Con l'accordo della coalizione del neoduce Berlusconi e la sponsorizzazione di Napolitano
L'Italia interventista di Prodi e D'Alema calza il casco blu per la missione di guerra in Libano
La missione coinvolgerà 2.700 soldati e costerà 600 milioni l'anno. "Sostegno convinto" del PRC. Bush: "Italia coraggiosa"
Il PMLI è nettamente contrario

Salutata dal premier Prodi dal ponte della portaerei Garibaldi, benedetta da Napolitano e accompagnata dal sostegno dell'intero parlamento nero, da AN a Rifondazione, e tra gli applausi persino di alcuni gruppi e movimenti "pacifisti", il 29 agosto è partita dal porto di Brindisi l'imponente spedizione militare italiana che andrà a schierarsi nel Libano nell'ambito della "forza di interposizione" prevista dalla risoluzione 1701 dell'Onu.
Si tratta di una forza di 2.500 uomini, che diventeranno quasi 2.700 a schieramento ultimato, comprendente truppe di terra, cacciabombardieri Harrier basati sulla Garibaldi ed elicotteri, che è stata stanziata con un decreto approvato a tambur battente e all'unanimità dal Consiglio dei ministri il 28 agosto, e che sarà convertito in legge dal parlamento con tutta calma nelle prossime settimane. Il costo di questa nuova missione di guerra travestita da operazione di "peacekeeping" si annuncia fin da ora enorme, anche se il ministro della guerra Parisi cerca di nasconderlo e minimizzarlo: 187 milioni di euro solo da qui a fine anno, 600 per il prossimo anno, a suo stesso dire; e non ha ancora voluto chiarire come verrà reperita tutta questa montagna di soldi. Non certo sopprimendo la missione di guerra in Afghanistan, giacché il ministro ha già ribadito seccamente che le due missioni sono tra loro assolutamente compatibili.
Tra i paesi che hanno inviato o invieranno caschi blu in Libano l'Italia ha il contingente più numeroso e importante; anche più della Francia, che invierà circa 2.000 uomini e che mantiene per ora il comando operativo sul campo per un altro anno, dopodiché lo cederà all'Italia. All'Italia però è affidato fin da ora il comando strategico dell'intera missione, che eserciterà da un'apposita "cellula" presso il Palazzo di Vetro a New York. E questo dà la misura del ruolo politico e militare di primo piano che il nostro Paese si è ritagliato in questa ennesima missione di guerra sotto le bandiere dell'Onu.

Missione "di pace" o di guerra?
Diciamo missione di guerra, e non di "pacificazione", come la spacciano osannandola i falsi comunisti, i trotzkisti e i falsi pacifisti che le reggono il sacco, perché solo chi è sprovveduto o in mala fede può credere che una risoluzione dell'Onu scritta e imposta dagli Usa, dopo aver lasciato mano libera per un mese alla furia omicida e devastatrice di Israele, e solo dopo che i suoi protetti sionisti stavano perdendo la guerra e la faccia sul terreno contro l'eroica e incrollabile resistenza di Hezbollah, sia stata fatta per difendere gli aggrediti libanesi dagli aggressori sionisti e per portare la "pace" nella regione.
Basta leggere la risoluzione 1701 e le "regole di ingaggio" per verificare facilmente che la forza dell'Onu non è affatto una forza di "interposizione" imparziale, ma ha il compito di "finire il lavoro sporco" a nome e per conto di Israele, disarmando Hezbollah, provocando e minacciando la Siria e l'Iran e facendo del Libano un docile e servile protettorato dell'imperialismo occidentale. Quando mai si è vista una forza di "interposizione" che si stanzia nel Paese aggredito, anziché nel Paese aggressore, o quantomeno in ambedue, lasciando gli aggressori liberi di occupare territorio altrui, stabilire impunemente blocchi navali ed aerei, "dare la caccia" ai capi della resistenza libanese dovunque si ritenga opportuno, dichiarando per di più apertamente di prepararsi a scatenare una nuova guerra nel giro dei prossimi mesi?
Non dice nulla il fatto che l'Hitler della Casa bianca, Bush, abbia elogiato come "forte e coraggiosa" la decisione interventista del governo Prodi, e che insieme al boia Olmert abbia fortemente e apertamente sponsorizzato il comando italiano della missione al posto della stessa Francia? E se ancora non basta ci sono le dichiarazioni della ministra degli Esteri sionista, Livni, che alla Farnesina, nel ringraziare "l'amico D'Alema" (amico di Israele, ovviamente), ha espresso il suo "apprezzamento per la decisione del governo italiano e la sua determinazione per la completa e piena applicazione della risoluzione 1701: dando cioè per scontata non certo la semplice "interposizione", ma l'attiva azione di disarmo di Hezbollah e di sorveglianza armata al confine siriano, e aprendo con ciò inquietanti interrogativi sugli accordi presi in segreto con il governo Italiano.
Si vedano anche le dichiarazioni di Cossiga, che dati i suoi legami internazionali e con i servizi segreti non parla a caso: "Temo che molti in Italia non abbiano ancora capito. Lì si andrà a sparare, purtroppo" (intervista a "Il Giornale" del 27 agosto). Oppure quelle del rinnegato e filosionista Fassino, secondo il quale "i nostri soldati non vanno soltanto a garantire che il governo di Beirut sia pienamente sovrano e possa predisporre lo smantellamento di Hezbollah, ma anche per tutelare Israele da chi lo voglia distruggere". Tutelare l'aggressore e disarmare l'aggredito: questa per bocca del leader del principale partito di governo la vera consegna ordinata alla missione militare italiana in Libano!
Quanto all'"imparzialità" della forza Onu basterebbe pensare al trattato militare segreto tra Italia e Israele, firmato da Berlusconi ma non denunciato dal governo Prodi e quindi tutt'ora in vigore, all'uso delle basi militari Usa in Italia e Germania per il transito dei rifornimenti bellici a Israele, ai due sottomarini atomici recentemente donati dalla Germania allo Stato sionista, alla politica fortemente antisiriana e antiraniana dispiegata ultimamente dalla Francia, per capire che si tratta di una balla colossale per mascherare malamente lo schieramento pro-Israele dei principali Paesi contribuenti.

Il filo nero della politica interventista italiana
Prodi e D'Alema proclamano a ogni pie' sospinto di aver "riportato l'Italia tra i grandi" con questa missione di guerra. Parlano anche di "grande opportunità", di "occasione storica" per l'Italia e per l'Europa, vantandosi di aver impresso una "svolta" alla politica estera italiana rispetto al governo Berlusconi, assecondati in questo dai rimbambiti trotzkisti del PRC, del PdCI e de "il manifesto". In realtà non c'è nessuna "svolta", perché nella sostanza è la stessa politica interventista, guerrafondaia ed espansionista di Berlusconi, come quest'ultimo infatti non smette di ricordare loro.
L'unica differenza è che il neoduce la intendeva rigorosamente all'ombra di Bush e della bandiera a stelle e strisce, mentre il governo di "centro-sinistra" preferisce ammantarla dietro le bandiere dell'Onu e della Ue, pur coltivando attivamente l'alleanza con gli Usa, per dare alla sua politica interventista una veste più "multilaterale" e accattivante. Ma è pur sempre la stessa politica interventista, guerrafondaia e imperialista, mirata in particolare all'espansione nel Mediterraneo e verso il Medio Oriente, che risale a Craxi, agli stessi governi Prodi 1 e D'Alema, ripresa dal governo Berlusconi e ora di nuovo dal governo Prodi 2, su su fino a Mussolini e ala sua politica di grande potenza nel Mediterraneo e in Africa.

Vergognosa complicità di "sinistra radicale" e falsi pacifisti
È agghiacciante il consenso politico plebiscitario che si è realizzato a sostegno di questa missione di guerra. Non soltanto quello più che logico, per quanto abbiamo appena detto, offerto dalla Casa del fascio di Berlusconi, che l'economista borghese democristiano Prodi si vanta pure di "tenere costantemente informato" nell'ambito dello spirito "bipartisan" patriottardo, militarista e interventista patrocinato anche da Napolitano. Ma ancor di più quello vergognosamente offerto dai leader trotzkisti, "pacifisti" e "non violenti" del PRC, da "il manifesto" e dai dirigenti revisionisti del PdCI. Basti pensare agli editoriali della trotzkista luxemburghiana Gagliardi, su "Liberazione", a sostegno sperticato dell'intervento, come quello in cui sostiene che "il contingente vuol consentire alla pacificazione di tramutarsi in processo di pace. Per essere pacifisti conseguenti, oggi è essenziale provarci".
Per il revisionista Diliberto, addirittura, non sarebbe stato necessario nemmeno un voto in parlamento, visto che la missione era voluta da tutti. Quanto al quotidiano trotzkista di via Tomacelli, si è distinto con gli editoriali di Rossana Rossanda, invocante l'intervento della "vile Europa", e quello di Parlato per il quale "il dado è tratto" e finalmente "l'Europa ha battuto un colpo" e si parte. Inoltre tutti costoro, senza eccezione, si spellano le mani per osannare la cosiddetta "svolta" della politica estera italiana operata dal rinnegato D'Alema.
Altrettanto vergognosa è la giravolta di 180 gradi fatta da alcuni gruppi come la Tavola della Pace, l'Arci e altre organizzazioni "pacifiste", che non hanno esitato a plaudire alla missione di guerra in Libano sostenendo che questa sarebbe "diversa" dalle altre perché c'è l'Onu ed è veramente "di pace". Ma anche in Iraq e in Afghanistan c'è in varie forme l'Onu, dov'è la sostanziale differenza? Sono arrivati al punto di trasformare la programmata marcia per la pace di Assisi (peraltro semifallita, sia per le diverse associazioni pacifiste che non hanno aderito, sia per la scarsa partecipazione), in una squallida passerella per i politici della destra e della "sinistra" del regime neofascista e in un grottesco spot a sostegno dell'Onu e della missione in Libano.
Il PMLI è invece nettamente contrario a questa nuova missione di guerra, e invita tutti gli antimperialisti e i sinceri pacifisti a denunciarla e a lottare contro la politica interventista e guerrafondaia del governo Prodi. I caschi blu vanno semmai schierati in Israele e non in Libano. L'Italia deve ritirare immediatamente tutte le truppe impiegate all'estero, nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione e della libertà e indipendenza dei Paesi e dei popoli anche da essa militarmente occupati.

30 agosto 2006