Il neoduce si garantisce l'impunità grazie alla sospensione di ogni procedimento giudiziario a suo carico
IL SENATO APPROVA LA LEGGE SALVA-BERLUSCONI
Invece di opporsi, Ciampi le dà via libera

A passo di carica il Senato ha "discusso" e approvato in questi giorni la legge salva-Berlusconi, con la quale il neoduce mira a garantirsi l'impunità attraverso la sospensione di ogni procedimento giudiziario a suo carico per tutta la durata del suo mandato.
Presentata in aula il 29 maggio, è stata approvata a maggioranza già il 5 giugno, e subito trasmessa alla Camera che la esaminerà tra il 16 e il 21 giugno. L'intero parlamento è stato messo alla frusta dal neoduce, con la complicità di Pera e Casini, per arrivare in tempo a varare la legge prima che i giudici del processo Sme in corso a Milano riescano a portarlo sul banco degli accusati.
La legge salva-Berlusconi, detta anche "lodo Berlusconi" (perché prende spunto dal "lodo Maccanico"), o anche "lodo Schifani" (dal nome del primo firmatario), è stata presentata come emendamento alla legge di attuazione dell'art. 68 della Costituzione (che disciplina l'istituto dell'immunità, relatore il verde Boato, che si è dimesso per protesta) che era già in calendario al Senato. Questo emendamento blocca tutti i processi penali, anche quelli in corso e per qualsiasi reato, anche antecedente l'assunzione della carica, e fino a scadenza del mandato, per le cinque più alte cariche dello Stato, che sono: il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio, i presidenti di Camera e Senato e il presidente della Corte costituzionale. Sono esclusi solo i reati di alto tradimento, attentato alla Costituzione e i reati da tribunale dei ministri.
Nell'emendamento non c'è nessun riferimento alla non reiterabilità della sospensione dei processi una volta scaduto il mandato, e quindi se Berlusconi fosse rieletto potrebbe rinviare ulteriormente i procedimenti a suo carico. A detta di molti il provvedimento è palesemente anticostituzionale, perché cozza quantomeno contro l'articolo 3 della Carta fondamentale, che stabilisce l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. E come se non bastasse Berlusconi vuole ottenere questo privilegio medioevale e incostituzionale con una legge ordinaria, varata nel giro di due o tre settimane a colpi di maggioranza! Anzi, se avesse potuto l'avrebbe varata addirittura con un decreto governativo. Lo aveva sostenuto spudoratamente più volte. Ma non ha potuto farlo, perché neanche Ciampi sarebbe bastato stavolta a coprire lo scandalo di un capo di governo che si fa un decreto apposta per sfuggire alla legge.
Ciampi è intervenuto comunque per correggere la legge, laddove si presentava troppo sfacciatamente mafiosa e pro-Berlusconi, come la clausola, poi cancellata dal testo definitivo, che oltre ai processi sospendeva anche ogni indagine a carico del premier da parte dei magistrati inquirenti. Ma se Ciampi l'ha corretta significa che la approva, che ne è egli stesso coautore insieme al neoduce, lui che non dovrebbe neanche permettere che venga presentata in parlamento, tanto è anticostituzionale, come ha denunciato in aula anche l'ex presidente della Repubblica Scalfaro. Lo ha messo in evidenza anche Cossiga, che in un'intervista a Radio Radicale ha dichiarato: "Quello approvato è il lodo frutto del compromesso tra il Quirinale e Palazzo Chigi. Berlusconi si è mosso - mal consigliato - solo perché Ciampi lo ha fatto muovere. Ed è ingiusto dire che questo lodo viene approvato solo nell'interesse di Berlusconi. Viene approvato, in misura diversa, anche a lontana tutela di Ciampi. Occorre che qualcuno abbia il coraggio di dirlo, non si potrà far luce piena sul caso Telekom Serbia finché non si saprà quale fu il comportamento del ministro del tesoro di allora, Carlo Azeglio Ciampi, `padrone', dopo lo scioglimento dell'Iri, della Telecom che ha fatto tutta l'operazione". Cossiga chiede anche che Ciampi invii un messaggio al parlamento invitandolo a non approvare la legge, e comunque non la firmi e la rinvii in Parlamento: "Altrimenti - è la sua sibillina conclusione - sarò autorizzato a dire che Carlo Azeglio Ciampi ha paura".
è perché dietro questa legge c'è anche la mano di Ciampi, che l'opposizione di cartone dell'Ulivo non ha certo fatto le barricate in parlamento, come gli antiberlusconiani si attendevano? vero che la Casa del fascio dispone di una solida maggioranza, che Pera ha fatto carte false per agevolare in tutto e per tutto i suoi camerati e che il risultato alla fine sarebbe stato comunque quello già scritto in partenza, ma da parte della "sinistra" non c'è stato neanche un accenno di opposizione "dura", men che meno di ostruzionismo. Al contrario, ci sono state delle "aperture" che definire sconce rappresenta un complimento. Come quella del rinnegato D'Alema, seguito a ruota da Fassino, che ha dichiarato possibile un'"intesa" con la maggioranza se il lodo Maccanico diventasse legge costituzionale. Anche Rutelli, del resto, in un'intervista al "Corriere della Sera" aveva offerto la "disponibilità" dell'Ulivo a discutere del lodo, purché insieme ad altri temi politici sul tappeto. Sono arrivati al punto di censurare iniziative antiberlusconiane, come quella di 14 senatori del "centro-sinistra" e di Rifondazione, tra cui quattro diessini, che hanno presentato un esposto-denuncia contro il premier per attentato alla Costituzione, e che il capo dei senatori della Quercia, Angius, ha redarguito aspramente andando su tutte le furie perché secondo lui l'iniziativa faceva il gioco di Berlusconi.
L'opportunismo della "sinistra" borghese, che non vuol denunciare il ruolo di Ciampi e ha paura di scontrarsi col neoduce sul tema della giustizia, è ben evidenziato in questa intervista di Fassino a "la Repubblica" del 6 giugno: "Io - dice il segretario della Quercia - sono contrario a tirare la giacca a Ciampi. Il capo dello Stato ha tutta l'autorevolezza per giudicare quello che deve fare. Non è opportuno dargli suggerimenti. Sarebbe meno libero e imparziale"(sic!). Riguardo poi alla proposta di un referendum per abolire la legge salva-Berlusconi, Fassino si defila con questa ipocrita posizione: "Ci si ragionerà. Io penso però che abbiamo la necessità di non centrare l'agenda del paese solo sulla giustizia. Accetteremmo il terreno della destra. Parliamo delle cose che riguardano gli italiani (se non li riguarda questa, che cosa li riguarda, per Fassino? ndr). Non serve un referendum per capire che gli italiani sono contro i privilegi". Che poi, guarda caso, è la stessa posizione tenuta da Bertinotti, che invita a "non farsi risucchiare sul terreno dell'antiberlusconismo".
Intanto, con questa "opposizione" di burro, il neoduce se la ride, e già ha ventilato un'altra iniziativa parlamentare per estendere l'impunità anche ai parlamentari, sul "modello europeo" appena approvato dal parlamento della Ue con il sì anche dei DS, per salvare anche il suo amico Previti dalla condanna incombente al processo Sme.