A Johannesburg, sui temi ambientali e sociali, solo accordi bilaterali subordinati alle regole commerciali imperialistiche del WTO
IL MERCATO TRIONFA AL VERTICE MONDIALE SULLO "SVILUPPO SOSTENIBILE"
Per Powell, sommerso dai fischi degli ambientalisti, "è il commercio il motore dello sviluppo''. Il compromesso al ribasso sull'energia non abbatterà l'effetto serra
LA UE SI ACCORDA CON GLI USA A SCAPITO DEI PAESI POVERI
Con l'approvazione all'unanimità di una dichiarazione politica composta da 34 paragrafi e un Piano d'azione in 152 punti si è chiuso il 4 settembre a Johannesburg, in Sudafrica, il vertice mondiale sullo "sviluppo sostenibile''; due documenti pieni di dichiarazioni d'intenti sui temi ambientali e sociali, per gli aiuti allo sviluppo dei paesi più poveri già prodotte in abbondanza nelle passate conferenze delle Nazioni Unite ma senza impegni concreti da parte soprattutto dei paesi ricchi, né date vincolanti e meccanismi di controllo per verificarne l'applicazione.
Non è un caso che la bozza della dichiarazione politica contenesse inizialmente 69 punti praticamente dimezzati alla fine e che siano spariti tra gli altri, per le pressioni soprattutto degli Usa, i riferimenti al protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni dei gas che producono l'effetto serra e la formazione di un comitato di controllo della realizzazione degli impegni elencati nel piano d'azione; nel contempo è stato ridotto a un debole passaggio il punto che richiedeva la definizione di codici di condotta per le multinazionali, delle norme per renderle responsabili e perseguibili dei danni sociali e ambientali provocati.
Le uniche regole che valgono sono quelle commerciali imperialiste definite in sede di Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio, sulla base di accordi bilaterali, con l'intervento massiccio di capitali privati anche nella gestione di risorse pubbliche come l'acqua. è il mercato che trionfa al vertice di Johannesburg sulla linea sponsorizzata dagli Usa, alla quale si è accodata la Ue, e delle multinazionali contrari agli accordi multilaterali sui temi ambientali e sociali.
Una conclusione sintetizzata nell'intervento del 4 settembre del segretario di Stato americano Colin Powell, intervento più volte interrotto dalle contestazioni, dall'esposizione di striscioni contro Bush e sommerso dai fischi degli ambientalisti presenti in sala e di diversi delegati ufficiali. Powell ha ribadito la filosofia capitalista secondo la quale "è il commercio il motore dello sviluppo'', il commercio nel mercato globalizzato e vigilato dal Wto e dal quale la maggior parte dei paesi poveri è tagliata fuori o marginalizzata per lo strapotere delle multinazionali e le politiche protezionistiche dei paesi più forti. Usa e Ue non hanno preso nessun impegno concreto per bandire i sussidi alle rispettive agricolture che penalizzano l'importazione dei prodotti dai paesi poveri.
L'evidente contraddizione è risolta dall'amministrazione Bush con l'impegno a raddoppiare nei prossimi tre anni i 5 miliardi di dollari destinati a finanziare gli aiuti allo sviluppo, o meglio, secondo la nuova filosofia americana, per promuovere l'azione congiunta di interventi pubblici e privati sul principio "commercio e non aiuti'' e dedicati solo ai "governi amici'' degli Usa. Fra gli impegni annunciati ci sono i 53 milioni di dollari in 4 anni per salvare le foreste del Congo e i 970 milioni per nuove fonti di acqua potabile in diversi paesi poveri. Gli Usa sono tra i principali protagonisti dei ben 562 progetti di collaborazione bilaterale firmati durante il vertice sudafricano; una quantità di accordi bilaterali in evidente contrasto con i fallimentari risultati ufficiali del vertice che puntava a intese multilaterali.
Powell ha chiuso il suo intervento scatenando la protesta anche di diversi delegati ufficiali quando ha criticato lo Zambia per aver rifiutato gli aiuti alimentari americani, aiuti respinti perché costituiti da alimenti geneticamente modificati. Nel capitolo sulle biotecnologie del Piano d'azione i delegati americani hanno lavorato per togliere ogni riferimento al diritto all'autodeterminazione alimentare e al principio di precauzione che impedisce l'introduzione di una nuova manipolazione genetica prima che ne sia dimostrata la non pericolosità. Fra gli accordi bilaterali sottoscritti a margine del vertice ve ne sono diversi che hanno per protagoniste le multinazionali alimentari che sperimentano gli organismi geneticamente modificati; paesi poveri le cui terre più fertili sono state requisite dalle multinazionali del settore o impiegate nelle monoculture di prodotti da esportare in Occidente per pagare i debiti e che già dipendono dagli aiuti alimentari saranno i laboratori a cielo aperto dei nuovi prodotti. E le popolazioni le cavie degli esperimenti. Le multinazionali difficilmente pagheranno gli eventuali danni per la mancata intesa sull'altro capitolo delle responsabilità penali e civili.
Gran parte del Piano d'azione sui problemi della lotta alla povertà, all'inquinamento dell'aria e marino, all'estinzione delle specie, per la messa al bando delle sostanze chimiche nocive, migliorare la disponibilità di acqua potabile e di servizi alle popolazioni che non ne hanno, sviluppare energie alternative era stato concordato dai rappresentanti dei 189 paesi partecipanti al vertice mondiale nei negoziati conclusi il 2 settembre e del quale abbiamo parlato sul numero scorso de il Bolscevico.
Fra i commenti negativi di esponenti delle organizzazioni non governative che per protesta hanno abbandonato il vertice prima della fine dei lavori è da segnalare la denuncia sull'impegno di dimezzare entro il 2015 il numero di coloro che non hanno accesso all'acqua potabile; un obiettivo che riguarda 2,4 miliardi di persone troppo lontano nel tempo e soprattutto che non è accompagnato da alcun impegno sulla gestione delle fonti d'acqua, dei fiumi e dei bacini che interessano più paesi. Non è una questione secondaria né dal punto di vista ambientale né politico, basta pensare al controllo sulle preziose sorgenti d'acqua delle colonie impiantate dagli occupanti sionisti sui territori palestinesi.
Fra le novità degli ultimi interventi ci sono state gli annunci di Russia, Cina e Canada sull'adesione al protocollo di Kyoto; l'entrata in vigore dell'accordo giapponese del 1997 era subordinata all'adesione di almeno 55 paesi e comunque di un numero tale da coprire il 55% delle emissioni di anidride carbonica contate nel 1990. Il protocollo era bloccato dall'opposizione degli Usa, che sono i maggiori responsabili dell'inquinamento da anidride carbonica col 36% del totale delle emissioni, e da altri grandi inquinatori come Russia e Cina; assieme i tre paesi sono responsabili di oltre il 67% delle emissioni. L'adesione di Russia, Cina e Canada al protocollo ne renderà possibile l'applicazione; una decisione che ha fatto esultare i rappresentanti della Ue a partire dal presidente della Commissione Romano Prodi che due giorni prima si erano arresi alle pretese Usa di non definire impegni sullo sviluppo delle energie rinnovabili, quelle non inquinanti.
Una esultanza fuori luogo perché in fin dei conti il compromesso al ribasso sulle energie rinnovabili e la stessa applicazione del protocollo di Kyoto non abbatteranno l'effetto serra. Non solo le quote di riduzione dei gas che provocano l'effetto previste da Kyoto sono insufficienti: il 5,2% entro il 2012 di quelle contate nel 1990. E ci sono paesi come l'Italia che in 12 anni le ha invece aumentate del 5%. Ma il protocollo dà anche la possibilità ai paesi inquinatori di non ridurre le emissioni comprando quote da altri paesi che invece le riducono; secondo alcune stime il mercato delle emissioni potrebbe generare un giro d'affari di 150 miliardi di dollari entro il 2012. Un esempio è la Russia che per lo smantellamento del proprio apparato industriale pubblico oggi ha emissioni del 20% rispetto al 1990 e può quindi vendere le quote relative a quasi tutta la differenza fino all'80%; l'ingresso nel mercato di Kyoto è una delle ragioni dell'adesione della Russia.

10 settembre 2002