Lotta senza quartiere contro la legge Fini sulla droga

Il sistema capitalistico ovunque nel mondo si regge sulle condizioni di dipendenza del proletariato, nel senso che al proletario è concessa un'unica possibilità di scelta indipendente: morire di fame oppure vendere la propria forza-lavoro per diventare un dipendente della classe sfruttatrice. Non importa quanti disoccupati in astinenza di lavoro ci siano, anzi, quanti più ce ne sono, tanto meglio, perché così essi si "venderanno" ad un prezzo sempre più basso.
La funzione dello Stato borghese ovunque è, in ultima analisi, quella di estendere all'intera società, e a tutto quanto il popolo, il modello industriale capitalistico di dipendenza della manodopera attraverso un mastodontico apparato che nel tempo ha perfezionato i mezzi e i metodi per generalizzare, non solo la dipendenza in quanto tale, ma anche l'abitudine mentale alla dipendenza stessa.
Se vuoi avere il "privilegio" di lavorare devi abituarti a essere docile e ubbidiente nei confronti del padrone che ti sfrutta e ti spreme come un limone, se vuoi avere il "privilegio" di andare a scuola, devi abituarti ad essere docile e ubbidiente nei confronti dell'Istituzione che ti educa. Se, nonostante tutto, sei alienato, oppresso, schiacciato da questo modello di vita per te c'è sempre il variegato diversivo del divertimento, preconfezionato e a pagamento, che il sistema, sempre attento e lungimirante, ti elargisce, e sul quale non di meno ha costruito il suo dominio: dal calcio alla musica leggera, dal sesso virtuale al matrimonio!
E se non hai la possibilità di svagarti, perché non hai più i soldi che per bere e per mangiare, ugualmente non devi preoccuparti, hai ancora due possibilità stupefacenti, per giunta "gratuite": puoi andare a sentire la messa e a pregare che qualcuno ti aiuti, oppure puoi incatenarti alla televisione con il suo grande reggimento di intrattenitori che dal pulpito ti suggerirà cosa è giusto e cosa è sbagliato a questo mondo. Basteranno piccole dosi quotidiane di questo infallibile anestetico per sedare la tua rabbia per l'ingiustizia e la disuguaglianza, per farti piano piano diventare tollerante all'intollerabile.
Cosa c'è di meglio per uno Stato, al servizio di un'infima minoranza di monopolisti, che avere un popolo che non si indigna e non si stupisce più quando sente dire che Bush è un sant'uomo e che se ha usato il napalm per sterminare la popolazione di Falluja, lo ha fatto per il bene dell'umanità, che non si indigna e non si stupisce più quando preti prezzolati e "imprenditori della sofferenza" spuntano sullo schermo per "combattere" la piaga della droga con leggi fascistissime, come quella di Fini e Giovanardi che permette di incarcerare per vent'anni i "maledetti tossici" e chi fuma lo spinello!

Multinazionali, mafia e droga
Com'è possibile che un sistema che da sempre insegna ad ogni singolo individuo ad essere un buon consumatore, "tossicodipendente" di falsi bisogni, un giorno decida di accanirsi sui consumatori e i tossicodipendenti in carne ed ossa, quelli per intenderci che al piacere dei "feticci" del telefonino, del vestito o dell'autovettura all'ultima moda preferiscono, o affiancano, quello dell'eroina, della cocaina, dell'ecstasy o della marijuana?
Se appare del tutto scontato che la spietata repressione del governo del neoduce Berlsconi si abbatterà sulla "povera gente" e sulla "gente comune" e non certo sui vari Miccichè, Colombo o Elkann, i quali viceversa potranno continuare a fare i loro porci comodi, per dare una risposta al nuovo quesito dobbiamo fare un passo indietro e rivelare alcuni fatti scabrosi sul rapporto intimo tra capitalismo e droghe pesanti e sulla storia di questo rapporto: la formula segreta della multinazionale Coca-Cola che oggi ha in mano anche l'acqua dei Paesi del Terzo mondo è stata scoperta, contiene cocaina oltre che caffeina; anche il piano della Bayer è stato scoperto, all'inizio del secolo la multinazionale tedesca pubblicizzò e commercializzò su larga scala l'eroina come potente antidolorifico da infondere ai soldati che fecero da carne da macello dei Paesi imperialisti nei conflitti mondiali e poi nell'invasione del Vietnam; un'indagine epidemiologica ha rilevato un tasso altissimo di benzodiazepine nelle acque dei fiumi della Gran Bretagna, sintomo che la popolazione inglese ha bisogno di sedativi, sonniferi e tranquillanti per sopportare "la vita", e che su questo bisogno le case farmaceutiche hanno costruito un impero paragonabile a quello dei petrolieri o a quello frutto delle tante guerre della Corona per l'oppio.
Nel quartiere napoletano di Scampia, emblematica periferia di una grande città del Sud del nostro Paese, tutta l'economia è affidata alla camorra e si basa sul commercio di droga, con il beneplacito di istituzioni e "forze dell'ordine"; recentemente un quotidiano locale ha rivelato che alcuni esponenti delle "forze dell'ordine" si portavano appresso delle bustine contenenti droga, che mettevano nelle tasche degli immigrati mentre li perquisivano per poi ricattarli ed estorcer loro denaro.
A questi fatti dobbiamo aggiungere un po' di storia della relazione tra situazione politica e tossicodipendenza da eroina. Nel nostro Paese essa è esplosa come fenomeno di massa parallelamente allo spegnersi delle fiamme della Grande Rivolta del Sessantotto, quella grande stagione di lotta che fece vacillare, ma non riuscì alfine ad abbattere questo mostruoso sistema economico, politico e sociale per colpa della direzione opportunista, operaista e trotzkista piccolo borghese e per l'opposizione del PCI revisionista.
Negli anni '80, segnati dal rampantismo reaganiano di Craxi, molti giovani, coscientemente o incoscientemente, si rifugiarono nell'effimero, in ogni caso reale, piacere fisico e mentale della droga, per provare a sfuggire ai colpi devastanti che venivano assestati ai diritti sociali e civili, alle conquiste e alla coscienza stessa del proletariato e delle larghe masse popolari. Furono indirizzati in tal senso da una complice disinformazione sugli effetti a lungo termine delle droghe pesanti e finirono per essere spinti nelle fauci della mafia!
Quest'ultima infatti, quella ufficiale, ma anche quella ufficiosa alla Andreotti, De Luca, Dell'Utri o Cuffaro, aveva da tempo compreso che in una società dove il piacere vero è negato materialmente alla maggioranza della popolazione e moralmente bollato dalla Chiesa come "vizio", non c'è merce che abbia più mercato e sia più redditizia di una merce che provochi "un breve ma intenso piacere" e nello stesso tempo una penosissima crisi di astinenza, che in una società dove dominano incontrastati i disvalori dell'individualismo e dell'arrivismo non c'è merce che abbia più mercato di una merce che infonde fiducia nell'io, che non fa temere la paura e il rischio, che non fa sentire il dolore, la fame, il freddo, la sete, la fatica di vivere, o meglio di sopravvivere, che in una società dove il futuro, nella migliore delle ipotesi, è uno stato di precarietà permanente, dove viene sistematicamente distrutto il sogno di una vita migliore, dove la socializzazione dei dolorosi traumi vissuti dalle masse e dalle singole persone viene sistematicamente negata dalla cronica carenza di servizi sociali o repressa con la violenza, non c'è merce che abbia più mercato di una merce che provoca allucinazioni fantastiche o uno stato di euforia comunicativa. Se era conveniente alla classe dominante borghese sul piano economico e commerciale, lo era anche sul piano più strettamente politico perché la schiavitù dalla droga delle giovani generazioni toglie tempo e spazio alla lotta classe.

Proibizionismo e regime neofascista
Così quando la lotta di classe ha segnato il passo, in primo luogo per il tradimento e la capitolazione dei revisionisti e dei neorevisionisti, e dal ventre putrefatto del capitalismo è stato generato il regime neofascista sul modello disegnato dalla P2 di Gelli, Craxi e dello stesso Berlusconi il cerchio di questo girone infernale si chiude con l'apparente schizofrenia della politica del "proibizionismo" e della "tolleranza zero" prima con la legge Iervolino-Vassalli del 1990, un po' mitigata dal referendum popolare del 1993, e oggi con la legge più fascista del mondo inserita nel decreto sulle Olimpiadi e approvata a colpi di fiducia. Come nell'America del nord all'epoca dei presidenti eletti dai mafiosi si poteva sbattere in cella chi possedeva una bottiglia d'alcool, ed erano milioni, così nell'Italia in camicia nera si potrà rinchiudere per vent'anni chi possiede uno spinello, ossia milioni di persone che ne fanno uso.
La filosofia di questa legge che trasforma lo "Stato di diritto" borghese in una "Stato penale di polizia" è stata pensata dalle menti perverse dei gerarchi Fini e Giovanardi e suona più o meno così: vogliamo il potere di vita o di morte su milioni di italiani e soprattutto sulle giovani generazioni. Per questo abbiamo cancellato ogni differenza tra droghe leggere e pesanti, ogni differenza tra l'uso, la detenzione, lo spaccio, il narcotraffico, la produzione ogni differenza tra comunità terapeutiche private e Sert (Servizio tossicodipendenze). Prima vi abbiamo indotto a diventare clienti delle holding mondiali delle droghe pesanti e di quelle leggere a cui siamo legati da una fitta trama di interessi, adesso, così come stiamo facendo per gli immigrati, spetta a noi di decidere il destino di voi superstiti dell'eroina e della cocaina e di voi larghissime schiere di giovani consumatori di droghe leggere, di voi studentesse e studenti che osate impunemente occupare le scuole e le università per contestare le controriforme della Moratti, spetta a noi la libertà di scegliere se 1) farvi sparire dalle strade e dalla vista come fece Mussolini con i mendicanti, sopprimendovi socialmente con il carcere, al quale abbiamo opportunamente tagliato i fondi per l'assistenza sanitaria 2) trasformarvi in nostri schiavi, neanche salariati, da rieducare, come ci ha insegnato il nostro maestro di San Patrignano Muccioli, con la frusta e al motto "Dio, Patria e Famiglia" e poi da "uomini nuovi" utilizzarvi per dare una base di massa al regime 3) lasciarvi clandestini consumatori, come vogliono i nostri carissimi colleghi farmacisti della mafia.
Quella mafia, è bene precisare, che oggi è diventata padrona di alcune cosiddette "comunità terapeutiche" e che ha già messo l'occhio sulla costruzione e la gestione delle nuove carceri e delle nuove comunità-carcere del regime che nasceranno. Quella mafia che col proibizionismo è ingrassata talmente da riuscire a portare i suoi porci caporioni nella mangiatoia insanguinata del potere borghese!
Nel prepararci ad una lotta senza quartiere alla mostruosa legge Fini e all'altrettanto mostruoso governo e regime che l'ha partorita, cogliamo l'occasione per invitare tutti gli anticomunisti, quelli dichiarati alla Berlusconi e quelli mascherati alla Bertinotti, a fare la seguente ricerca: quant'era il tasso di tossicodipendenza nella luminosa Urss di Lenin e Stalin e nella Cina di Mao?

15 febbraio 2006