La norma approvata alla Camera dalla Casa del fascio
La legge sul conflitto di interessi è un bluff
Berlusconi potrà restare proprietario delle sue aziende
Il 13 luglio alla Camera, a riprova che la "crisi" del governo Berlusconi è solo nei sogni della "opposizione", con una seduta di un'oretta la Casa del fascio ha sbrigato in via definitiva la pratica della legge sul conflitto d'interessi. Una legge truffa, un colossale e sfacciato bluff, che "risolve" lo scandaloso, plateale conflitto di interessi in cui è coinvolto il presidente del Consiglio, proprietario di uno sterminato impero finanziario-mediatico, semplicemente dichiarando per legge che tale conflitto non esiste, cioè legalizzando lo stato di fatto esistente.
In base alla legge firmata da Frattini quando era ministro della Funzione pubblica, infatti, per far sparire come per magia il conflitto di interessi non è necessario che per governare Berlusconi si disfaccia delle sue enormi e tentacolari proprietà vendendole: basta che non detenga in esse cariche amministrative e dirigenziali, magari affidandole a parenti o a suoi uomini di fiducia. Il che è esattamente quello che aveva già fatto per tempo, cosicché per ottemperare agli obblighi della nuova legge non dovrà fare assolutamente nulla.
Per incappare nelle maglie di questa risibile legge, affinché cioè si possa almeno ipotizzare un conflitto di interessi, Berlusconi dovrebbe compiere, da capo del governo, degli atti tali da recare dei vantaggi "specifici" e "preferenziali" alle sue aziende o ad aziende intestate al proprio coniuge o ai suoi parenti più stretti, e tali anche da recare danno all'interesse pubblico. In altre parole, per poter parlare di conflitto di interessi, occorre non solo dimostrare che un determinato intervento politico, amministrativo o legislativo del premier va a vantaggio delle aziende di sua proprietà, ma bisogna dimostrare anche che favorisce solo ed esclusivamente le sue, poiché se va a vantaggio anche di altre il conflitto non si configura.
In queste condizioni, per esempio, forse questa legge sarebbe scattata per il decreto salva Rete4, ma non per la legge Gasparri, dato che il neoduce avrebbe potuto facilmente sostenere che quest'ultima non favoriva "solo" Mediaset. Inoltre la legge specifica che per esserci conflitto di interessi occorre anche dimostrare un danno per l'interesse pubblico, e questo renderebbe facilmente impugnabile, per esempio, anche l'eventuale condanna di un provvedimento scandaloso come il salvataggio della tv di Fede.

La beffa delle "Sanzioni"
Ma non è finita. Chi è che dovrebbe vigilare e controllare che l'operato del premier (o dei ministri, viceministri e commissari governativi, presidenti di provincia e sindaci di città metropolitane, a cui la legge è rivolta) non sia in contrasto con essa? Sono l'Authority per l'antitrust e - per quanto riguarda l'ambito editoriale-mediatico - l'Authority per le comunicazioni. Cioè due "garanti" nominati dai presidenti delle Camere, e quindi in ultima analisi espressione della maggioranza e del premier stesso. Senza contare che la legge affida proprio alla presidenza del Consiglio la facoltà di stabilire i profili professionali delle 15 persone da nominare per aiutare ciascuna Authority nell'opera di verifica e di controllo. Insomma, è il controllato che in qualche maniera sceglie i propri controllori!
Ma la vera e propria beffa è rappresentata dalle "sanzioni": che cosa rischia infatti il reo, nella fantascientifica ipotesi che qualcuno riesca a metterlo con le spalle al muro? Una semplice multa! E per di più nella misura massima dell'indebito vantaggio conseguito. Applicata ad un ladro questa norma equivarrebbe a lasciarlo andare libero dopo avergli ripreso la refurtiva. E pensare che questa "esemplare punizione" è stata voluta espressamente da Ciampi, evidentemente per rendere meno oscena la legge che si è assunto la responsabilità di firmare. Il testo originario di Frattini, infatti, prevedeva addirittura una semplice "sanzione morale". Proprio così, una tirata d'orecchie politica da parte del Parlamento. Il quale invece viene completamente ignorato dalla legge, salvo il diritto di essere "informato" dai due "garanti" sulle eventuali infrazioni rilevate e di ricevere da loro una relazione trimestrale sullo stato dell'attività di controllo e vigilanza.
"è il provvedimento più organico che esista rispetto a qualsiasi altro paese europeo. Molti Stati non hanno una norma simile. In Italia ora questa legge c'è, ed è una legge seria", ha commentato soddisfatto Frattini con supremo sprezzo del ridicolo. Confermando tuttavia con ciò che il governo Berlusconi non è un governo di destra qualsiasi, ma un governo fascista in piena regola. Bisogna riandare infatti al ventennio mussoliniano per trovare concentrato in una sola persona un potere così vasto, incontrastato e garantito dalle leggi dello Stato.

L'arrendevolezza dell'"opposizione"
La cosa ancor più scandalosa è che stavolta l'"opposizione" non ha fatto la minima piega al varo della legge. Non è uscita dall'aula, come fece in una precedente votazione nel febbraio del 2002, né ha fatto il minimo tentativo di ostruzionismo. E nemmeno ha annunciato di volerla abrogare con un referendum. Si è semplicemente limitata a dichiarare tra i denti che la legge sarà "cambiata" quando il "centro-sinistra" sarà di nuovo al governo. Anzi, sembra quasi che la "sinistra" borghese consideri una "vittoria" il solo fatto che Berlusconi sia stato "costretto" ad approvarla su pressione dell'UDC, che ne aveva fatto uno dei motivi del contenzioso nella "verifica" di maggioranza ingaggiata col neoduce, e che poi ha disciplinatamente votato assieme a tutta la Casa del fascio.
Sembra infatti che Berlusconi preferisse rinviare l'approvazione della legge all'anno prossimo, a dopo la scadenza del mandato di Tesauro, l'attuale "garante" dell'Antitrust ritenuto troppo vicino all'ex DC Mancino. Ma se anche fosse, per presentare l'approvazione della legge come una sua "sconfitta" bisogna essere proprio stolti o in malafede. Magari per nascondere dietro ciò l'onta indelebile di non aver varato una vera legge sul conflitto di interessi durante i cinque lunghi anni dei governi di "centro-sinistra", quando c'erano tutte le condizioni favorevoli per tagliare le unghie al neoduce; e invece la "sinistra" borghese, D'Alema in testa, trescava con lui nella Bicamerale golpista per fare la controriforma neofascista, presidenzialista e federalista della Costituzione.
Persino un anticomunista, liberista e presidenzialista incallito come Sartori è più a sinistra della "sinistra" borghese nel denunciare la legge sul conflitto di interessi, il che è tutto dire: "La Frattini è, assieme alla concomitante legge Gasparri, una vergogna" - ha dichiarato infatti Sartori a `la Repubblica' del 15 luglio - eppure è stata sollecitata (con un'intelligenza che mi sfugge) un po' da tutti. Tutti o quasi a chiedere: perché Berlusconi non la vara? Perché viola la promessa dei cento giorni? Debbo immaginare appunto che tutti questi signori saranno contenti. Finalmente il conflitto di interessi non ci minaccia più. La patria del diritto è riuscita a farlo sparire. Dimenticandosi di un piccolo particolare, chi ha proprietà è di per sé potere... La realtà è che fino a ieri potevamo denunciare lo scandalo del conflitto di interessi. Ormai la fattispecie non esiste più. Abolita per legge".
21 luglio 2004