Bassolino e la Iervolino hanno buttato al vento 11 anni di governo
Liberiamo Napoli dalla camorra
Lavoro, sviluppo, industrializzazione
Redazione di Napoli
I quasi 120 morti ammazzati dall'inizio dell'anno e l'escalation di barbarie delle ultime settimane hanno riportato di colpo all'attenzione dei mass-media la presenza capillare della camorra sul territorio napoletano.
Per oltre un decennio la martellante propaganda bassoliniana sul "rinascimento di Napoli e della Campania" e l'omertoso silenzio di tutti i governi che si sono succeduti alla guida del paese avevano contribuito alla favola del ridimensionamento della criminalità organizzata.
Con l'avvento del 2° governo del neoduce Berlusconi nel 2001, che ha completato l'instaurazione del regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, si arrivò a sostenere che "con la mafia bisogna convivere" (dichiarazione del ministro dei trasporti ed infrastrutture Pietro Lunardi) e le commissioni parlamentari derubricarono la camorra dalle organizzazioni criminali più pericolose del Paese.
Questo mentre centinaia di clan camorristico-mafiosi continuavano pressoché indisturbati ad avere in mano parti importanti del potere economico, finanziario e politico, in molti comuni della provincia di Napoli, Caserta, Avellino, Salerno e Benevento e negli stessi capoluoghi.
Camorra, mafia, 'ndrangheta e sacra corona unita non solo non erano affatto scomparse, ma si erano riorganizzate velocemente e ad un livello più alto, diventando ancora di più parte integrante del sistema capitalistico e ancor più strettamente legate ai governi locali e nazionali che ne reggono le sorti, come dimostrano le vicende di mafia che vedono coinvolto il governatore siciliano Totò Cuffaro e il senatore forzista Dell'Utri nonché le recenti inchieste di Potenza e di Catanzaro.
Le collusioni tra la mafia, l'alta finanza nazionale e internazionale e gli apparati dello Stato, il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu sembra non conoscerle quando il 6 novembre in visita a Napoli ha avuto il coraggio di affermare che "l'unica soluzione immediata sarebbe l'abolizione del peccato originale dal cuore degli uomini, non esiste soluzione immediata, l'esercito può aiutare ma quando c'è escalation di violenza non esiste misura che metta tutto in ordine, non esiste se non una presa di coscienza con la necessità di diventare tutti più civili. Napoli non si salva se i cittadini onesti e laboriosi non si schierano con le istituzioni".

Convergenze tra la linea del governo e quella dei DS e Bassolino
La sanguinosa guerra in atto nel napoletano è stata sinistramente presa a pretesto da parte della Casa del fascio per rilanciare una lunga serie di misure antipopolari e liberticide, a cui l'"opposizione" parlamentare ha dato prontamente il suo appoggio cosiddetto "bipartisan" per sferrare l'ennesimo devastante attacco alla magistratura che sta lottando compatta contro la controriforma giudiziaria in via di approvazione in Parlamento che ha l'obiettivo di sottometterla all'esecutivo come ai tempi di Mussolini.
Piero Grasso - procuratore di Palermo - durante una lezione di "storia della criminalità organizzata" tenutasi nella facoltà di giurisprudenza Roma 3 ha affermato senza mezzi termini: "Oggi è in atto, sotto tutti i profili, una delegittimazione della magistratura e questo fa il gioco della mafia. Non ci sono più simboli dell'antimafia, siamo bastonati, messi all'angolo, vilipesi".
Il ministro leghista della giustizia Castelli, come se la magistratura non esistesse affatto e utilizzando un metodo classico dei capi camorristi per assoldare killer, ha appoggiato la taglia proposta dal collega ministro Calderoli di 25 mila euro per acciuffare "vivo o morto" l'assassino di un benzinaio di Lecco.
Un "pacchetto di provvedimenti anticrimine", che prevede tra l'altro l'abolizione di uno dei tre gradi di giudizio nei processi penali, sta per sbarcare nel parlamento nero come emendamento alla cosiddetta legge sulla abbreviazione dei termini di prescrizione dei reati detta anche "salva Previti", ovviamente presentata, come quella "salva Berlusconi", da Forza mafiosi.
Il presidente dell'Antimafia, Centauro, anch'egli "paradossalmente" di Forza Italia, ha annunciato "presto altre 20 carceri, da costruire in tre anni, con opere affidate ai privati" mentre per il presidente del tribunale per i minorenni di Napoli, Stefano Trapani "bisogna subito abbassare da 14 a 12 anni la soglia di imputabilità dei minori e che, qualora vi sia una imputazione a carico di un minorenne, anche i genitori debbano essere giudicati, e possano essere soggetti a pene fino alla perdita della potestà genitoriale". Voce fuori dal coro quella dell'ex pm della Procura di Napoli Aldo Policastro che afferma: "Dire che le leggi sono troppo permissive sono sciocchezze buttate sul campo nei momenti di emergenza: lo scopo è rivendicare più carcere, più repressione, pene più severe, e sostenere che la polizia arresta e i magistrati scarcerano. Non è con l'attività di repressione di massa e con una giustizia sommaria che si risolve il problema".
La neopodestà DC Iervolino, tutta concentrata a difendere l'immagine edulcorata di Napoli nel mondo, bacchettava infuriata il conduttore della trasmissione di Rai Tre "Ballarò" per avere osato mandare in onda un servizio sul degrado e l'abbandono delle periferie di Napoli con uno spaccato sul dilagare della disoccupazione e della tossicodipendenza tra i giovani e un breve accenno all'esasperazione e alla rabbia delle masse popolari del quartiere di Scampia nei confronti sia delle istituzioni sia della camorra. La direzione dei DS, ormai completamente omologata sulle classiche rivendicazioni dei fascisti, invocavano per Napoli l'intervento dell'esercito. Giuseppe Lumia, capogruppo DS alla Commissione parlamentare antimafia ha chiesto al ministero dell'Interno "1.500 uomini per tre anni", sottolineando che "non importa se indossino la divisa dell'esercito italiano o quella della polizia, dei carabinieri o della guardia di finanza".
Tra i più decisi e convinti sulla totale militarizzazione neofascista del territorio partenopeo c'è il governatore Antonio Bassolino, fresco candidato alle prossime elezioni regionali del 2005: "Servono più uomini? Più risorse? Più mezzi? - ha detto con tono ducesco - Li predispongano subito. I cittadini hanno bisogno di vedere più divise nelle strade, e di questo si deve fare carico il Parlamento; si tagli in altre direzioni e ci siano stanziamenti straordinari per la sicurezza di Napoli e della sua area Metropolitana".
"Dall'altro lato" gli esponenti della Casa del fascio stanno utilizzando la situazione a fini elettorali, per fare cuocere nel brodo della guerra di camorra le amministrazioni di "centro-sinistra", invocare il fallimento della loro azione politica e spostare l'attenzione dagli spaventosi tagli governativi al Mezzogiorno ed alla spesa sociale e presentarsi come i "salvatori della patria".
Del resto la camorra era già stata utilizzata come una clava politica dal ministro Pisanu che su pressione dei senatori Emiddio Novi di FI e Michele Florino di AN (della DIA), ha sciolto per "infiltrazione camorrista" numerosi consigli comunali amministrati dal "centro-sinistra" a seguito dell'utilizzo "perverso" della legge 142 del 1990 che concede al Ministero dell'Interno, di concerto con la Prefettura, la prerogativa d'istituire commissioni di accesso incaricate d'indagare qualora vengano segnalate situazioni di sospetta collusione tra la criminalità organizzata e le amministrazioni locali. Una sentenza del Tar riabilitava e reinsediava i consigli comunali nel frattempo commissariati dal governo di Marano e Portici (in provincia di Napoli). "I giudici del Tar saranno puniti dal Parlamento", minacciavano i senatori della Casa del fascio mentre il sindaco di Marano Mauro Bertini (PdCI), in una recente intervista, replicava: "mettere Novi e Florino all'Antimafia è come mettere Pacciani ad indagare sui delitti del mostro di Firenze!"

La militarizzazione del territorio
Nel momento in cui scriviamo alcuni quartieri dell'area Nord di Napoli sono totalmente militarizzati dalle "forze dell'ordine": gli elicotteri e le telecamere spiano ogni movimento degli abitanti nelle case e per le strade, centinaia di uomini sono sparpagliati per le strade. è la cosiddetta risposta "forte e dura" dello Stato invocata dal rinnegato Bassolino che, ribadiamo, non serve affatto a combattere la camorra, ma soltanto ad aggiungere oppressione a oppressione. Del resto è sotto gli occhi di tutti, e lo ha dovuto ammettere a denti stretti la stessa Iervolino, che nei quartieri degradati della periferia di Napoli lo straordinario schieramento delle "forze dell'ordine" è solo una facciata per far vedere alla gente che lo Stato è presente e non connivente. Nei fatti, non è servito affatto a fermare la mattanza né a scalfire minimamente il dominio dei trust camorristi, anzi 3 uomini sono stati uccisi, bruciati vivi e portati appositamente nella zona più presidiata di Scampia, un venditore ambulante è stato freddato proprio sotto la caserma inaugurata nei pressi di Piazza Carlo III due giorni prima dal capo della polizia Gianni De Gennaro, un altro uomo veniva assassinato mentre la Iervolino magnificava in Tv le tecnologicissime apparecchiature della questura centrale per spiare "ogni angolo e ogni passante" di Napoli.
L'operazione "Alto Impatto" prorogata sine die per volontà delle istituzioni locali e quella in corso sono servite per fare retate di tossicodipendenti e di ladri di mele, a perseguitare venditori ambulanti, senza tetto e immigrati. Alla fine di novembre il campo lager di Secondigliano è stato messo a soqquadro dalle "forze dell'ordine", oltre 50 Rom privati di ogni diritto alla difesa legale sono stati portati in Questura e trattenuti per giorni mentre nello stesso giorno una guardia penitenziaria del carcere di Secondigliano stroncava un detenuto con un dose di eroina tagliata male. Non dimentichiamo poi che Pisanu, Profili e Malvano hanno mandato migliaia di uomini delle "forze dell'ordine" ad occupare Acerra per intimidire la lotta della popolazione e difendere il cantiere della Fibe spa, una società della multinazionale delle "grandi opere" Impregilo, ex Cogefar Impresit coinvolta in pieno nelle inchieste della tangentopoli e mafiopoli all'ombra del Vesuvio (vedi la vicenda della ex-Ltr)
Del resto la storia della camorra dimostra che gli ingentissimi capitali dei clan camorristi, spesso equivalenti alle entrate di interi Stati, vengono utilizzati anche per mettere a "busta paga" gli uomini delle "forze dell'ordine", gli amministratori pubblici e persino alti magistrati (vedi il caso del giudice andreottiano ammazza sentenze Corrado Carnevale). è noto poi che ex-questori di Napoli fino a non molto tempo fa erano "a busta paga" dei clan e che ex ministri dell'interno democristiani (vedi il caso di Gava e Scotti) concertavano con i clan mafiosi le assegnazioni degli appalti e l'andamento delle elezioni su tutto il territorio campano.

La paralisi delle attività giudiziarie favorisce la camorra
Circa la faida in atto tra i clan della camorra l'ex Pm Policastro sostiene che: "Era del tutto prevedibile: la situazione di difficoltà in cui ha versato per lungo periodo la Procura della Repubblica di Napoli, per la nota vicenda legata alla permanenza del Procuratore della Repubblica Cordova, trasferito solo dopo un lunghissimo iter per incompatibilità ambientale, che ha bloccato l'attività inquirente, ha reso difficili le attività investigative e di fatto ha prodotto questi risultati, per la gioia del ministro Castelli". Magistratura democratica e Magistratura indipendente denunciano invece le condizioni difficilissime in cui è costretta ad operare la Procura di Napoli: "è davvero incredibile che, da tanti anni, il Tribunale di Napoli, uno dei più grandi uffici giudiziari d'Italia e d'Europa, sia privo di un assetto organizzativo stabile e definito e versi in una situazione di insopportabile impasse organizzativa".
Vincenzo Russo, Presidente della terza sezione penale e coordinatore per il settore penale del Tribunale di Napoli fa il quadro della situazione: "l'ufficio del giudice per le indagini preliminari versa in una situazione che è prossima al fatidico punto di non ritorno. Mancano magistrati, personale amministrativo e di cancelleria. A volte manca l'aula nella quale svolgere l'udienza per procedimenti di camorra, atti urgentissimi in termini di risposta giudiziaria. Una torre, la A, del centro direzionale è stata inaugurata ma non è mai entrata in funzione, gip e colleghi del riesame siamo costretti a tenere udienza nei sottoscala. Oltre mille fascicoli per 416/bis, ossia reati associativi di camorra attendono ancora di essere evasi. Molti magistrati in servizio verso l'ufficio Gip, che hanno legato il loro nome ad indagini importanti e delicate sono stati costretti a chiedere il trasferimento come Marco Occhifino, Laura Triassi, Domenico Zeuli, Fausto Izzo, Luigi Esposito, Pierluigi Picardi, Isabella Iaselli, Luca Semeraro, Federico De Gregorio."
Completa è la paralisi delle udienze anche al tribunale di Torre Annunziata a causa di lavori di ristrutturazione che il comune affidò nel lontano 1997 alla Icra spa, un'impresa edile dal cantiere fantasma, su cui oggi pende una procedura di fallimento. Risultato? La data di riapertura prevista, dopo molti slittamenti, per il 2005 sarà rinviata a tempo indeterminato. 75 mila pratiche per i 15 giudici del tribunale che sono ospitati nella locale sede dei salesiani. In ristrutturazione sono anche gli uffici dei Gip di Nola mentre scandalosa è la situazione sia del settore civile che penale nel tribunale di Salerno.
Il 26 novembre il presidente dell'importante tribunale di S. Maria Capua Vetere (Caserta), Carlo Alemi partecipando al convegno organizzato da Magistratura Democratica e Libera sulla criminalità organizzata ha affermato: "In questo momento nei ruoli del dibattimento del nostro tribunale sono iscritti 80 processi istituiti dalla Dia, gli imputati, quasi tutti detenuti, sono quasi 900. Ebbene non siamo assolutamente in grado di celebrare quei processi. Qui di recente è andata a fuoco la stanza di un pubblico ministero e i magistrati tornano a casa di notte senza alcuna protezione". Il tribunale di Giugliano, comune ad altissima densità camorristica, è finito da anni ma "misteriosamente" vuoto.
è a seguito di questa drammatica situazione e non per colpa dei magistrati che pericolosi capi camorristi sono sfuggiti alla condanna per la prescrizione dei reati e dei termini di custodia cautelare o per cavilli burocratici. Ultimi in ordine di tempo le clamorose scarcerazioni dei boss Fabbrocino e Cavalcanti.

La lotta alla camorra
Per noi marxisti-leninisti la presenza di centinaia di cosche camorriste radicate sul nostro territorio e con ramificazioni nazionali ed internazionali è parte integrante della ormai ultracentenaria Questione meridionale, una emergenza nazionale mai avviata a soluzione e nemmeno scalfita né dai governi della destra né da quelli della "sinistra" che si sono succeduti dall'Unità d'Italia ad oggi.
A Napoli e provincia la camorra non ha nelle sue mani solo il controllo del mercato degli stupefacenti, ma anche l'intero ciclo del calcestruzzo e dei subappalti, il ciclo dello smaltimento dei rifiuti urbani e radioattivi, il traffico di armi, il piccolo e grande commercio, i mercati ortofrutticoli ed ittici, il commercio al dettaglio di merce contraffatta, oltre ovviamente al racket delle estorsioni, all'usura, al gioco d'azzardo, alla prostituzione.
Il fantomatico "rinascimento" bassoliniano da un lato non ha scalfito l'impero camorrista dall'altro lo ha alimentato con l'abbandono al degrado delle spettrali periferie urbane, con una politica di desertificazione industriale che ha portato ad una ecatombe di posti di lavoro, alla devastazione ambientale e alla crisi di intere zone a vocazione agricola. La disoccupazione giovanile in Campania tocca il 58,4%, nel quartiere di Scampia l'80%.
Se a questo si aggiunge lo spropositato aumento del costo della vita, si capisce perchè il triste fenomeno dell'emigrazione di massa stia riesplodendo come ai tempi del dopoguerra.
La privatizzazione della sanità, dei trasporti, delle risorse idriche, dello smaltimento dei rifiuti, l'abrogazione del diritto allo studio, la controriforma pensionistica, la svendita dei beni pubblici, i condoni edilizi, le leggi sul rientro dall'estero dei capitali "sporchi", la controriforma costituzionale dello Stato che ha spezzettato l'Italia in venti piccoli staterelli, sono anch'essi elementi che hanno favorito e favoriscono la criminalità organizzata.
I primi passi necessari per la risoluzione della questione meridionale sono l'abrogazione di tutte le controriforme istituzionali, economiche e sociali approvate in questi ultimi anni, l'affossamento della finanziaria di lacrime e sangue, che include i tagli delle tasse ai ricchi e ai capitalisti, e l'abbattimento del governo del nuovo Mussolini.
Non serve, se non ad aumentare l'oppressione delle masse e la fascistizzazione della società, l'intervento dell'esercito e la militarizzazione della città come rivendicano i DS e Bassolino, né servono leggi speciali liberticide come vorrebbe il governo, tanto meno servono le taglie.
Servono invece una magistratura indipendente dal governo che sia messa in grado di investigare sulla rete di rapporti delle holding camorriste ed un piano straordinario per il lavoro, lo sviluppo e l'industrializzazione di Napoli e della Campania, i cui finanziamenti siano messi sotto il controllo delle masse meridionali, unica garanzia per essere sicuri che essi siano spesi secondo le opere cui sono destinati e che niente vada a finire nelle tasche della mafia, comunque denominata e dei ladroni di Stato. Le masse popolari partenopee e campane devono avere l'ultima parola sui progetti di sviluppo della loro città e regione attraverso referendum deliberativi. Cosa che non è avvenuta né per i magaprogetti di speculazione edilizia previsti su Bagnoli e l'area orientale, né per i lavori dell'autostrada Napoli-Reggio e della tratta per l'Alta Velocità Napoli-Roma.
Occorre inoltre un piano per rinazionalizzare tutto ciò che era dello Stato e poi privatizzato e la nazionalizzazione delle grandi aziende in crisi della Campania, a cominciare dalla Fiat. Vanno nazionalizzate anche le banche private dove spesso vengono riciclati i capitali delle cosche.
Occorrono forti investimenti pubblici e l'impianto di aziende pubbliche. Solo così è possibile contrastare la camorra anche se per estirparla occorre realizzare l'Italia unita, rossa e socialista, poiché essa, come ogni tipo di mafia, è parte integrante della classe dominante borghese e del sistema capitalistico.

1 dicembre 2004