Tangenti per evitare i controlli di sicurezza
In manette la cricca dei treni
"Ok al ponte anche se è a rischio". Arrestati due ex dirigenti di Trenitalia e tre imprenditori. Spuntano Sepe, Matteoli e Bertolaso

Tangenti in "denaro e altre utilità" in cambio di "appalti pilotati in modo sistematico e seriale" da consentire alle imprese amiche di evitare i controlli e di aggiudicarsi le ricche commesse relative alla manutenzione di vagoni, locomotori, carri merci e materiale rotabile di Trenitalia per un giro di affari di 10 milioni di euro. È l'ennesima storia di corruttela scoperta dalla procura di Napoli che il 6 luglio ha portato in carcere con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla mancata libertà degli incanti, corruzione, riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti in attività economiche, due ex dirigenti di Trenitalia e tre imprenditori. Si tratta di Raffaele Arena, già responsabile delle operazioni di manutenzione, demolizione e rottamazione del parco rotabile (locomotive e carri merci) di Trenitalia, ma anche (e contestualmente) cogestore di fatto di "Elettra Sud S.a.s" e "M.A.V.S. srl", due aziende aggiudicatarie di numerose commesse, e Fiorenzo Carassai, già responsabile della sezione manutenzione corrente regionale della divisione passeggeri.
In manette sono finiti anche i fratelli Antonio e Giovanni De Luca titolari della "F.D. Costruzioni srl". Arresti domiciliari, invece, per Carmine D'Elia, ritenuto socio occulto di Arena.
Nell'inchiesta sono indagati anche altri sei dirigenti di Trenitalia. Sono Ferdinando Gambardella, direttore regionale per la Campania, Sabrina De Filippis, direttore regionale per la Puglia, Federica Di Pomponio, funzionario di una sezione di manutenzione, Vincenzo Salvucci, responsabile del settore ingegneria manutenzione corrente regionale, Alessandro Verni e Domenico Longaretti, entrambi dirigenti in servizio presso la Direzione passeggeri regionale.
Non solo. "Dagli spunti che sono affiorati nel corso delle investigazioni - si legge nelle 215 pagine dell'ordinanza cautelare firmata del Giudice per le indagini preliminari (Gip) Luigi Giordano- sembra che il gruppo Arena-De Luca-Carassai sia solo uno tra quelli che operano in modo illecito nel settore delle commesse ferroviarie. Pare che il sistema dell'accordo fra imprese che si costituiscono in cartelli illegali e fra queste e la dirigenza ferroviaria sia diffuso perché genera arricchimento agevole per tutti tranne che per la generalità dei cittadini - utenti - contribuenti''.
Mentre, sullo sfondo di quello che i Pubblici ministeri (Pm) napoletani Francesco Curcio ed Henry John Woodcock definiscono un "sistema criminale" ben strutturato e "ancora a tutt'oggi operativo" ci sono intercettazioni di telefonate in cui gli arrestati raccontano di ponti non collaudati, di operai finti verniciatori, di tangenti e benefit persino sotto forma della costruzione di un pastificio; ma soprattutto nella "filiera criminale degli appalti in Trenitalia" si parla di contatti con esponenti politici del governo nazionale fra cui il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli o come Camillo D'Alessandro, capogruppo Pd nel consiglio regionale abruzzese, ma anche il capo della Protezione civile Guido Bertolaso e con il cardinale Crescenzio Sepe, l'arcivescovo di Napoli, entrambi già invischiati nel "sistema gelatinoso" della "cricca degli appalti".
In particolare Sepe viene tirato in ballo da Anna De Luca, sorella degli imprenditori arrestati e factotum della "cricca", che racconta ai familiari di aver incontrato a Roma Bertolaso e di aver contattato Sepe pregandoli di intercedere presso l'amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti per lo sblocco di alcune commesse.
Emblematica per i riscontri dell'impianto accusatorio è l'intercettazione inerente il collaudo del ponte nel comune di Quarto. La conversazione è del 27 maggio 2009, tra Giovanni De Luca e l'ingegnere Salvatore Di Lillo. Il primo chiede al secondo di non andare tanto per il sottile sul collaudo di un ponte, nel comune di Quarto, "tanto ci passa sopra un treno leggero". Di Lillo chiede un mese e mezzo di tempo, De Luca non ci sta. "No, è urgentissimo, Salvatore. C'è l'inaugurazione promessa al sindaco. Dai, questa è una cosa che ti pago io a parte, risolvimi questo problema perché noi a settembre dobbiamo usarlo". Di Lillo dice no. De Luca insiste: "Ci togliamo la 'rogna' davanti. Tanto peggio di come sta quel ponte non può stare". De Lillo gli ricorda: "Il problema serio di questo ponte sono quelle prime due travi inclinate, non tengono i bulloni, e poi i rinforzi non sono stati messi là dove dovevano essere messi".

14 luglio 2010