La Russa: "Rimaniamo in Afghanistan e arriveremo a 4 mila soldati"
Governo, PD e UDC non hanno imparato nemmeno l'ultima lezione della Resistenza afghana che è costata la vita a due alpini
L'Italia deve ritirarsi subito dall'Afghanistan

Nonostante la morte di altri due soldati il governo non ha nessuna intenzione di "ripensare" la missione di guerra, come qualche voce isolata tipo il ministro Calderoli si era lasciato incautamente sfuggire, ma anzi riconferma il programma di inviare in Afghanistan altri 1.000 uomini che faranno salire il contingente italiano a 4.000 unità. Lo ha ribadito il ministro della Difesa La Russa il 18 maggio alla Camera, in un'informativa urgente sull'attentato della Resistenza Afgana in cui hanno perso la vita due alpini della "Taurinense" e altri due sono rimasti feriti, tra cui una soldatessa che ha riportato gravissime lesioni. Per inciso, a proposito di quest'ultima, il ministro fascista non ha perso l'occasione per una tirata demagogica pseudo femminista di esaltazione delle donne-soldato.
La tesi più assurda che il ministro ha cercato di sostenere con la sua ricostruzione dei fatti, e che tutti i gruppi parlamentari si sono guardati bene dal contestare, eccetto in parte l'Italia dei valori, è che proprio attentati come quest'ultimo contro la colonna meccanizzata degli alpini dimostrerebbero la debolezza degli "insorgenti", in quanto a suo dire "anche la natura degli attentati, il rarefarsi degli scontri a viso aperto, dei combattimenti, che pure in altre fasi vi sono stati, e l'utilizzo da parte dei terroristi della forma più vigliacca e subdola, quella della bomba nascosta nel percorso, stanno ad indicare una difficoltà del terrorismo degli insurgents ed una progressiva - va vista con cautela (sic) - avanzata della teoria di McChrystal, tesa a conquistare il territorio anche mediante la conquista del cuore e delle menti dei cittadini afgani".
Che poi è sempre la classica stupidità impotente di tutti gli aggressori imperialisti che si infuriano di fronte all'uso di giuste ed efficaci tattiche di guerriglia delle popolazioni aggredite nei confronti degli invasori infinitamente più forti e dotati di una superiorità di mezzi schiacciante. Da quando in qua gli invasori pretendono di imporre agli aggrediti anche le regole e i modi con cui questi dovrebbero combattere? Certo farebbe loro comodo che i resistenti afgani si lasciassero sterminare in campo aperto affrontando con i soli fucili gli eserciti imperialisti più forti e armati del mondo, anziché ricorrere giustamente alla guerrigla! Non è forse questa la stessa logica prepotente del più forte e non sono queste le stesse accuse di "vigliacchi" e di "terroristi" che usavano contro i partigiani i nazisti e i fascisti repubblichini, e che La Russa ben conosce essendone degno e dichiarato erede?
Il ministro ha poi giustificato la permanenza in Afghanistan e il rafforzamento del contingente militare italiano con la necessità di "tenere il più lontano possibile dalle nostre famiglie, dalle nostre case, dalle nostre città, dalle nostre nazioni, il pericolo del terrorismo con cui dobbiamo abituarci a convivere almeno in questo secolo". Una tesi strumentale e questa sì terroristica, sposata in pieno e senza riserve anche dal PD, con l'intervento del vicepresidente dei deputati Alessandro Maran, il quale ha dichiarato subito che "la partecipazione alle missioni internazionali continua a costituire uno dei pilastri della politica estera dell'Italia, una scelta che non è in discussione. Non è in discussione l'opportunità di confermare e rafforzare il ruolo dell'Italia all'interno delle organizzazioni internazionali. È la natura stessa delle nuove minacce, dal terrorismo alla pirateria, che richiede risposte multilaterali, ed è proprio la natura collettiva delle missioni che conferisce ad esse legittimità e rende possibile un consenso bipartisan tra i diversi schieramenti politici".
È quasi superfluo aggiungere che oltre a questo plateale e vergognoso appoggio alla linea interventista e guerrafondaia del governo, il partito liberale di Bersani non ha mancato di sottolinearlo anche con ripetuti applausi sia al discorso del ministro fascista sia a quello del capogruppo del PDL, il piduista Cicchitto.
Lo stesso spirito interventista "bipartisan" trasudava anche nell'intervento del leader dell'UDC Casini, il quale da buon democristiano ipocrita più che sulla lotta al terrorismo preferiva calcare sulla "missione di pace", perché a suo dire, prendendosela con Di Pietro "assente nel dibattito ma che ha definito questa guerra illogica e sanguinaria", in Afghanistan "non c'è una guerra, semmai si risponde all'offesa perché nessun militare italiano è fuori dal territorio nazionale per fare delle guerre". Manco a dirlo strappando con questa sua tirata gli applausi anche di PDL, Lega e PD.
Dunque governo, PD e UDC non hanno imparato nulla neanche da quest'ultima lezione della Resistenza afghana che ha causato la morte di due alpini, il che porta a 24 le vittime tra i soldati italiani, e insistono pervicacemente nell'inseguire il miraggio di una "stabilizzazione" militare di quel paese attraverso nuovi invii di truppe e di mezzi. Mentre invece episodi tragici come questi dimostrano esattamente il contrario, che cioè la missione di guerra è votata inevitabilmente al fallimento e l'Italia si deve ritirare subito dall'Afghanistan.

26 maggio 2010