Intervento di Giovanna Vitrano, Responsabile del PMLI per la Sicilia, al dibattito di Belpasso
Per sottrarre la Sicilia al capitalismo, alla mafia e al sottosviluppo. Asteniamoci!

Care compagne e cari compagni, amiche ed amici di Belpasso
Anzitutto vorrei ringraziare e salutare anch'io il Segretario generale del PMLI che ci ha fatto l'onore di introdurre questo dibattito. Ringrazio i presenti in sala, segno che il PMLI e la sua strategia elettorale, man mano che vengono conosciuti, raccolgono sempre maggiore attenzione e interesse tra le masse popolari. Ringrazio infine il Responsabile, i militanti e i simpatizzanti dell'Organizzazione di Belpasso per avere lavorato per questo importante momento di confronto sulla linea elettorale del PMLI.
Vorrei attirare la vostra attenzione su alcune questioni relative alle prossime elezioni che riguarderanno il 28 maggio tutta la Sicilia per il rinnovo del parlamento siciliano, l'elezione del presidente della regione, l'elezione di alcuni sindaci ed il rinnovo di alcuni consigli comunali.
Che siamo già in campagna elettorale per le regionali ce lo ricorda il medesimo parlamento siciliano che, praticamente inattivo da gennaio, improvvisamente negli ultimi giorni si è rianimato per approvare provvedimenti che servono unicamente a racimolare più voti possibili.
Sotto tiro da parte dei parlamentari l'immenso bacino di voti delle 42mila famiglie di precari siciliani e delle 32mila famiglie di forestali siciliani, le quali da sole sono in grado di decidere la vittoria o la sconfitta di una coalizione.

La situazione economica e sociale della Sicilia
È questa l'ennesima dimostrazione che le due coalizioni si muovono unicamente nell'obbiettivo della vittoria elettorale, mentre delle soluzioni concrete ai problemi concreti dei precari, come di tutte le masse popolari siciliane, non gliene importa nulla.
Hanno lasciato che la Sicilia sprofondasse in una crisi economica e sociale senza precedenti, della quale ha responsabilità anche il "centro-sinistra" che in tutti questi anni ha retto il gioco a Cuffaro.
Negli ultimi anni in Sicilia tutti gli indicatori dimostrano un arretramento. Il Pil procapite è sceso dal 72% di quello medio italiano a sotto il 70%. La crescita del tasso di occupazione ha subito una brusca frenata, mentre è aumentato il tasso di irregolarità e lavoro nero che si attesta attorno al 26%, il più alto d'Italia dopo la Calabria.
L'assenza di una politica nel settore ha fatto sì che l'agricoltura siciliana, il più importante comparto produttivo dell'isola, oggi sia in arretramento progressivo. In crisi anche la maggiore marineria italiana quella di Mazara del Vallo. In crisi la totalità delle grandi aziende metalmeccaniche che stanno trascinando nel fosso anche l'indotto.
La deindustrializzazione siciliana, ammesso che si possa parlare di una vera industrializzazione in una regione in cui dal 1951 ad oggi si è rimasti sempre sotto i 5 addetti all'industria ogni 100 abitanti, viene da lontano. Nel 2001 (ultimo censimento) la Sicilia aveva un tasso di industrializzazione più basso di quello del 1991, ma addirittura più basso di quello di trenta anni prima. Dati alla mano è evidente che entrambe le coalizioni, sia a livello nazionale che regionale, non hanno fatto che peggiorare la condizione dell'industria siciliana. Oggi le cose precipitano e continua a non esserci un progetto politico di rilancio dell'industria in Sicilia. Un dato: nel solo 2004 la Sicilia perde ben diecimila posti di lavoro operai.
Oggi la Fiat di Termini Imerese e il suo indotto sono il simbolo della devastazione e dell'arroganza del governo e delle coalizioni di "centro-destra" e di "centro-sinistra" siciliane e nazionali. Licenziati, messi in cassa integrazione o gettati sul lastrico, sottoposti a turni di lavoro sempre più massacranti, manganellati quando scendono in piazza come è successo a Palermo il 28 maggio 2005, senza ricevere alcuna solidarietà, salvo quella del PMLI, gli operai di Fiat e indotto di Termini Imerese sono stati dimenticati da tutti.
Da notare che neanche in campagna elettorale il tema viene affrontato, altro segno che il piano per la deindustrializzazione della Sicilia è condiviso e trasversale agli schieramenti.
Il governo Cuffaro, come i governi di "centro-destra" e "centro-sinistra" che lo hanno preceduto, non ha saputo intervenire sulle ragioni strutturali della crisi economica siciliana, le cui cause possono essere sintetizzate in pochi elementi: lo strapotere della borghesia mafiosa; la scarsa attenzione ai problemi sindacali delle masse lavoratrici siciliane; la bassa efficienza della spesa pubblica orientata prevalentemente alla redistribuzione verso lobby clientelari parassitarie; la bassa qualità della infrastrutturazione del territorio; il progressivo aumento, causa privatizzazione, del costo dei servizi.
Tutti questi elementi presenti da tempo si sono incancreniti in Sicilia negli ultimi anni a causa delle politiche ultraliberiste e antimeridionali portate avanti dai governi nazionali e regionali di "centro-destra" e di "centro-sinistra". Allo stato attuale è impossibile la risoluzione definitiva della Questione siciliana, parte integrante della Questione meridionale, proprio da parte di quei partiti e di quegli schieramenti che hanno contribuito pesantemente ad aggravarle entrambe.
La pessima condizione economica della regione ha il suo corrispettivo nel peggioramento del potere contrattuale delle masse lavoratrici e della situazione generale delle masse popolari siciliane.
Secondo recenti indagini la Sicilia ha il più alto tasso di contratti "flessibili" e di sfruttamento del lavoro precario sia nel privato che nel pubblico. Il pacchetto Treu e la legge Biagi, voluti rispettivamente dal "centro-sinistra" e dal "centro-destra", da noi hanno dimostrato il loro vero volto, con l'aumento vertiginoso del lavoro nero e dello sfruttamento non sindacalizzato.
Non esiste altra regione in Italia in cui è così diffuso lo sfruttamento del lavoro precario persino negli Enti pubblici. La Sicilia ha un vero e proprio esercito di precari in attività alla regione, ai comuni, alle province.
E poi ci sono la sanità, i trasporti, i servizi idrici e di smaltimento dei rifiuti e di pulizia urbana dove la regione e gli enti locali hanno dato fondo al bacino dei precari. Ma è peggiorata la condizione delle masse popolari in genere con un aumento generalizzato della povertà e delle tasse dirette su servizi essenziali, come sanità, scuola, università, acqua, ecc.
La sanità, nonostante assorba il 56% del bilancio regionale e preveda esosi ticket sulle prestazioni e sui farmaci, è un disastro. Qui ancora una volta le responsabilità vanno ricercate nella politica sanitaria di entrambi gli schieramenti. È stato il "centro-sinistra" in Italia e in Sicilia ad avviare la scelta di uno Stato sussidiario, cominciando a fare mancare alle masse popolari servizi pubblici essenziali.

Il governo Cuffaro e l'Unione della Borsellino
Il governo Berlusconi ha accentuato questa scelta, inasprendo in senso federalista, antimeridionale e antipopolare la politica dei precedenti governi. In questo ha trovato il suo grande alleato in Sicilia nel governo Cuffaro sul quale ricadono grosse responsabilità circa la gestione politica filomafiosa delle risorse destinate al settore, lo sperpero di denaro pubblico in convenzioni private alla lobby dei medici privati convenzionati, le prebende di centinaia di migliaia di euro ai dirigenti regionali e ai manager delle Usl, la cui nomina praticamente dipende solo dall'appartenenza o vicinanza politica a qualche partito di maggioranza e non certo dalle capacità e dall'onestà.
Tra le priorità di Rita Borsellino, candidata del "centro-sinistra" alla presidenza della regione, sulla sanità non viene indicato un taglio deciso alle spese per il privato che secondo il "centro-sinistra" siciliano "non va demonizzato".
Tutti in Sicilia sanno, a parte il "centro-sinistra", che il punto fondamentale da affrontare è l'internalizzazione di tutti i servizi sanitari nelle Ausl pubbliche, uscendo dallo schema dei servizi a domanda individuale e a pagamento, insieme ad una profonda opera di pulizia dei centri di marciume clientelare e mafioso dentro le Ausl siciliane.
Se non ci sono questi elementi non si può pensare di fornire in Sicilia un servizio sanitario pubblico, gratuito e ampiamente diffuso sul territorio; le affermazioni sull'abolizione dei ticket fatte dalla Borsellino finiscono per essere pura demagogia. Se non si tagliano le spese superflue private e clientelari i costi delle prestazioni non potranno che continuare a ricadere tramite ticket o tasse indirette sulle masse.
Da anni noi chiediamo le dimissioni del governo Cuffaro, che ha fatto un salto di qualità nell'appoggio agli interessi mafiosi, continuando a favorire, attraverso processi di privatizzazione e deregolamentazione, l'inflitrazione della criminalità organizzata in settori cruciali per il benessere delle masse siciliane come la sanità, la gestione delle acque e dei rifiuti. Più volte abbiamo chiesto di mobilitare le piazze in Sicilia per l'abbattimento di questo governo. Il "centro-sinistra" non ci ha ascoltato e ha consentito l'incancrenimento della situazione a tal punto che non è pensabile che la Borsellino possa modificare realmente la situazione in cui versa la nostra regione.
Vale la pena soffermarsi sulla strategia elettorale dell'Unione in Sicilia. Infatti Rita Borsellino, essendo corsa in aiuto al "centro-sinistra" siciliano succube e fautore del progetto filomafioso e neofascista di Cuffaro ha notevolmente confuso le idee alle masse popolari antimafiose, antifasciste e sinceramente democratiche.
La sua strategia elettorale è una improbabile sintesi tra le posizioni più conservatrici e legalitarie ed il finto partecipazionismo che tanto sta a cuore all'area movimentista e filoRifondazione. Non altro che il prodotto di questa strana sintesi è l'iniziativa dei "cantieri per il programma", attraverso i quali i siciliani erano invitati a proporre idee per il programma del governo. Si è trattato di un'iniziativa ad effetto, vuota di concreti contenuti al di là della buonafede di quegli elementi del movimento e della base dei partiti che vi hanno partecipato.
Infatti da un lato i partiti della coalizione che appoggiano la Borsellino avevano già da un pezzo i loro programmi e le loro strategie di governo. Ma anche le cifre non ci sembrano da grande mobilitazione e interesse verso il progetto. Su 400 comitati per la Borsellino, diffusi sul territorio regionale, avrebbero partecipato ai cantieri per il programma appena mille persone, secondo i dati del comitato elettorale della Borsellino. Per lo più si tratta di intellettuali appartenenti all'area movimentista della media e alta borghesia siciliana con posizioni democratico-borghesi e riformiste. Dove stanno le masse? Comunque lo si voglia presentare secondo noi si tratta di un fallimento, un segnale di come si sia ampiamente allargato il gap tra i partiti borghesi del "centro-sinistra" o di "centro-destra" e le masse popolari siciliane. E dobbiamo registrare anche che dai "cantieri per il programma" non sembra uscire sulle questioni più importanti, come sanità, acqua, precariato, mafia, una condanna delle scelte privatistiche ed ultraliberiste contenute negli attuali programmi del "centro-sinistra" nazionale e regionale e non sembrano uscire dai vincoli che obblighino un eventuale governo dell'Unione siciliana ad applicare le indicazioni uscite dai "cantieri".
Come la mettiamo poi con le evidenti contraddizioni tra la volontà delle masse e le dichiarazioni della Borsellino su questioni importanti come quella del ponte sullo Stretto? Da un lato i siciliani che dicono di non volerlo assolutamente, dall'altro la Borsellino che afferma di non essere "ideologicamente" contro il ponte, ma che non è una priorità del suo governo. Sì, intanto però i lavori per il ponte sono stati appaltati con il beneplacito dell'Unione nazionale e parte di quella siciliana. Borsellino non può nascondere la testa sotto la sabbia e fare finta di non vedere per non urtare l'ampio schieramento di "centro-sinistra", sia regionale che nazionale, che si pronuncia a favore del ponte e che l'appoggia.
Bisogna chiarire anche la questione della lotta alla mafia che la propaganda elettorale del "centro-sinistra" vorrebbe delegare al voto alla Borsellino. Come dimostrano i fatti le istituzioni borghesi, siano esse guidate dal "centro-destra" o dal "centro-sinistra", non sono in grado di garantire una vera lotta a "cosa nostra". L'idea di lotta alla mafia portata avanti dalla coalizione di "centro-sinistra" è unicamente centrata sul legalitarismo parolaio che fino ad oggi non ha portato a nulla, a parte l'oppressiva quanto inutile militarizzazione del territorio. Provenzano è ancora a piede libero. Invece di fare chiacchiere bisogna far pressione sulla magistratura perché intervenga sugli intrecci tra politicanti borghesi, mafia ed alta finanza nazionale con il fine di troncare gli appoggi alla latitanza dei boss mafiosi.
Peraltro, i vertici del "centro-sinistra" siciliano che oggi sostengono la Borsellino per convincere sul fronte dell'antimafia dovrebbero fare una seria autocritica, che non hanno fatto e non faranno, su scelte politiche che hanno rafforzato la mafia in Sicilia. È stato il "centro-sinistra" a sdoganare personaggi del calibro criminale di Cuffaro il quale, non dimentichiamolo, è stato finanche assessore, con tutto il suo carico di legami clientelari, nei due governi Capodicasa, attuale segretario regionale dei DS.
Bisogna acquisire la consapevolezza che la mafia, essendo parte integrante della classe dominante borghese italiana, di cui è la componente più reazionaria e violenta, può essere definitivamente sconfitta solo nel socialismo, dopo l'abbattimento del sistema capitalistico e l'eliminazione della dittatura della borghesia oggi in camicia nera.

La proposta elettorale del PMLI
Allora, se vogliamo veramente sottrarre la Sicilia al capitalismo, alla mafia e al sottosviluppo dobbiamo abbandonare ogni illusione elettorale e governativa e riunirci tutti gli astensionisti, anticapitalisti, antimafiosi, antifascisti fautori del socialismo nelle Istituzioni rappresentative delle masse, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta per elaborare il nostro programma e stabilire gli strumenti condivisi per applicare nella realtà le soluzioni che possano cambiare le condizioni di vita del popolo siciliano e sviluppare la lotta per l'Italia unita, rossa e socialista.
Ai programmi dei "Nuovi municipi", dobbiamo contrapporre i nostri programmi amministrativi. All'appello delle varie fazioni della "sinistra" borghese a redigere un programma comune governativo, dobbiamo contrapporre un programma comune antigovernativo, antistituzionale, antifascista, anticapitalista, antimperialista e veramente antimafioso.
Attualmente sul piano elettorale l'astensionismo è l'arma migliore per combattere le illusioni elettorali, parlamentari e governative, per far acquisire alle masse una coscienza e una pratica antistituzionali e anticapitaliste, per indebolire, disgregare e delegittimare le istituzioni statali borghesi, le istituzioni rappresentative borghesi e i governi borghesi.
Per sottrarre la Sicilia al capitalismo, alla mafia e al sottosviluppo. Asteniamoci (disertiamo le urne, annulliamo la scheda o lasciamola in bianco)!
Per l'Italia unita, rossa e socialista!
W il PMLI!

5 aprile 2006