Ne fanno parte o la sostengono anche riciclati e fuoriusciti dal PDL al MPA, a Grande Sud e Udc
La lista "Il Megafono" di Crocetta porta acqua al PD liberale
La vera alternativa rivoluzionaria elettorale è l'astensionismo marxista-leninista

Dal nostro corrispondente della Sicilia
Chissà cosa avrà pensato la base del movimento "Il Megafono", fondato dal governatore siciliano Crocetta a ridosso delle elezioni regionali dell'ottobre 2012, quando nell'assemblea del 12 gennaio a Tusa (Messina), indetta per discutere sugli apparentamenti e sui candidati, si è ritrovata l'ex-ministro Salvatore Cardinale, PD, il senatore uscente Lumia, PD, il segretario del Psi Sicilia, Giovanni Palillo? E chissà ancora cosa avrà pensato quando Crocetta, rimangiandosi i proclami sulla natura "democratica" e "partecipativa" dell'assemblea, ha preteso "carta bianca" nella decisione dei candidati da inserire nella lista, imposto l'apparentamento preconfezionato con il PD, non voluto dalla base, e blindato il contestatissimo Lumia, PD, inserendolo come capolista?
Il brutale diktat presidenzialista di Crocetta "Silenzio e votate chi vi dico io!", ha mostrato in via definitiva, non che avessimo qualche dubbio, che tutta l'operazione "Megafono" dalla sua nascita a oggi, ben lungi dall'essere contenitore di una presunta "rivoluzione" o di una "primavera siciliana" è solo l'ennesimo inganno elettoralistico per carpire il voto alle masse di sinistra, in questo caso in favore del PD liberale.
Se perdesse contemporaneamente in Sicilia e Lombardia (o in Sicilia e Campania), la coalizione guidata da Bersani non prenderebbe la maggioranza assoluta dei seggi al senato. Ecco il perché i bersaniani, in profonda crisi di voti in Sicilia, hanno incessantemente lavorato per assicurarsi l'apparentamento della lista "Megafono", sfruttando, per farla spuntare alla coalizione a Palazzo Madama, il bacino di voti che ha portato Crocetta alla presidenza della regione, ma non solo quelli.
Animatore del progetto è il senatore uscente Giuseppe Lumia, campione siciliano dell'uso sistematico del clientelismo dietro il paravento di un'antimafia di facciata. Sostenitore dell'appoggio del PD agli ultimi due governi Lombardo, MPA, pupillo di confindustria-Sicilia, ma detestato dalla base del PD, proprio per il sostegno dato ad un governatore successivamente accusato di "concorso esterno in associazione mafiosa", Lumia ha preferito evitare le primarie siciliane dove sarebbe stato trombato e si è buttato a capofitto sul progetto "Megafono".
Per tentate di rendere più presentabile il progetto e digeribile la posizione n.1 a Lumia, Crocetta ha piazzato al secondo e terzo posto il mecenate siciliano Antonio Presti e il magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, nonché assessore "tecnico" regionale all'energia, Niccolò Marino. Nella lista c'è pure il nipote del sindacalista Placido Rizzotto ucciso dalla mafia.
Nessuna copertura, tuttavia, può nascondere la natura clientelare dell'inciucio nel quale Crocetta e Lumia hanno coinvolto un gran numero di amministratori locali, che hanno il compito di far confluire sulla lista il bacino di voti ad essi legati. Tra gli assoldati al progetto tanto rottami del PDL quanto del MPA. Tra i nomi in causa, quelli di almeno trenta tra neopodestà e assessori comunali che hanno firmato il 14 gennaio una lettera di appoggio al "Megafono", tra cui anche il neopodestà di Ficarazzi (Palermo) Paolo Martorana (ex Mpa). Qualche analista politico sostiene che il progetto abbia anche l'appoggio del neopodestà di Partinico (Palermo), Salvatore Lo Biundo (passato dall'UDC al PID dell'ex-ministro Saverio Romano), di quello di Borgetto (Palermo), Giuseppe Davì (ex PID).
Di certo vi è l'appoggio dichiarato del gruppo parlamentare regionale "Territorio", guidato dall'ex-PDL Antonello Dipasquale, nonché quello del deputato regionale Giuseppe Picciolo, eletto con l'MPA. Sempre rimanendo nell'ambito del parlamento regionale la natura clientelare e trasversale agli schieramenti dell'inciucio è mostrata dalle posizioni di alcuni dei fuoriusciti del movimento Grande Sud di Miccichè, tra cui l'ex-assessore al bilancio della prima giunta Lombardo, Michele Cimino, ex-PDL, eletto nel parlamento regionale con Grande Sud e attualmente indagato nell'inchiesta "Family" dalla Procura di Palermo, in quanto indicato come deputato che aveva ottenuto voti in cambio di soldi dalle cosche, e l'ex sindaco PDL di Siracusa, ex-vicepresidente della regione, pluriex-assessore del governo Lombardo Giovanbattista Bufardeci, ex-PDL rieletto al parlamento con Grande Sud. Nelle ultime ore i due loschi personaggi hanno intensificato i contatti con Crocetta, sul quale quasi certamente faranno confluire i loro voti clientelari sottratti a Miccichè.
Il patto sottobanco persino con le destre filomafiose sarebbe dimostrato anche dal passaggio dei due suddetti deputati, insieme all'UDC Riccardo Savona, ma anche Edoardo Tamajo, ex-Grande Sud che ha addirittura aderito al Megafono. e l'ex-UDC Marco Forzese, nella maggioranza parlamentare siciliana a sostegno di Crocetta, che adesso, secondo alcuni commentatori, avrebbe la maggioranza assoluta nel parlamento regionale e potrebbe così procedere a un rimpastino di governo per premiare i nuovi adepti.
Qualunque cosa Bersani, Crocetta e Lumia daranno in cambio dell'appoggio elettorale, il conto lo pagheranno le masse popolari siciliane. Chiediamo alle elettrici e gli elettori siciliani di far fallire questo progetto infame. La vera rivoluzione sul piano elettorale è il voto astensionista marxista-leninista al PMLI, un'aperta dichiarazione di guerra al capitalismo e di schieramento militante col socialismo, che delegittima, isola, indebolisce e disgrega le istituzioni rappresentative borghesi e i partiti che le appoggiano e ne fanno parte. Quanto più voti astensionisti ci saranno anche in Sicilia, tanto più forte ne risulterà la lotta alla mafia, al clientelismo e la delegittimazione del progetto antipopolare di Crocetta e dei suoi compari del PD, sia a livello nazionale che regionale.

23 gennaio 2013