20 feriti e 6 arrestati
La polizia di Berlusconi e Maroni manganella gli antifascisti a Milano e i No Dal Molin a Vicenza

In vista di un autunno che si preannuncia particolarmente caldo sul fronte delle proteste, specie per quanto riguarda la scuola, l'università e il pubblico impiego, il 6 settembre il governo del neoduce Berlusconi e del fascio-leghista Maroni ha sfoderato i manganelli per lanciare un preciso monito di stampo mussoliniano al Paese. Ossia, che nel regime neofascista ormai imperante non è più tollerato alcun tipo di protesta contro l'ordine costituito.
A Vicenza un pacifico corteo di manifestanti e attivisti del Presidio permanente No Dal Molin, fra cui molte donne, anziani e bambini, sono stati selvaggiamente aggrediti e brutalmente picchiati dalle cosiddette "forze dell'ordine" per aver osato protestare contro la costruenda base Usa, il cui progetto è stato autorizzato dal governo Prodi e difeso a spada tratta dal neoduce Berlusconi.
Dopo aver ottenuto tutti i permessi e le necessarie autorizzazioni, alcune centinaia di manifestanti si sono recati in corteo davanti all'ingresso del futuro aeroporto militare USA per impiantare delle specie di torrette di controllo da cui monitorare simbolicamente i movimenti all'interno del cantiere e vigilare affinché i lavori di costruzione non cominciassero. Ad attenderli centinaia di poliziotti, carabinieri e agenti della guardia di finanza in assetto antisommossa, armati di manganelli (quelli esagonali che spaccano meglio le teste) scudi protettivi e caschi. Appena i manifestanti hanno iniziato a erigere le torrette le "forze dell'ordine" hanno sfoderato i manganelli e dato inizio a una serie di cariche, violente e indiscriminate senza alcun riguardo per i bambini, le donne e gli anziani che sono state le prime vittime della feroce repressione. Molti manifestanti che si erano seduti a terra nel tentativo di difendere le torrette sono stati picchiati, strattonati e sollevati di peso dalla polizia. Una signora è stata trascinata via per i capelli e malmenata con uno scudo dietro la schiena. Altri cinque attivisti sono stati selvaggiamente picchiati e poi portati di peso al pronto soccorso dove fino a tarda sera sono rimasti in stato di fermo. Una violenza gratuita, di stampo mussoliniano, che non si è placata nemmeno davanti al sangue delle decine di feriti ed è proseguita per ore trasformandosi in una vera e propria caccia al manifestante. "Noi eravamo seduti e i poliziotti in piedi davanti a noi, a contatto fisico con la gente - hanno raccontato alcuni manifestanti - all'improvviso è arrivata una squadra di carabinieri che ci ha chiuso da dietro e in un attimo è partita un'altra carica violentissima, con persone bastonate da tre, quattro guardie contemporaneamente e coi poliziotti che ci urlavano 'ora ti apro la testa'".
Due signori che abitano lì vicino nel vedere la ferocia ingiustificata con cui carabinieri, polizia e guardia di finanza si accanivano contro i manifestanti inermi, hanno aperto le porte della loro casa per offrire un riparo.
"Se non ci fossero stati loro - hanno riferito i manifestanti - ci sarebbe stato un massacro. La polizia non poteva più raggiungerci perchè eravamo in territorio privato ma cercava di colpirci attraverso le siepi". Un vero e proprio assedio durato oltre un'ora e conclusosi con un bilancio di venti manifestanti finiti all'ospedale, fra cui anche una ragazza disabile, e altri sei posti in stato di fermo.
Ciononostante molti manifestanti hanno coraggiosamente preso parte all'assemblea straordinaria per denunciare con tanto di foto video delle cariche la premeditazione e la brutale violenza delle "forze dell'ordine".
A Milano, invece, città medaglia d'oro per la Resistenza, un gruppo di manifestanti antifascisti, sceso in piazza per protestare contro l'apertura del circolo fascista "cuore nero", sono stati brutalmente picchiati dalla polizia. La carica, violentissima, è partita in seguito alla provocazione imbastita da un consigliere di zona della Lega Nord (già noto per aver chiesto lo sgombero del centro sociale Torchiera) che, con tanto di camicia nera e foulard verde, ha sfidato il presidio antifascista. Al minimo accenno di reazione da parte di qualche manifestante, la celere, già in assetto antisommossa, non aspettava altro per dare una lezione agli antifascisti a suon di manganellate, lacrimogeni, pugni e calci.

10 settembre 2008