PMLI A Roma una manifestazione memorabile e senza precedenti.
200mila in piazza contro il precariato e le leggi 30, Bossi-Fini, Moratti
Grossi spezzoni del corteo anche contro la finanziaria e il governo
I metalmeccanici a ranghi serrati. Una marea di ragazze e ragazzi. Il doppio gioco di PRC, PdCI e Verdi. Damiano insulta i manifestanti. Bertinotti solidarizza con lui. Per il crumiro Cofferati "una giornata molto triste"
La delegazione nazionale del PMLI diretta da Malesci, Branzanti, del Decennale e Di Matteo punta di lancia contro il precariato, la finanziaria, il governo
Dal nostro inviato speciale
Preceduta e seguita da una menzognera e calunniosa campagna filogovernativa tesa a svuotarla e depotenziarla di contenuti e obiettivi, la manifestazione nazionale di Roma del 4 novembre contro il precariato e le leggi 30, Bossi-Fini e Moratti ha avuto un successo memorabile che rimarrà nella storia del movimento operaio, sindacale e giovanile del nostro Paese.
200mila operai, lavoratori, giovani, studenti, migranti, pensionati e donne sono scesi in piazza nella capitale provenienti da tutta Italia, dalle Dolomiti alle estreme propaggini della Sicilia, per dare una forte risposta ai vecchi governanti del "centro-destra" berlusconiano e a quelli in carica del "centro-sinistra" borghese che, in particolare con la legge 30 e il "pacchetto Treu", hanno minato completamente la possibilità per i giovani e i lavoratori in genere di avere un posto di lavoro a contratto indeterminato, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato, imponendo precarietà e insicurezza totali in ogni settore lavorativo, compresi quelli pubblici. Il tutto a favore dei padroni.

Successo pieno per qualità e quantità
Si è trattato di una manifestazione memorabile e senza precedenti perché oggettivamente è stato il primo attacco di piazza da sinistra, delle larghe masse lavoratrici e popolari, al governo dell'Unione guidato dal DC Romano Prodi, che pure fino al giorno prima, e anche dopo con la solita faccia di bronzo cardinalizia, aveva sostenuto che non la considerava un'iniziativa critica verso il suo esecutivo. Per ritrovare manifestazioni di massa contro un governo (presunto) "amico" bisogna tornare alla seconda metà degli anni Settanta, allorquando il governo del boss democristiano Giulio Andreotti potè fregiarsi dell'appoggio (nella maggioranza di "solidarietà nazionale", non nelle poltrone ministeriali) del PCI revisionista diretto da Enrico Berlinguer che fece un tentativo spinto di infognare la classe operaia e i lavoratori nell'aperto sostegno alla classe dominante borghese in ossequio alla sua strategia di integrare nel capitalismo i propri militanti ed elettori.
La grande manifestazione del 4 novembre è stata dunque un successo pieno, per certi versi inaspettato nella qualità e nella quantità. E ciò nonostante il boicottaggio dei DS e della destra Cgil, per tacere di Cisl e Uil, e nonostante il doppio gioco dei vertici PRC, PdCI e Verdi che hanno appoggiato la protesta ma al chiaro scopo di incanalarla nelle paludi riformiste e giammai antigovernative. Ad esempio, il ministro della solidarietà sociale, il valdese Paolo Ferrero (PRC), ha spiattellato la posizione double-face del suo partito: "È fisiologico che a quella manifestazione ci sia anche chi è dichiaratamente contro il governo. Ma questo (e qui casca l'asino, ndr) deve spingerci a partecipare al corteo per evitare che tali posizioni acquistino egemonia". Insomma, la quintessenza dell'opportunismo, aggravata dalla dichiarazione al Giornale della famiglia Berlusconi in cui ammette che sul precariato "finora non è cambiato nulla" con il governo Prodi.

Felice giornata di lotta antigovernativa
Grandi spezzoni del corteo che ha preso le mosse da piazza Repubblica ben prima dell'orario fissato erano decisamente contro la legge finanziaria in gestazione parlamentare e contro il governo dell'Unione, oltre che contro la precarietà del lavoro, della vita e dei diritti in riferimento al futuro prossimo e più lontano. Numerosi gli striscioni, i cartelli e le pettorine dei precari e di associazioni e sindacati non confederali che esprimevano netto dissenso verso Prodi e suoi ministri e in particolare verso il ministro del Lavoro Cesare Damiano (DS), il quale non ha poi trovato di meglio che insultare i manifestanti (tra i quali anche tanti elettori disillusi del "centro-sinistra") e tirare in ballo addirittura lo spettro del terrorismo, "i bui anni '70", perché è circolata la richiesta di sue dimissioni in quanto "amico dei padroni". Da rilevare che il guardiano della Camera, l'ex segretario di Rifondazione trotzkista Fausto Bertinotti, ha immediatamente solidarizzato col ministro precarizzatore che non vuol saperne di cancellare la legge 30.
Nel corteo una parte predominante l'hanno avuta gli operai e i lavoratori metalmeccanici che hanno marciato a ranghi serrati sotto le insegne della Fiom. Erano diverse migliaia, forse lo spezzone più numeroso. Evidentemente le minacce di Epifani, segretario generale Cgil, e di alcuni dei massimi esponenti del principale sindacato italiano non hanno intimorito le tute blu che anzi hanno dato a costoro una potente risposta di classe.
Consistente la presenza dei sindacati non confederali a partire dai Cobas e molte le organizzazioni territoriali che lanciavano le proprie rivendicazioni e comunque sostenevano i temi della mobilitazione in varie forme. La combattività c'era eccome e non si è trattato affatto di un corteo "silenzioso" come ha sottolineato qualche organo di disinformazione legato a questa o quella corrente governativa e padronale.
È stata dunque una giornata di lotta molto felice per il proletariato e le masse popolari e giovanili (erano una marea le ragazze e i ragazzi, prime vittime della "moderna" precarietà capitalista). Essa ha dimostrato che lo spazio c'è per contrastare a livello di piazza le scelte liberiste di Palazzo Chigi, a partire dalla finanziaria 2007 che stanga a tutto spiano. Sui fatti concreti che colpiscono operai, giovani e masse popolari si sgretola il muricciolo costruito intorno a sé dal cosiddetto "governo amico" che certo non raccoglie ancora il disprezzo e la fortissima opposizione che caratterizzò il quinquennio berlusconiano ma si incammina su quella strada. Quella col governo Prodi è la contraddizione attualmente principale per gli operai, i lavoratori e gli anticapitalisti tutti. Solo un crumiro e falso amico dei lavoratori come l'ex segretario Cgil Sergio Cofferati (DS), sindaco sceriffo di Bologna, poteva definirla "una giornata molto triste" rodendosi il fegato per la straordinaria partecipazione di masse sfuggite al controllo degli imbroglioni e dei doppiogiochisti come lui.

Lo spezzone più rosso e combattivo
In questa grande manifestazione lo spezzone più rosso e combattivo è stato sicuramente quello del PMLI che aveva organizzato una Delegazione nazionale composta da decine di militanti, simpatizzanti e amici giunti da dieci regioni, esattamente da Sicilia, Puglia, Campania, Lazio, Abruzzo, Marche, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. La Delegazione era diretta dal compagno Simone Malesci, coadiuvato dalla compagna Claudia Del Decennale e dai compagni Denis Branzanti e Franco Di Matteo.
C'erano compagni di recente e di vecchia militanza, con una buona parte di giovani e giovanissimi, alcuni alla loro prima esperienza di manifestazione nazionale col Partito. Qualificata la presenza femminile con le infaticabili compagne che hanno dato un esempio di cosa significa essere oggi marxiste-leniniste. Un bambino di Firenze ha instancabilmente tenuto con fierezza la bandiera del Partito e aveva appuntata la spilla dei Maestri.
Fin da subito la nostra Delegazione, inserita dietro ai cospicui spezzoni organizzati da "Rete 28 aprile" e da "LavoroSocietà" della Cgil e prima di quello di Rifondazione, con cui c'è stato un accordo sul campo rispettato correttamente da tutti, si è dimostrata la più concreta e coerente nelle sue rivendicazioni impresse nei volantini che riportavano la posizione ad hoc della Commissione per il lavoro di massa del Comitato centrale del PMLI e le parole d'ordine lanciate durante la manifestazione. Il Partito era armato di numerosi cartelli che riportavano manifesti con su scritto: "Abolire tutte le forme di precariato e di flessibilità. Stabilizzare i precari del Pubblico impiego. Reinternalizzare i servizi appaltati e i lavoratori. Abrogare la legge 30 e il pacchetto Treu". Era poi un tripudio di bandiere rosse dei Maestri e del PMLI, con un effetto visivo spettacolare. Si sono registrati calorosi apprezzamenti proletari dagli altri manifestanti in corteo e ai lati al nostro passaggio.
I nostri compagni si sono mossi come un sol corpo, con fierezza e determinazione tipiche di chi sa che la piazza è l'università della lotta di classe e che la nostra lotta per l'Italia unita, rossa e socialista non poteva che passare anche dal successo del PMLI in questa manifestazione. È altresì vero che, anche se ancora in forma insufficiente rispetto alle necessità e alle aspirazioni, più tempo passa e più il nostro Partito entra nel cuore e nella mente delle masse che si sentono sempre più attratte da esso e lo riconoscono, spesso dichiarandolo esplicitamente, l'unico Partito che può guidarle alla riscossa anzitutto nell'ottenere il soddisfacimento delle proprie rivendicazioni immediate e più a lungo termine. La fiducia verso i partiti falsamente comunisti che dimorano nel governo borghese e pretenderebbero di non essere "disturbati" dalla lotta di piazza è quantomai condizionata, temporanea, sottoposta a continua verifica, come scrivemmo peraltro nel commentare l'esito delle elezioni politiche 2006.
Anche in questa occasione, grazie all'intraprendenza e alle capacità dei giovani compagni romani del Partito, è stato allestito un banchino di propaganda con alcune delle pubblicazioni del PMLI e naturalmente lo splendido ultimo numero de Il Bolscevico, venduto in quantità notevole. C'è stato un via vai continuo di manifestanti interessati al materiale proletario rivoluzionario del Partito. Sono state vendute bandiere dei Maestri, fazzoletti del PMLI, spille dei Maestri e del Partito e sono stati diffusi gli opuscoli nn. 12 e 13 di Giovanni Scuderi, freschi di stampa e particolarmente graditi.
Il compagno Malesci è stato intervistato dalla tv "Canale Italia" che voleva conoscere i motivi della presenza in piazza del PMLI. Moltissime sono state le riprese televisive e le foto scattate ai nostri compagni, anche se poi sui media si è osservata la congiura del silenzio antimarxista-leninista. In particolare sulla carta stampata il PMLI è stato completamente cancellato, piccole tracce solo sulle versioni online di Repubblica e Corriere della Sera.

Il PMLI e il Fronte unito
Ai megafoni del Partito si sono alternati diversi compagni dirigenti e militanti che hanno lanciato le parole d'ordine che attaccavano la precarietà, la finanziaria, il governo e l'imperialismo italiano, hanno cantato "Bella Ciao" e anche "Bandiera Rossa" e "l'Internazionale" unitariamente ad altri settori del corteo. Si è vista applicata nella pratica la linea strategica e tattica del Fronte unito recentemente approfondita e sistematizzata dal Segretario generale del PMLI nel suo importante discorso di commemorazione del 30° Anniversario della scomparsa di Mao. Grazie ad essa i compagni si sentivano "attrezzati" politicamente anche per affrontare correttamente alcuni spunti dialettici proposti da elementi non propriamente amici del PMLI che hanno così dovuto mantenere un atteggiamento di rispetto e considerazione verso il Partito e la sua linea.
Le insegne del PMLI, al termine del corteo che si è concluso nel tardo pomeriggio, sono state portate davanti al palco allestito dagli organizzatori per i comizi conclusivi che hanno visto alternarsi soprattutto lavoratrici e lavoratori precari e supersfruttati che denunciavano la ferocia padronale e l'accondiscendenza governativa e istituzionale.
La Delegazione del Partito in corteo è stata costantemente ispirata e incoraggiata dal compagno Scuderi e dal Responsabile della Commissione centrale di organizzazione, compagno Dario Granito. Tale Commissione ha inviato ai membri della Delegazione marxista-leninista una lettera in cui sottolinea tra l'altro che a Roma si è potuta apprezzare "una delle immagini di piazza più belle, più forti e più avvincenti del PMLI. Si è vista concretamente la crescita politica e organizzativa del Partito e la bellissima intesa che esiste tra i membri e i simpatizzanti attivi del PMLI. Sotto le bandiere dei Maestri e del PMLI non si son visti dei singoli manifestanti slegati tra di loro ma un unico corpo rosso animato dagli stessi sentimenti, ideali, rivendicazioni e obiettivi. Grazie al vostro comportamento, sicuramente i manifestanti più avanzati e più combattivi, soprattutto quelli tra di loro che sono fautori del socialismo, hanno capito meglio il nostro Partito e cominciato a interrogarsi sulla loro attuale militanza... Voi avete rappresentato la punta di lancia antigovernativa e antifinanziaria della manifestazione e avete dato un contributo rimarchevole alla lotta contro la precarietà e le leggi 30, Bossi-Fini, Moratti". Sono questi i motivi principali per cui "i dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi vi ringraziano di cuore e prendono esempio dal vostro coraggio, spirito di sacrificio, capacità di iniziativa, intraprendenza, disciplina proletaria, senso di Partito e amore verso le masse, la causa e il Partito. Voi avete compiuto una missione che rimarrà negli annali della storia del PMLI".

8 novembre 2006