L'intervento introduttivo di Giovanna Vitrano
PER RISOLVERE I PROBLEMI DELLE MASSE SICILIANE OCCORRE SVILUPPARE LA LOTTA DI CLASSE FUORI DALLE ISTITUZIONI BORGHESI
Care compagne e cari compagni, amiche ed amici,
vi porgo i miei saluti personali e quelli dei componenti della Cellula "1° Maggio-Portella 1947" di Palermo del PMLI e vi do il benvenuto a questo dibattito pubblico organizzato dal Partito in occasione delle elezioni provinciali che si svolgeranno il 25 maggio.
Rivolgo un caloroso benvenuto e un ringraziamento al compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, che ci esporrà le ragioni dell'astensionismo marxista-leninista.
Saluto i nostri amici operai della Fiat ed indotto di Termini Imerese che sono presenti oggi ad ascoltare la proposta astensionista del Partito.
Ringrazio e saluto i nostri bravi studenti simpatizzanti, i quali già da qualche mese affiancano il Partito nel lavoro politico nelle scuole palermitane e che con il loro impegno hanno consentito la diffusione della posizione dell'astensionismo marxista-leninista tra le masse studentesche.
Infine, ma non da ultimo, saluto e ringrazio per la loro gradita presenza i militanti, i simpatizzanti e gli amici siciliani del PMLI che sono arrivati dalla città di Messina, dalla provincia di Catania, da Trapani e da Palermo.
Prima di entrare nel vivo del discorso è necessario denunciare che a causa del ferreo black-out della stampa di regime, la notizia di questo dibattito non è stata pubblicata da nessun giornale ed i nostri comunicati stampa sono stati ignorati. Abbiamo avuto durante questa campagna elettorale pochissime occasioni per dare voce alla nostra posizione astensionista: gli spazi per le affissioni dei manifesti del Partito sono stati assegnati con notevole ritardo, appena una settimana fa, quelli del PMLI erano sul retro dei tabelloni e quindi pochissimo visibili. Ciononostante i nostri manifesti sono stati regolarmente ricoperti dalle affissioni selvagge da parte dei candidati di entrambi i poli.
Ma il PMLI non si dà mai per vinto ed i militanti ed i simpatizzanti palermitani del Partito hanno condotto ugualmente una campagna elettorale efficace, riuscendo ad organizzare, alla faccia del regime neofascista, questo dibattito con una buona presenza di ascoltatori.
Il 25 maggio, come sappiamo, gli elettori degli 82 comuni del palermitano sono chiamati alle urne per il rinnovo del consiglio provinciale e per l'elezione del presidente della provincia. Le elezioni provinciali riguardano in Sicilia, oltre Palermo, le città di Agrigento, Catania, Caltanissetta, Enna, Messina, Siracusa e Trapani. Mentre a Ragusa si vota per l'elezione del consiglio comunale e del sindaco.
Ma andiamo a vedere più da vicino quali sono i problemi della Sicilia che viene chiamata alle urne per le amministrative. Nei mesi passati si è discusso moltissimo della crisi dell'industria siciliana. Si parla di oltre trentamila posti a rischio in tutta la regione. Nella sola provincia di Palermo sono oltre 10.000 i posti a rischio. La provincia di Palermo possedeva fino a qualche anno fa importanti realtà produttive, traino della sua economia. La Fincantieri contava oltre cinquemila operai. La Fiat di Termini Imerese oltre tremila operai, diverse centinaia ne contavano la ex-Keller e l'Imesi di Carini, migliaia di posti di lavoro venivano dall'indotto Fiat, concentrato in una serie di aziende medio-piccole situate tra la provincia di Palermo e la provincia di Trapani. Attualmente si può dire che non ci sia impianto industriale della provincia di Palermo che goda di buona salute. Il simbolo di questa crisi è la Fiat di Termini Imerese. Avviata nel 1970 con i fondi della Regione è stata per diversi anni un centro di aspettative per migliaia di giovani della provincia palermitana. Ma cattive scelte dei vertici politici e sindacali hanno ridotto di diverse migliaia il numero degli operai. Oggi, anche se grazie alla lotta degli operai di Fiat ed indotto la chiusura dello stabilimento appare scongiurata, non è cambiata la strategia della dirigenza Fiat che mira ad un continuo ridimensionamento della manodopera all'interno della fabbrica di Termini. Viene imposto con il consenso di Cisl e Uil un sempre maggiore sfruttamento degli operai dentro la fabbrica, tempi di lavoro sempre più pesanti, contratti interinali, contratti a tempo determinato, part time, ecc, i quali non garantiscono né la sicurezza lavorativa agli attuali dipendenti, né un futuro di lavoro certo e tutelato per le nuove generazioni di operai. Oggi siamo ad una nuova forte limitazione dei livelli occupazionali nell'azienda e si prevede l'uscita di 200 operai che andranno in mobilità da 0 a 5 anni. Possiamo ben dire che la Fiat nonostante tutti i soldi ricevuti dallo Stato e dalla Regione non è riuscita a garantire la sicurezza lavorativa neanche ad una generazione di operai e, per giunta, per rimanere in Sicilia impone ai lavoratori il ricatto di un accordo per portare dentro la fabbrica nuove regole e una nuova e ancora più usurante metrica del lavoro. Questo, e lo possiamo dire con sicurezza, è il risultato del disinteresse verso la classe operaia siciliana che hanno avuto in questi anni i governanti siciliani e nazionali sia del "centro-destra" che del "centro-sinistra" i quali hanno concesso alla Fiat ogni sorta di agevolazione e contributo senza chiedere in cambio all'azienda nessun impegno di mantenimento dei livelli occupazionali nello stabilimento siciliano e senza pretendere uno sviluppo dell'impianto che andasse oltre il semplice assemblaggio delle vetture. La dirigenza Fiat non ha voluto vedere alcun accrescimento dello stabilimento siciliano, che avrebbe potuto essere, con i corretti interventi politici, un centro motore dello sviluppo di nuove progettualità e tecnologie nella Sicilia occidentale. Tale sviluppo non ha potuto esserci per la mancanza dell'intervento dei politici del "centro-destra" e del "centro-sinistra" unicamente interessati alla poltrona e che non hanno idea di cosa significhi governare per il bene delle masse. La mancanza di uno sviluppo di ampio respiro della Fiat di Termini Imerese ha condannato le aziende dell'indotto a specializzarsi unicamente nella produzione di pezzi per l'assemblaggio di un tipo particolare di vettura. Per gli operai di queste aziende il ridimensionamento della produzione alla Fiat significa tagli drastici al personale, cassa integrazione e licenziamenti.
Sono decine le aziende dell'indotto nella provincia di Palermo e Trapani che in questo momento sono in bilico e attendono un non troppo sicuro riavvio della Fiat a settembre. Benché la stampa di regime presenti la questione di Termini Imerese come risolta possiamo vedere che essa non lo è affatto. A tuttora non è sicura l'apertura a pieno ritmo della fabbrica, la quale è subordinata ai livelli di vendita della nuova Punto restyling.
Gli operai della Fiat e dell'indotto di Termini hanno ancora bisogno di tutta la solidarietà che è stata loro espressa dai siciliani nei mesi più caldi della protesta. Il PMLI è stato particolarmente vicino agli operai di Fiat ed indotto Termini Imerese in ogni manifestazione ed assemblea. Combattiamo la stessa lotta per il mantenimento di tutti i posti di lavoro alla Fiat, perché sappiamo bene che il futuro della Sicilia passa dal mantenimento e dall'incremento di tutti i siti produttivi dell'isola a partire dalla Fiat stessa. Il PMLI sarà sempre a fianco degli operai qualsiasi lotta essi decidano di intraprendere. Saremo a fianco degli operai con la nostra posizione che è la seguente: "Tutto il gruppo Fiat va nazionalizzato, non solo il settore auto. E senza alcun indennizzo, in quanto lo Stato l'ha già pagato con i finanziamenti, le agevolazioni fiscali, commerciali e diplomatiche."
Per il PMLI la crisi dell'industria siciliana non è irreversibile e bisogna andarci cauti con i proclami sul fallimento delle partecipazioni statali nell'industria e sulla necessità di una riconversione della produzione industriale, tanto cara e tanto propagandata sia dal "centro-destra" che dal "centro-sinistra" di regime.
Siti produttivi come Termini Imerese, Gela, Priolo, Melilli, Augusta, che occupano decine di migliaia di operai e che sono il cuore dell'industria siciliana devono continuare a funzionare a pieno ritmo e la classe operaia siciliana deve battersi contro il clima disfattista circa la possibilità di ripresa della grande industria in Sicilia che regna tra le alte cariche istituzionali regionali e nazionali.
Non un solo posto di lavoro deve essere soppresso nell'industria siciliana. è assurdo pensare che la Sicilia possa vivere di turismo e beni ambientali. Il turismo è un settore parallelo ma su esso non può ruotare l'economia dell'intera regione pena l'impoverimento di ampie fasce della popolazione.
Sono presenti oggi a questo dibattito molti giovani e anche loro devono impegnarsi a lottare per il futuro dell'industria siciliana. La Sicilia è una regione che raggiunge nella provincia di Agrigento la spaventosa cifra del 71% di disoccupazione giovanile, seguono Messina con il 68% e Palermo con il 66%. Cifre del genere non consentono la perdita di un solo posto di lavoro e richiedono un serio piano di lotta alla disoccupazione, alla sottoccupazione, al lavoro nero che affliggono la nostra regione. La crisi dell'industria siciliana rischia di chiudere ogni sbocco lavorativo alle nuove generazioni che saranno condannate ad un futuro di emigrazione, di lavoro sottopagato, di sfruttamento interinale, di contratti a tempo determinato, part-time, ecc. Per questo il PMLI ha chiesto ai giovani palermitani di mobilitarsi in prima linea a fianco della classe operaia siciliana. Ne va del loro futuro e del futuro di tutta la Sicilia.
Dunque, il 25 maggio i siciliani sono chiamati alle urne. I due maggiori candidati alla presidenza della provincia di Palermo sono Musotto per il "centro-destra" e Cocilovo per il "centro-sinistra". Musotto è il presidente uscente della provincia. La sua pessima storia politica la conoscono tutti. Meno conosciuto è Cocilovo, incredibile candidato del "centro-sinistra", braccio destro di D'Antoni, ex-segretario della Cisl, l'organizzazione più filopadronale del sindacato italiano, quella che, per citarne una, ha dato l'indicazione ai suoi iscritti di far fallire il referendum sull'estensione dell'art. 18 non andando a votare. Sono troppe le ambiguità che riguardano questo personaggio, processato come collettore di tangente ed assolto grazie al cosiddetto "giusto processo" voluto dal neoduce Berlusconi. Il più importante studioso di storia dell'antimafia Umberto Santino, presidente del "Centro Siciliano di documentazione Giuseppe Impastato" in una sua lettera aperta dice: "Cocilovo, con sentenza del 25 giugno 2002, è stato assolto dall'accusa di corruzione ma sol perché un imprenditore che l'avrebbe corrotto, condannato a tre anni, non ha confermato l'accusa", e viene definito testualmente: "collettore di una tangente, disposto anche a concedere favori sindacali, percettore di un contributo elettorale (...); accertamenti... processualmente veri e destinati a fare stato". Il presidente del Centro Impastato poi invita i cittadini di sinistra che hanno a cuore le sorti della provincia di Palermo a non votare Cocilovo. Appello, il suo, raccolto da centinaia di intellettuali, operai, studenti che, essendo di sinistra, si asterranno a queste elezioni.
Per altro vogliamo sottolineare per i partiti della sedicente "sinistra" che sostengono questo candidato, che, come dicono i giudici, la tangente è stata presa da Cocilovo anche per soffocare le lotte dei lavoratori in un cantiere del ragusano. Non a caso, spiegano diversi giornalisti, immediatamente dopo la consegna della tangente gli scioperi della Cisl nel cantiere ragusano si spengono per incanto. Incredibile quanto in basso sia sceso il "centro-sinistra" siciliano!
Il PMLI si batterà perché il futuro dei lavoratori della provincia di Palermo non venga messo nelle mani di un personaggio che si è macchiato di un così grave atteggiamento antisindacale ed antipopolare come sostengono i giudici e le associazioni antimafiose della città di Palermo.
Dunque all'interno del sistema capitalista e delle istituzioni borghesi non vi è alcun partito o candidato che possa fare gli interessi delle masse popolari e del proletariato. Abbiamo infatti sotto gli occhi lo sfacelo al quale i governi e le amministrazioni di "centro-destra" e di "centro-sinistra" hanno condotto la Sicilia.
Il PMLI è convinto che neanche la presenza degli operai della Fiat dentro il consiglio provinciale, seppure bravi compagni, possa servire a mutare lo stato delle cose. Gli operai della Fiat che alcuni partiti come Rifondazione, i Comunisti italiani e i DS hanno candidato servono soltanto a raccogliere voti di lista, che andranno unicamente a rafforzare le posizioni di coloro che operai non sono e che non hanno nessun interesse verso la situazione della classe operaia in Sicilia, come Cocilovo appunto.
Come ha scritto l'Ufficio politico del PMLI nel documento elettorale del 9 Aprile 2003: "è finito il tempo in cui era necessario lottare anche dentro il parlamento e i consigli comunali, provinciali e regionali per far valere le ragioni e gli interessi del proletariato e delle masse popolari".
Infatti, dice sempre lo stesso documento, "in 55 anni di elettoralismo e parlamentarismo borghesi si è visto chiaramente che chiunque vada al governo a qualsiasi livello, non può che fare gli interessi della classe dominante borghese e del grande capitale dando solo delle briciole alle masse operaie, lavoratrici e dei pensionati. Perdurando il sistema capitalistico, la natura e le funzioni di questi governi non si possono cambiare".
Ora è necessario sviluppare la lotta di classe tutta quanta fuori delle istituzioni rappresentative borghesi incapaci di risolvere i problemi delle masse siciliane.
A tutto l'elettorato proponiamo di astenersi (non votare, votare nullo o bianco) per togliere voti al regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, al governo guerrafondaio del neoduce Berlusconi, alle giunte della destra e della "sinistra" del regime e ai loro partiti e per dare voti al PMLI e alla strategia per la realizzazione dell'Italia unita, rossa e socialista.
Ed è necessario che gli astensionisti, gli anticapitalisti e i fautori del socialismo si uniscano e si organizzino non solo nel PMLI e negli organismi di massa, quali il sindacato, i collettivi studenteschi, i circoli culturali, ricreativi e sportivi, ma anche nelle Assembleee popolari e nei Comitati popolari, creando così le istituzioni rappresentative delle masse che si occupino dei problemi e delle necessità del popolo e si contrappongano alle istituzioni rappresentative borghesi.
Asteniamoci, non votiamo, votiamo nullo o bianco!
Separiamoci dalle istituzioni rappresentative borghesi e creiamo le istituzioni rappresentative delle masse!
Lottiamo per l'Italia unita, rossa e socialista!
Buttiamo giù il governo del neoduce Berlusconi!
Coi maestri e il PMLI vinceremo!