Molti ex democristiani, ma anche ex fascisti, ex leghisti, ex "comunisti''
ZEPPE DI RICICLATI E IMBROGLIONI LE LISTE DI D'ANTONI E DI PIETRO
Sullo scorso numero abbiamo passato in rassegna i principali candidati della cosidetta "Casa delle libertà'' berlusconiana e dell'Ulivo, avvertendo che anche nelle liste di "centro'' che formalmente si presentano indipendenti dai due principali Poli c'erano differenze di forma e non di sostanza. Questo perché i candidati sono interscambiabili e alla fin fine i programmi si somigliano in maniera impressionante, pur rimanendo ciascuno ovviamente legato alla propria corrente della stessa classe dominante borghese in camicia nera cui tutti i concorrenti alle politiche del 13 maggio appartengono.
Non sfuggono a questo quadro le liste presentate dai due imbroglioni matricolati D'Antoni e Di Pietro, rispettivamente capi di Democrazia europea e di Italia dei valori.

Democrazia europea
In particolare Democrazia europea (DE) ha fatto letteralmente incetta di riciclati e scartati dai due Poli, dando così nuove "chance'' ai candidati esclusi e usciti perdenti dalle famose risse che hanno coinvolto l'esercito di pretendenti alle dorate poltrone parlamentari.
Schierandosi al "centro'' ma vicino ai berlusconiani, il neonato partito di Sergio D'Antoni, ex segretario Cisl da noi più volte denunciato su Il Bolscevico per il suo collaborazionismo verso il padronato e i governi succedutisi, ha iniziato con un bel "fiore all'occhiello'', niente meno che il democristiano di ferro e sette volte presidente del Consiglio Giulio Andreotti che naturalmente non può candidarsi essendo anche senatore a vita, ma che certamente servirà a rastrellare voti tra le gerarchie ecclesiastiche e i "nostalgici'' di quella DC che per quarant'anni ha spadroneggiato nel nostro Paese garantendo stabilità governativa alla classe dominante borghese. Andreotti è stato un'infinità di volte smascherato da Il Bolscevico, così come un altro DC ex presidente del Consiglio ed ex pluriministro, il boss storico di Potenza e della Basilicata, Emilio Colombo. Escluso dal PPI, costui si è immediatamente arruolato con D'Antoni.
Diverso il caso di Ortensio Zecchino, da febbraio dimissionario da ministro dell'Università e della Ricerca scientifica, poltrona conquistata fin dalla formazione del I governo D'Alema nell'autunno '98. Ha lasciato l'Ulivo proprio per fondare Democrazia europea di cui è presidente. I guasti che Zecchino, democristiano e andreottiano di ferro, lascia negli atenei italiani li conoscono molto bene le studentesse e gli studenti che si sono mobilitati per affossare la sua controriforma universitaria. Di lui abbiamo scritto su Il Bolscevico numeri 31/1997 e 40/1998.
Tra gli altri "big'' candidati per DE: l'ex presidente del Senato Carlo Scognamiglio (cfr. Il Bolscevico n°18/94), ex PLI, ex Forza Italia, ex cossighiano e da anni presidente della potente associazione Aspen Institute Italia; Nino Cristofori, fedelissimo di Andreotti e già sottosegretario DC; Niccolò Amato, già direttore dell'amministrazione penitenziaria ed ex consigliere del fascista Fini sulla giustizia.
Inoltre, il campano Alberto Simeone, ex missino e deputato uscente eletto nelle file dei fascisti di AN, il quale si fa vanto delle sue origini rautiane; Doriano Di Benedetto, presidente della Commissione Difesa del Senato, eletto nel '94 e nel '96 per Forza Italia e fino a pochi giorni fa intruppato con l'Udeur di Mastella. Per gli ultimi due, così come per Giovanni Polidoro, ex sindaco DC di Lanciano e deputato dal '92 al '94 e per Adolfo Manis, ex DC e senatore eletto per Forza Italia nel '96, rimandiamo a Il Bolscevico numero 31/1997. Idem per l'ex deputato leghista Daniele Roscia, a Montecitorio con Bossi dal '92 e ora candidato per D'Antoni.
Tra gli altri riciclati l'avvocato e deputato uscente Armando Veneto, da sempre nella DC-PPI e l'ex ministro PSI Carmelo Conte, invischiato in tangentopoli e successivamente iscritto allo SDI.
Altri nomi di spicco: Paolo Del Mese, braccio destro di Andreotti nel salernitano; il fiorentino Felice Cecchi, ex DC, ex PPI, ex UPR di Cossiga; l'ex DC Tommaso Bisagno; il democristiano ex presidente del Consiglio regionale campano, Domenico Zinzi; Nino Amato, segretario regionale siciliano della Cisl; Raffaele Calabrò, cardiologo vicino all'Opus Dei ed ex presidente del Consiglio regionale della Campania; Angelo Grillo e Ugo Valiante, entrambi campani ed ex Forza Italia.
Dal mondo dello spettacolo ecco il democristiano Pippo Baudo, non candidato ma sponsor sfegatato di DE, mentre è in lista sua moglie, la soprano Katia Ricciarelli.
In virtù del nepotismo è in corsa Pierluigi Misasi, figlio dell'ex ministro DC Riccardo.
A livello locale non vengono disdegnate alleanze con gli squadristi della Fiamma di Rauti. è avvenuto a Ciampino per "merito'' del candidato sindaco per DE Sebastiano Montali, già boss del PSI di Craxi per cui fu assessore e poi presidente della giunta regionale del Lazio, quindi deputato dall'87 al '92 e sottosegretario nei governi De Mita e Andreotti VII.

Italia dei valori
Dal canto suo la lista-partito capeggiata dall'ex ministro ulivista Antonio Di Pietro (cfr. Il Bolscevico numeri 45/1995, 23/1996 e 37/1997), nella definizione delle proprie candidature ha puntato di più sulla "gente comune'' e si colloca più vicina al "centro-sinistra''.
Detto del suo padre-padrone che in stile presidenzialista e presenzialista compare a destra e a manca per giurare di voler "cambiare facce e metodi'' della politica, lui che è stato portato al governo dal DC Prodi e in parlamento dall'Ulivo e da D'Alema personalmente in un collegio "blindato'', mentre ha stretto alleanza di recente coi fascisti dell'Mse in Molise, nelle liste di Italia dei valori spicca Giovanni Robusti, senatore leghista dal '94 al '96 e ora candidato in Lombardia.
Altri candidati di rilievo sono il magistrato pugliese Carlo Madaro, l'ex primatista dei 200 metri piani Pietro Mennea (già del PSDI e successivamente vicino ad AN), nonché lo storico braccio destro di Di Pietro Elio (Cornelio) Veltri (cfr. Il Bolscevico 31/1997), rinnegato del comunismo e in possesso anche della tessera del partito radicale.
Per dimostrarsi paladino dei diritti dei "consumatori'', Di Pietro ci propina il presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti, un rinnegato che per 30 anni ha fatto parte del PCI-PDS e nel 1996 ha tagliato i ponti sia con Botteghe Oscure che con la Cgil, da destra naturalmente.