Intervento di Antonella Casalini al congresso regionale toscano Flc-Cgil Scuola
Occorre lo sciopero generale di 8 ore per cacciare la Gelmini e il governo Berlusconi
Bisogna battersi per un grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati fondato sulla democrazia diretta

Penso che questo 16° Congresso sia un'occasione molto importante per fare un bilancio e per definire la linea strategica e il modello sindacale necessario per affrontare le battaglie in campo.
Gli avvenimenti di questi ultimi anni e la grave crisi economica in atto hanno ridisegnato profondamente regole contrattuali, relazioni sindacali e modello sindacale in senso filopadronale e neocorporativo, dal quale la Cgil si è dissociata subendo un duro isolamento. Questo è il modello di sindacato che risponde ai dettami del "piano di rinascita democratica" della P2 di Gelli, da terza repubblica in via di attuazione, oggi, con il governo Berlusconi.
Per questo l'obiettivo principale della nostra lotta deve essere rivolto contro di esso, alla sua politica economica e sociale e all'insieme del suo disegno politico da terza repubblica con caratteri neofascisti, presidenzialisti, federalisti, interventisti, razzisti e xenofobi. Una politica che genera atti molto gravi come il decreto salva-liste, un decreto iniquo e anticostituzionale che si configura come un atto golpista perché sancisce il diritto del governo di cambiare le regole qualora queste diventino un intralcio e di cui Napolitano si è reso corresponsabile.
Occorre dare battaglia al governo Berlusconi perché è la sua politica che genera bassi salari e pensioni da fame, la povertà di milioni di persone la disoccupazione di massa, i licenziamenti e la chiusura delle fabbriche, la deriva del Mezzogiorno, la presenza di mafie nelle istituzioni, nella finanza e nell'economia, il lavoro nero il precariato, lo sfascio dei servizi sociali e pubblici, l'inquinamento e le devastazioni ambientali, l'attacco ai diritti delle donne, la caccia all'immigrato e non ultimo, l'attacco anticostituzionale all'articolo 18, che decreta i licenziamenti facili e la fine dei contratti collettivi a favore di quelli individuali; nella sostanza è un attacco al diritto al lavoro.
In questa macelleria sociale al centro di attacchi concentrici ci sono la scuola e l'università pubbliche oggetto di una politica scolastica di privatizzazione e aziendalizzazione del servizio e una gestione meritocratica, gerarchizzante e di precarizzazione del personale. Qui si parla delle "riforme" Gelmini, del ddl Aprea e dei provvedimenti e decreti del ministro Brunetta sul pubblico impiego.
Non si tratta solo di tagli devastanti ai finanziamenti e a posti di lavoro di docenti e ata ma si ridisegna un modello di scuola e università confacente al modello di società che si sta progettando; si vuole umiliare, irreggimentare i lavoratori e lavoratrici inasprendo la disciplina, sanzionandoli se si assentano, con i provvedimenti dettati da Brunetta, precarizzando il lavoro, con turni e orari spezzati, mercimoniando prestazioni con premi stipendiali, rendendo sempre più inaccessibile il ruolo e il posto sicuro. I tagli ai finanziamenti scaricano sulle spalle dei lavoratori carichi di lavoro sempre più grossi, non si premia la capacità d'insegnamento e il rendimento scolastico ma la disponibilità a fare da tappabuchi per supplenze per completamenti orari, ecc. , la meritocrazia premia i più disponibili e non i più bravi! La gerarchizzazione significa dividere i lavoratori contrapponendo i "docenti esperti" con i soliti precari da sfruttare al meglio, con meno diritti, premiati con i soliti soldi che dovrebbero finire nello stipendio base di tutti a coprire la perdita del potere d'acquisto e non nel salario accessorio. Si privatizza l'assunzione tramite la chiamata diretta, una forma clientelare che assoggetta i lavoratori alle scelte dei presidi-manager. L'aziendalizzazione, prevista dal ddl Aprea, trasforma le scuole e università in fondazioni private gestite come aziende con finanziamenti privati e sussidi statali, dove il potere passa ai CdA propriamente eletti fra i finanziatori che hanno assoluto potere di controllo su offerte formative e libertà d'insegnamento e dove la contrattazione sindacale è annientata, come le Rsu.
Una scuola e una università dove proprio chi le utilizza e le vive, gli studenti, sono considerati solo elemento da controllare e reprimere: ordine, repressione e meritocrazia sono la medicina per combattere il bullismo e la dispersione scolastica invece di valorizzare il profitto e la qualità dell'insegnamento.
Non solo: con la nuova "riforma" della scuola superiore si ritorna alla scuola di gentiliana memoria dividendo l'insegnamento in scuole e studenti di serie A e di serie B, futuri manager nei corsi liceali e futuri precari e disoccupati nei corsi professionali. Addirittura contro la richiesta di aumentare l'età dell'obbligo qui lo si arretra a 15 anni.
Un'istruzione pubblica più povera contro finanziamenti e privilegi alle scuole e università private.
Per questo occorre un sindacato che difenda i diritti dei lavoratori e rivendichi l'abrogazione di tutte le controriforme di scuola e università di tutte le norme e decreti che rappresentano il grimaldello per scardinare ciò che resta della scuola pubblica. Per difendere le conquiste ottenute, il diritto allo studio uguale per tutti, il tempo pieno, prolungato, la collegialità dell'insegnamento per rivendicare finanziamenti pubblici per la messa a norma degli edifici, per laboratori e l'assunzione in ruolo di precari, docenti e ata, per coprire le attività di sostegno a bambini con handicap e agli stranieri. Per portare fino in fondo la lotta per la difesa dell'istruzione pubblica, unitaria, gratuita, intesa come servizio sociale e goduta da chi la utilizza.
Va benissimo lo sciopero del 12 marzo ma per opporsi fermamente alla politica scolastica e sociale del governo Berlusconi ci vuole lo sciopero generale nazionale di otto ore di tutte le categorie con manifestazione a Roma.
Per questo occorre un sindacato che contrasti la precarizzazione e la riduzione dei diritti, difenda la centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato senza distinzioni di reddito, difenda la piena autonomia e libertà di contrattazione a tutti i livelli e la biennalità contrattuale; va rafforzata la democrazia sindacale e il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a scegliere chi li rappresenta e a decidere con voto segreto su piattaforme e accordi.
Lottare, insomma, per una Cgil autonoma, indipendente che abbia come unica compatibilità quella di difendere gli interessi dei lavoratori occupati, dei precari e dei disoccupati e dei pensionati, che favorisca la partecipazione dal basso e che eserciti per davvero e in modo sistematico la democrazia del mandato.
Nella seconda mozione vi è un segno di discontinuità alla linea riformista cogestionaria e concertativa della Cgil fino qui gestita da Epifani, e questo mi porta a sostenerla.
Ma rispetto al modello sindacale in essa contenuto ritengo che di fronte alla mutata situazione sindacale e sociale occorra una vera ed effettiva unità sindacale che nasca unificando dal basso, nel tempo al di là delle confederazioni sindacali esistenti tutte le lavoratrici e tutti e lavoratori, le pensionate e i pensionati in un grande sindacato fondato sulla democrazia diretta e il potere sindacale e contrattuale all'Assemblea generale. Solo così ci sarà una vera ed effettiva unità sindacale delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati sulla base dei loro interessi.

17 marzo 2010