Una vergogna dell'imperialismo Usa
Il lager di Guantanamo

I primi processi in Usa contro i soldati americani che hanno torturato i prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib si sono chiusi con miti condanne. Ad alcuni di quelli in corso saranno chiamati a testimoniare anche i responsabili militari del contingente di occupazione in Iraq ma finora resta in atto il tentativo della Casa Bianca di coprire la vergognosa vicenda con la punizione delle poche "mele marce" nella speranza che col passare del tempo finisca nel dimenticatoio. Le responsabilità politiche e materiali dell'amministrazione Bush e dei vertici del Pentagono e della Cia restano a tutto tondo. La conferma che quanto accaduto nel carcere di Baghdad non è un incidente di percorso si ha dalle rivelazioni su quanto è accaduto a Camp Delta nella prigione di Guantanamo, il lager costruito nella base sull'isola di Cuba dove dal gennaio 2002 è rinchiuso un numero imprecisato di detenuti provenienti in gran parte dall'Afghanistan, sospettati di essere "terroristi" o fiancheggiatori del terrorismo.
I detenuti di Guantanamo sono definiti arbitrariamente dagli Usa "combattenti illegali" per i quali quindi non valgono le regole sul trattamento dei prigionieri definite nella Convenzione di Ginevra, non hanno nessun diritto, sono degli oggetti in mano ai loro aguzzini che seguono le direttive dell'amministrazione Bush. Il mese scorso alcuni quotidiani americani hanno rivelato l'esistenza di un manuale segreto sulle tecniche di interrogatorio, messo a punto verso la fine del 2002, compilato per il supercarcere di Guantanamo e approvato dai vertici del Pentagono e del Dipartimento della giustizia, nonché dal ministro della Difesa Donald Rumsfeld, uno dei tanti che ha "scoperto" l'esistenza delle torture solo pochi mesi fa.
Fra i metodi approvati vi sono la privazione del sonno, l'interrogatorio senza vestiti, l'esposizione a temperature estreme di freddo o caldo, la cosiddetta "aggressione sensoriale" con musica a tutto volume o luce molto intensa per lunghi periodi. Le stesse tecniche successivamente applicate in Iraq. L'ipocrita vademecum del torturatore non prevede torture fisiche dirette "per esercitare la massima coercizione fisica senza però valicare i limiti della legalità", ha spiegato alla stampa uno degli avvocati chiamato dal Pentagono a stendere il documento. A chiedere l'emissione di un regolamento su queste "nuove tecniche" di interrogatorio dei prigionieri era stato il responsabile del carcere di Guantanamo, il generale Geoffrey Miller, che aveva preso il posto di un altro generale ritenuto troppo comprensivo verso i detenuti e che per i meriti acquisiti sul campo nella base cubana è stato nominato responsabile delle carceri irachene dopo lo scandalo di Abu Ghraib. Fra i suoi meriti Miller vanta di aver ottenuto confessioni di almeno tre quarti dei dichiarati 650 detenuti di Guantanamo.
La tortura fisica sembrerebbe bandita, quella psicologica invece andrebbe bene. è una distinzione ipocrita che non assolve affatto mandanti e esecutori delle torture comunque realizzate. Ma a quanto pare il breviario delle torture non è neanche stato applicato alla perfezione dato che alle cronache restano fra gli altri 4 procedimenti giudiziari per torture fisiche a Guantanamo e per le almeno 3 morti ufficiali nel carcere della base americana di Bagram in Afghanistan. Delle condizioni dei detenuti di Guantanamo parlano anche i 34 tentativi di suicidio resi noti. Questo riguardo a quanto è avvenuto nei lager conosciuti; nulla si sa di cosa succeda nei cosiddetti "Hotel California", i centri segreti messi in piedi dalla Cia in varie parti del mondo dopo l'11 settembre.
Una vicenda esplicativa è quella di tre giovani inglesi di origine pachistana consegnati nel marzo scorso ai tribunali inglesi che ci hanno messo un attimo ad accertare le prove della loro estraneità alle accuse rivoltegli dagli accusatori americani. Per due anni erano "spariti" nel lager di Guantanamo e sottoposti a torture dagli aguzzini americani e inglesi. In precedenza erano stati detenuti in vari carceri e campi dell'Afghanistan, una odissea nella quale secondo l'Alto commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite sono finiti almeno 35 mila prigionieri; di questi ne risultano vivi poco più di 4 mila.
Altra prova è l'esistenza di video girati nel lager di Camp Delta a scopo didattico, per insegnare le "tecniche di interrogatorio" verso i detenuti che non vogliono collaborare. Il contenuto di questi video è stato raccontato da un cittadino britannico, anch'egli liberato nel marzo scorso dopo 22 mesi di prigionia: "mi hanno spruzzato in faccia gas lacrimogeni finché non ho cominciato a vomitare, mi hanno gettato a terra, infilato la testa nel cesso e tirato la catena. Mi hanno legato come una bestia, preso a calci e pugni, trascinato in cella in catene". Tutto registrato su video.
23 giugno 2004