo 4 comma 3 del ddl si legge infatti che: "L'insegnante di religione cattolica con contratto di lavoro a tempo indeterminato, al quale sia stata revocata l'idoneità, ovvero che si trovi in situazione di esubero a seguito di contrazione dei posti di insegnamento, può fruire della mobilità professionale nel comparto del personale della scuola, con le modalità previste dalle disposizioni vigenti e subordinatamente al possesso dei requisiti prescritti per l'insegnamento richiesto, ed ha altresí titolo a partecipare alle procedure di diversa utilizzazione e di mobilità collettiva previste dall'articolo 33 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165''. E siccome il ddl prevede anche che il rilascio o la revoca dell'idoneità all'insegnamento resta di competenza del vescovo, ecco profilarsi l'assunzione ad personam da parte dell'autorità religiosa.
In sostanza sia l'immissione in ruolo che il licenziamento di personale statale sarà deciso non più dalle istituzioni scolastiche sulla base dei titoli posseduti e della selezione concorsuale ma sarà a totale discrezione della Curia con l'ulteriore aggravante che per i professori di religione il ddl Moratti non prevede nemmeno la laurea per poter insegnare.
In sostanza un insegnante di religione in possesso di un'abilitazione all'insegnamento di filosofia può egli stesso chiedere, in base alle condizioni stabilite dal codice canonico, la revoca del riconoscimento di idoneità e passare a insegnare filosofia a prescindere da qualsiasi graduatoria soffiando così il posto ai colleghi che nonostante il superamento di vari concorsi e il conseguimento di altrettante abilitazioni saranno condannati a fare i precari a vita.
Secondo i sostenitori del disegno di legge gli insegnanti di religione sono stati "vittime'' di una discriminazione in quanto destinati a rimanere precari a vita.
In realtà, grazie alla Moratti, dopo 150 anni gli insegnanti di religione entrano a pieno titolo nell'organico della scuola pubblica italiana superando definitivamente l'attuale condizione di precari di lusso loro riservata da una clausola del Concordato siglato nel 1984 tra lo Stato italiano e il Vaticano e recepita nei vari contratti collettivi nazionali di lavoro che già oggi li equipara per molti aspetti, ad esempio scatti di anzianità, permessi e malattia, agli insegnanti di ruolo.
Il ddl prevede due ruoli distinti: uno che riunisce materne ed elementari e uno per le medie e superiori.
Insomma, mentre per il secondo anno consecutivo e nonostante i posti disponibili, la Moratti oltre ad aver fatto saltare l'immissione in ruolo di migliaia di insegnanti precari continua a tagliare le cattedre; 20.000 insegnanti di religione cattolica saranno scelti dalla Curia, pagati dallo Stato, immessi in ruolo, avranno il posto fisso assicurato a vita e in caso di soprannumero non potranno nemmeno essere trasferiti. Infatti un'altra mostruosità contenuta nel decreto stabilisce che l'idoneità concessa dal vescovo vale solo per la sua diocesi e dunque è vietato trasferire gli insegnanti "idonei'' in altre città a meno che la moralità del docente non sia impeccabile anche per il nuovo vescovo di competenza.