NON C'E' CONTRADDIZIONE TRA GLI INSEGNAMENTI DI LENIN E L'ASTENSIONISMO DEL PMLI?
Cari compagni, scrivo questa lettera per chiedere chiarimenti in merito ad alcuni "dubbi" che mi sono sorti nello studio dell'opera di Lenin: "L'estremismo, malattia infantile del comunismo".
Premetto che non vi sono dubbi in me circa l'astensionismo e quindi il non utilizzo del parlamento borghese nel momento attuale, però nell'opera di Lenin ho trovato dei passi che a me non sembrano corrispondere alla nostra tattica attuale. Preciso che sicuramente sarò io a non interpretare a dovere le parole del grande Lenin ed è per questo che vi chiedo di dissipare un'"incertezza", un "dubbio", per evitare che si possa trasformare in un errore.
Questi passi sono contenuti nel capitolo VII "Partecipare ai parlamenti borghesi?" e io li riassumo brevemente:
1. "La lotta dalla tribuna parlamentare è obbligatoria per il partito del proletariato rivoluzionario, precisamente al fine di educare gli strati arretrati della propria classe..."
2. "...ciò che conta... se e fino a qual punto le grandi masse lavoratrici sono pronte (ideologicamente, politicamente, praticamente) ad accettare il regime dei soviet..."
3. "è dimostrato che persino alcune settimane prima della vittoria della Repubblica dei Soviet, e persino dopo questa vittoria, la partecipazione a un parlamento democratico borghese, non solo non nuoce al proletariato rivoluzionario, ma gli rende più facile dimostrare alle masse arretrate perché tali parlamenti meritano di essere sciolti..."
Questi in particolare sono i passi che mi hanno fatto fare un po' di confusione ideologica.
Anche perché sul n. 22 de "Il Bolscevico" appare l'articolo: "Il paradosso elettorale" in cui si dice che ad astenersi è la parte più avanzata del proletariato e delle masse. Ebbene, secondo Lenin, occorre utilizzare il parlamento per mostrare la sua vera natura alle masse ingannate: (Lenin) "Anche se non 'milioni' e 'legioni', ma semplicemente una minoranza abbastanza importante degli operai industriali segue i preti cattolici, e una maggioranza importante degli operai della campagna segue i proprietari terrieri e i contadini ricchi..." (segue citazione 1 riportata in precedenza).
Devo dire che, pur condividendo e sostenendo l'attuale linea astensionista, non sono riuscito a risolvere questo "dilemma" e vi chiedo aiuto.


Accorto Rosso

Hai fatto bene a porre i tuoi dubbi sull'astensionismo del PMLI. Ma non ti scordare che gli insegnamenti dei maestri non vanno applicati meccanicamente e senza tenere presente la situazione concreta del proprio Paese.
Ciò che dice Lenin nella celebre opera "L'estremismo, malattia infantile del comunismo" circa il parlamento borghese e il suo utilizzo era assolutamente giusto per allora e, per quanto riguarda l'Italia, fino alla Grande Rivolta del Sessantotto. Era la risposta fulminante necessaria per mettere Ko gli "ultrasinistri" come Bordiga. Le sue indicazioni elettorali corrispondevano perfettamente alla situazione di allora sia per quanto riguarda la costruzione del Partito, l'esperienza politica e parlamentare e il livello di coscienza delle masse russe e mondiali, specie in occidente, e la strategia della rivoluzione socialista.
Anche Mao, diciotto anni dopo, sosteneva la necessità di utilizzare il parlamento nei paesi capitalisti "a meno che in questi non regni il fascismo e non ci si trovi in pericolo di guerra" (cfr. "Problemi della guerra e della strategia", 6.11.38, p. 227, vol. II). Nel '71, però, l'editoriale del "Quotidiano del popolo", organo del CC del PCC, facendo il bilancio dell'utilizzazione del parlamento borghese da parte dei partiti marxisti-leninisti, mette in discussione tale utilizzazione. Vedi il passaggio ad hoc di tale articolo riportato su "Il Bolscevico" n. 13/01.
Il nostro Partito ha sempre detto, e lo ha ripetuto anche nel documento dell'Ufficio politico del 9 Aprile 2001, che "nel passato, in altre condizioni e quando ancora le masse credevano nel parlamento, i marxisti-leninisti usavano anche la tribuna parlamentare per combattere la borghesia e il capitalismo. Ma mutata la situazione, ormai da tempo, esaurita l'esperienza parlamentare, constatato che un numero rilevantissimo e crescente di elettrici e di elettori ha perso ogni fiducia nel parlamento... non è più necessario, utile e opportuno continuare a usare quella tribuna".
Questa è la chiave per capire la nostra tattica astensionista e i motivi per cui le giuste indicazioni di Lenin di allora, 1920, non possono essere applicate oggi in Italia, e non solo in Italia.
Il problema di fondo che allora aveva Lenin, e con lui tutti gli autentici marxisti-leninisti del mondo, era quello di stabilire una tattica elettorale che fosse in grado di dimostrare alle masse arretrate la natura del parlamento borghese e di spingerle alla lotta rivoluzionaria per abbattere il parlamento e realizzare il socialismo.
In Italia, ma anche in diversi paesi capitalisti, vedi l'ultimo risultato elettorale in Inghilterra, la prima parte di questo problema ormai non esiste più. Sempre di più le masse spontaneamente si astengono alle elezioni delegittimando il parlamento. Anche se ideologicamente non hanno ancora compreso la sua natura di classe. Ma questa coscienza è impossibile acquisirla finché le masse non vengono a contatto col PMLI. Rimane aperta la seconda parte di tale problema, l'acquisizione della coscienza rivoluzionaria, ecc., che si risolve solo con la conquista al Partito della parte più avanzata del proletariato e delle masse.
L'articolo dal titolo "Il paradosso elettorale", scritto ma non firmato dal compagno Giovanni Scuderi, poneva proprio l'accento su questo. Visto che nelle ultime elezioni politiche del 13 maggio un congruo numero di astensionisti di sinistra era ritornato a votare sotto le pressioni e i ricatti morali dell'Ulivo e del PRC che agitavano strumentalmente il pericolo della destra di Berlusconi.
In effetti, la componente maggioritaria della parte più avanzata del proletariato e delle masse, è tuttora più legata al parlamentarismo, non all'astensionismo come dici tu citando erroneamente il suddetto articolo, rispetto alle masse più arretrate e intermedie. Ciò non deve sorprendere dal momento che tali forze sociali in un modo o nell'altro sono ancora legate al PRC, al PdCI e alla "sinistra" DS.
Se anche noi praticassimo l'elettoralismo e il parlamentarismo queste forze difficilmente capirebbero perché dovrebbero passare al PMLI e intraprendere la via dell'Ottobre.
Riassumendo. Le indicazioni elettorali di Lenin erano giuste ieri anche per l'Italia, ma non più nel nostro caso. Oggi l'astensionismo, le Assemblee popolari e i Comitati popolari costituiscono le misure più appropriate per far capire alle masse, cominciando dalla parte più avanzata del proletariato e delle nuove generazioni, la natura, la funzione e gli scopi dell'elettoralismo e del parlamentarismo borghesi, nonché per elevare la loro coscienza e combattività rivoluzionarie.
Il nostro Partito sapeva benissimo che adottando la tattica elettorale astensionista ci sarebbero stati dei problemi sull'interpretazione corretta degli insegnamenti elettorali di Lenin. Per questo, nei documenti e nei discorsi elettorali, ha sempre cercato di argomentare bene la propria posizione antiparlamentare. Con ciò ci siamo assunti una grossa responsabilità ma era in gioco, in ultima analisi, il marxismo vivo, lo sviluppo del marxismo-leninismo-pensiero di Mao circa l'elettoralismo e la lotta allo Stato borghese.
La stessa responsabilità che ci siamo assunti successivamente, in questi ultimi anni, riguardo alla nostra linea sindacale. Anche su ciò abbiamo dovuto "fare i conti con Lenin" che, sempre nell'"Estremismo..." ha indicato che "bisogna lavorare nei sindacati reazionari". Cosa che abbiamo fatto e continuiamo a fare prevalentemente nella Cgil, non più però per conquistarne la direzione e cambiarne la linea, ma, seguendo l'indicazione del documento dell'Ufficio politico del PMLI, con la prospettiva di realizzare dal basso un grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori fondato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee generali dei lavoratori.
Con questo ci pare di non aver tolto nulla a Lenin e ai suoi insegnamenti. Anzi ci siamo avvalsi di essi e del metodo di analisi di Lenin per sviluppare la linea del PMLI circa la lotta elettorale e il lavoro sindacale.