Esplode il dissenso sulla scelta congressuale di Nicolosi
"Lavoro e Società" perde pezzi
Cinque membri del direttivo nazionale firmano il documento alternativo: "La Cgil che vogliamo"

La scelta del coordinatore nazionale di "Lavoro e Società", Nicola Nicolosi, operata nel direttivo nazionale della Cgil del 9-10 novembre scorso, di appoggiare il documento congressuale presentato da Guglielmo Epifani, come primo firmatario, recante il titolo: "I diritti ed il lavoro oltre la crisi" e di avversare il documento alternativo sostenuto tra gli altri da Rinaldini, Podda e Moccia recante il titolo; "La Cgil che vogliamo", scelta questa fatta senza un chiaro mandato dell'area che essi rappresentano, ha fatto esplodere dissensi e contrasti destinati a crescere nelle prossime settimane e mesi.
Un segnale molto forte di questo dissenso, sfociato in una rottura senza rimedi è venuto da cinque membri del direttivo nazionale della Cgil che di fatto hanno lasciato "Lavoro e Società" dove vi facevano parte come esponenti di primo piano. Sono Vittorio Bardi (Fiom nazionale), Franca Peroni (Fp nazionale), Maurizio Scarpa (Filcams nazionale), Francesca Grondona (Segretario Fiom Genova), Rita Guglielmetti che hanno sottoscritto un documento datato 13 novembre dove spiegano perché non hanno condiviso la posizione di Nicolosi e si sono schierati con il documento alternativo. Non rinneghiamo nulla, ma "dobbiamo prendere atto - si legge - che una fase si è definitivamente chiusa. Già a partire dalla fine dello scorso congresso qualcosa si era incrinato... ma oggi, con l'adesione acritica alla linea di continuità proposta da Epifani, ancora prima di svolgere l'assemblea nazionale dell'area, questa esperienza collettiva è finita".
Nella situazione complessa e per certi versi nuova che stiamo attraversando, è necessario "per la Cgil come per altri soggetti sociali e politici - aggiungono - discontinuità e innovazione, e quindi una discussione vera e in profondità. Il Congresso può essere l'occasione per questa ricerca. Il documento congressuale 'La Cgil che vogliamo', che abbiamo sottoscritto" dà questa possibilità. Avendo presente gli attacchi scomposti lanciati da Nicolosi contro il documento alternativo e coloro che lo sostengono, i firmatari di questo documento pongono le seguenti domande: "vogliamo impegnarci a far sì che la discussione congressuale sia sul merito e non su anatemi? Che gli iscritti e le iscritte possano decidere e votare liberamente, senza pressioni indebite?".
Facciamo una discussione vera, facciamo esprimere liberamente gli iscritti e le iscritte, insistono. "In fondo, crediamo che, aldilà delle collocazioni reciproche, un congresso che discute con più opzioni sia una ricchezza che non mette in discussione l'unità della Cgil. Praticando questa modalità di confronto sarà possibile ritessere i rapporti per una sinistra sindacale più ampia e organizzata in Cgil". E citano in questo senso una "proposta innovativa" contenuta "nel documento congressuale che sosteniamo". Si tratta di aprire "una grande e libera discussione sulle forme e i modi di coinvolgimento dei nostri iscritti nei processi di formazione delle decisioni e nella formazione dei gruppi dirigenti, non escludendo il ricorso alle primarie tra gli strumenti di consultazione generalizzata tra gli iscritti", evitando però pericoli di plebiscitarismo.
Il rischio serio e concreto di un progressivo sgretolamento di "Lavoro e Società" e di una fuga ampia di suoi aderenti verso le aree sindacali di riferimento di Rinaldini, Cremaschi, Podda, ecc., se non è l'unica è certamente una delle ragioni importanti che hanno spinto Nicolosi ad attacchi ripetuti, insolitamente veementi, strumentali e, spesso, con argomentazioni infondate. Riducendosi così a fare il lavoro sporco per Epifani che elegantemente se ne sta a guardare senza profferire parola.
Il primo velenoso attacco Nicolosi lo ha concentrato sui sostenitori della mozione congressuale alternativa. Che dipinge come congiurati "che avevano qualcosa da far pagare a Epifani dopo il rimpasto della segreteria dell'anno scorso". "Tutto ha avuto inizio - afferma - l'anno scorso, quando Epifani ha operato una scelta di rottura, facendo uscire Maulucci e Guzzonato, la 'destra storica'... ma rompendo contemporaneamente con la 'sinistra', non facendo entrare Podda. Al contrario sono entrati Panini, Solari e Camusso". Ciò ha innestato, secondo Nicolosi, lo scontro "di due potenti segretari generali contro la confederazione, che è anche la volontà di proporre un diverso tipo di sindacato incentrato su maxi-categorie più che sulla confederazione".
Per sostenere la tesi del "complotto" di palazzo, Nicolosi torna più volte sulla eterogeneità dei promotori del documento alternativo e sulla stranezza che accanto ai Rinaldini, Podda, Cremaschi vi siano esponenti sindacali non collocabili a sinistra, come Moccia e Ronchi o addirittura di "destra" come Maulucci e Guzzonato.
Può essere, e in taluni casi è così, che vi sia chi nello scegliere quale mozione congressuale appoggiare pensi anzitutto alle proprie opportunità personali. Forse è lo stesso calcolo che ha fatto Nicolosi decidendo di appoggiare la mozione di Epifani. Insomma, fenomeni di carrierismo esistono senza dubbio in ambedue gli schieramenti. Quanto alla presenza di esponenti sindacali collocabili a "destra" nella Cgil, la parte congressuale scelta dal coordinatore di "Lavoro e Società" è piena. Nicolosi, arrampicandosi sugli specchi, ha provato anche a motivare, sui contenuti, l'allineamento di "Lavoro e Società" con la mozione congressuale di Epifani. Come? Elogiandola oltre modo, asserendo che essa è portatrice di posizioni che in realtà non ci sono. Criticando il documento alternativo con argomentazioni fantasiose, frutto di interpretazioni interessate, assegnando ad essi scopi inesistenti.
Ma su questo ci sarà modo di tornarci sopra in seguito.

25 novembre 2009