Insediato il nuovo presidente dell'Iran
Ahmadinejad: "La nazione iraniana non può essere intimidita e non si piegherà alla tirannide straniera"
Bush minaccia un attacco armato all'Iran
Il 6 agosto il nuovo presidente della Repubblica Islamica dell'Iran Mahamoud Ahmadinejad si è insediato nella carica e ha tenuto il discorso di investitura davanti al Majlis, il parlamento iraniano. Un discorso centrato sui compiti del futuro governo in politica interna e estera, nel quale ha ribadito gli impegni assunti in campagna elettorale e subito dopo la sua vittoria al ballottaggio del 24 giugno e nel quale ha in particolare difeso la sovranità dell'Iran contro le ingerenze e le minacce imperialiste ripetute negli stessi giorni da Bush.
"L'Iran rispetta le regole internazionali ma non cederà mai davanti a coloro che vogliono violare i nostri diritti" ha affermato Ahmadinejad che con forza ha ribadito: "La nazione iraniana non può essere intimidita e non si piegherà alla tirannide straniera". Una riaffermazione di quanto dichiarato subito dopo la sua netta vittoria su Rafsanjani, appoggiato dalla destra islamica, quando aveva rilanciato la linea della rivoluzione islamica antimperialista di Khomeini. "Rifiutiamo che il mondo sia sottoposto al dominio di un'unica potenza" aveva ribadito, riferendosi agli Stati Uniti, e rivendicato il diritto dell'Iran a avere "rapporti paritari, basati sul rispetto reciproco" con gli altri paesi. Nel rispetto del principio che "il popolo iraniano è il custode dei propri diritti", che gli Usa ma anche la Ue imperialista vogliono perlomeno condizionare.
Una immediata risposta alle proposte avanzate dal gruppo di negoziatori europei, formato da rappresentanti di Germania, Francia e Gran Bretagna, che per conto di Bush trattano col governo di Teheran per impedire all'Iran di sviluppare la propria tecnologia nucleare persino per scopi civili. Due giorni prima dell'insediamento di Ahmadinejad gli europei avevano proposto di essere loro i fornitori del combustibile nucleare e dell'assistenza per lo sviluppo del programma atomico civile iraniano in cambio della rinuncia del paese a riprendere le attività per conto proprio. Una proposta ritenuta inaccettabile dall'Iran in quanto avrebbe consegnato il controllo dei programmi atomici iraniani nelle mani dell'imperialismo. Che con altri paesi "amici" adotta misure diverse: gli Usa e i paesi europei hanno chiuso entrambi gli occhi, se non dato attivamente mano, allo sviluppo delle armi atomiche a Pakistan e India per non dire del complice silenzio imperialista sull'arsenale atomico israeliano; tra l'altro Israele non ha firmato nemmeno il Trattato di non proliferazione nucleare, sottoscritto e rispettato invece dall'Iran.
L'8 agosto il governo iraniano ha fatto togliere i sigilli alle macchine della centrale atomica di Isfahan per riprendere l'attività di conversione dell'uranio. Gli ispettori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica hanno assistito alla rimozione dei sigilli e installato delle telecamere all'interno dell'edificio; il consiglio dell'agenzia internazionale l'11 agosto approvava una risoluzione con la quale chiedeva una nuova sospensione dell'attività. La discussione sul programma atomico iraniano sarà oggetto della riunione del consiglio dell'Agenzia il prossimo 3 settembre.
Chi non ha voglia di perdere tempo in altre discussioni è l'imperialismo americano. In una intervista a una televisione israeliana mandata in onda il 12 agosto Bush non ha escluso l'uso della forza se Teheran dovesse proseguire il proprio programma nucleare. "Tutte le opzioni sono sul tavolo. Il ricorso alla forza è l'ultima opzione per un presidente ma sapete che noi abbiamo usato la forza nel recente passato per garantire la sicurezza del nostro paese" ha dichiarato Bush con una esplicita e inaccettabile minaccia di attacco armato all'Iran. La "colpa" del governo iraniano sarebbe quella di non aver "rispettato le richieste del mondo libero", ovvero le proposte inaccettabili del gruppo di negoziatori europei. Come nella preparazione all'aggressione all'Iraq la Casa Bianca cerca argomenti per confondere le acque e Bush aggiunge "lavoriamo sulla strada della diplomazia e vedremo se avremo ragione o no", preparandosi a portare il caso al Consiglio di sicurezza dell'Onu.

31 agosto 2005