L'ultima volontà dell'antico trotzkista Ingrao
Il mancato monaco attacca la rivoluzione socialista

Alla soglia dei novant'anni la borghesia riscopre Pietro Ingrao concedendogli spazio e lodi sperticate. Motivo? Semplice, da vecchio trotzkista qual è Ingrao sta sparando ripetute bordate contro il socialismo, la rivoluzione socialista e l'intera storia del movimento operaio internazionale. è ormai diventato il guru del narcisista trotzkista Bertinotti, che si è rifatto a lui per gridare ai quattro venti la sua conversione al ghandismo e alla non violenza, per entrambi nuova stella polare. Così come entrambi hanno approvato la suicida "unità nazionale" con il governo del neoduce Berlusconi "contro il terrorismo".
Ultima in ordine di tempo è l'uscita di un libro intervista di Antonio Galdo dall'eloquente titolo "Pietro Ingrao, il compagno disarmato" in cui un Ingrao, rimbambito non di testa ma totalmente a livello politico, detta le sue ultime volontà. Il settimanale "Panorama" del 23 settembre ne riporta un sunto.
Nella sua abitazione al Nomentano, quartiere della media borghesia romana, si sprecano le foto dell'amicizia tra il vecchio trotzkista e don Benedetto Calati, il più noto monaco del convento di Camaldoli. Come per molti altri traditori e rinnegati Ingrao confessa le sue tendenze verso la religione e il regno dei cieli, tanto da non poter più nascondere il suo desiderio passato di farsi monaco. "Devo confessare che ci ho pensato - dichiara Ingrao a Galdo -, ho avvertito l'attrazione e la lusinga di una vita contemplativa. E mi sono trovato a fare i conti con un altro io rispetto all'uomo immerso nella concretezza della militanza politica, nella quotidiana ansia di fare. Di quella dimensione del convento mi ha attirato con la forza di una calamita il fascino per la contemplazione, per il silenzio. Mi piace il contatto con la materia del mondo; il profumo del mare, il cielo, la luce. E più di tutto il mistero allusivo delle nuvole, sempre in movimento. Quando qualcuno mi dice `ho la testa tra le nuvole', mi viene istintivo sempre lo stesso pensiero: beato lui!".
Che il mancato monaco recrimini per il suo passato è un discorso: possiamo solo dire peccato!, avremo avuto un imbroglione di meno. Il fatto è che questo trotzkista, idolatrato come vecchio "comunista tutto d'un pezzo", continua a lanciare messaggi anticomunisti alle nuove generazioni. "Dobbiamo avere la capacità - continua Ingrao - di rompere uno schema che era profondamente radicato in tutti noi. è lo schema della rivoluzione come assalto armato al Palazzo d'Inverno, come il momento nel quale scatta la necessità dell'ora X, dell'attacco finale al potere. Diciamolo con chiarezza: eravamo affascinati, anche nei momenti più intensi della lotta per il disarmo, dall'idea marxiana della `violenza come levatrice della storia'. A noi, alla nostra generazione, è apparso ineluttabile quel percorso di liberazione dallo sfruttamento capitalistico, di uscita dalla soggezione, che una parte del mondo non poteva non compiere attraverso la lotta armata. Una convinzione che ci siamo portati dietro nel corso di tutta la nostra storia e che ci ha trascinato nel baratro di grandi sconfitte. Ecco, la nostra nuova stella polare deve essere questa: un pacifismo assoluto".
Un attacco viscerale alla rivoluzione socialista da parte di questo nuovo guru della borghesia che non può essere proposto a maestro delle nuove generazioni di antimperialisti e combattenti per il socialismo. Lasciamo che Ingrao, Bertinotti e compagnia bella proseguano la corsa nel "baratro di grandi sconfitte". La via della vittoria è quella che costoro non hanno mai intrapreso, come dimostrano oggi le candide e evangeliche aspirazioni represse di Ingrao, ossia la rivoluzione socialista e il socialismo, sotto gli insegnamenti di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao e la guida del PMLI.
6 ottobre 2004