Le liberalizzazioni di Prodi e Bersani rientrano nella strategia delle privatizzazioni

Le liberalizzazioni proposte dal ministro per lo sviluppo economico, Pierluigi Bersani, per la vendita dei farmaci da banco nei supermercati, l'abolizione dei tariffari degli ordini professionali, l'ampliamento delle licenze dei taxi, l'apertura da parte dei comuni ai privati per integrare i trasporti pubblici urbani, la cancellazione dei vincoli per la produzione del pane, e altre di minore entità, approvate in parlamento il 21 luglio scorso, rappresentano solo un primo pacchetto di misure, cui faranno seguito altre di livello superiore, ciò nell'ambito di una strategia fondata sulle privatizzazioni. A differenza dei reticenti e compiacenti ministri del PRC e del PdCI che queste liberalizzazioni le hanno appoggiate con entusiasmo, noi marxisti-leninisti abbiamo denunciato subito il segno liberista delle misure governative e i successivi probabili sviluppi.
Conferma quanto detto sopra, in modo chiaro, il ministro diessino Bersani in un'intervista a l'Unità del 23.07. Inalberandosi contro chi lo accusa di aver fatto una mezza marcia indietro e di aver scatenato un "pandemonio" a fronte di misure di scarso rilievo, dice: "Questa critica che avrei presentato un progetto de minimis non sta in piedi. Siamo solo all'inizio - precisa - di un processo... in più ho presentato un progetto di legge e una legge delega per i servizi pubblici e la class action. La legge delega sui temi dell'energia, inoltre consente di andare avanti nella liberalizzazione del settore".
Anche le ferrovie rientrano nella stessa strategia privatizzatrice. A questo proposito il ministro aggiunge: "Vorrei anche ricordare che nella Finanziaria del 2001 presentai un piano di liberalizzazione del trasporto di merci e persone su ferrovia: adesso che la nostra rete su rotaia si sta sviluppando (evidentemente si riferisce all'Alta velocità, ndr) non vorrei avere rotaie nuove senza treni. Per cui mi aspetto qualche risposta industriale, anche dai privati"."Liberalizzare è di sinistra", la "civilizzazione del mercato tocca alla sinistra", teorizza senza pudore Bersani, dimenticandosi però di caratterizzare la sua visione di "sinistra" come borghese, al servizio del capitalismo italiano. Le privatizzazioni insomma andranno avanti eccome col governo Prodi. Lo ribadisce anche il ministro dell'Economia, Padoa Schioppa, il quale, nel corso di un'audizione in Senato, perora "la possibilità dell'ingresso di capitale privato" nelle ferrovie oltre che nelle Poste, così come accaduto in precedenza per altre aziende a proprietà statale. Quantunque "oggi - spiega - sia più complicato perché ciò che poteva essere privatizzato è stato privatizzato". Tant'è che per Enel e Eni: "la partecipazione dello Stato è giunta al limite al di sotto del quale queste aziende sarebbero sottoposte al rischi di un'offerta pubblica di acquisto".
Per quanto complicata, Padoa Schioppa fa capire che l'azione di privatizzazione procederà anche nel settore energetico. "Se un'impresa - sostiene in modo curioso- resta di proprietà pubblica e dà lauti dividendi allo Stato che fanno bene al bilancio dello Stato ma possono far male all'economia perché ci fanno pagare, per esempio, più cara l'energia di come la pagano altri, può giovare ai conti dello Stato ma non giova allo sviluppo economico".
Berlusconi e Montezemolo, rispettivamente leader della casa del fascio e presidente della Confindustria, hanno ampi margini per applaudire. Ma Bertinotti, Giordano e Diliberto?

6 settembre 2006