50 mila in piazza con Emergency e per la libertà dei tre operatori sequestrati
Tantissime ragazze e ragazzi arrivati da tutta Italia. A ruba le magliette "Io sto con Emergency". Il PMLI mescolato con gli altri manifestanti. Strada: "Rifiutiamo la guerra come c'è scritto sulla Costituzione"

Dal corrispondente della Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Roma
Sabato 17 aprile si è svolta a Roma, in piazza San Giovanni, una manifestazione a carattere nazionale per chiedere la liberazione di Matteo Dell'Aria, Marco Garatti e Matteo Pagani, i tre operatori di Emergency sequestrati illegalmente il pomeriggio del 10 aprile nel Centro chirurgico di Lashkar-gah dalla polizia e dai servizi segreti afgani e definiti da Gino Strada, fondatore di Emergeny, "a tutti gli effetti desaparecidos", dal momento che per diversi giorni non si sono avute notizie della loro sorte. I tre erano "accusati", secondo la stampa, di aver complottato per l'uccisione del governatore della regione dell'Helmand e addirittura uno di essi, secondo Kabul, sarebbe stato coinvolto nell'omicidio dell'interprete del giornalista Mastrogiacomo rapito nel 2007, quando in realtà, come ha replicato Cecilia Strada, dirigente dell'organizzazione "si trovava a lavorare nell'ospedale di Emergency in Sierra Leone".
Oltre ad aver messo in moto i propri contatti istituzionali per ottenere la liberazione dei tre, Emergency ha anche indetto una manifestazione, che originariamente era prevista a piazza Navona, ma data l'enorme quantità di adesioni, oltre 350.000 in pochi giorni, tra cui quella del PMLI, questa è stata spostata nella più capiente piazza San Giovanni. E così oltre 50.000 persone, arrivate da ogni parte d'Italia, hanno affollato la grande piazza capitolina per chiedere a gran voce che venissero liberati i tre operatori e per chiedere il rispetto delle norme internazionali. Moltissimi i giovani e giovanissimi con le magliette "Io sto con Emergency". Hanno espresso con la loro presenza solidarietà ai tre sequestrati, ma anche la contrarietà alla politica guerrafondaia del governo Berlusconi che tanti morti innocenti ha provocato e continua a provocare in Afghanistan. Per Gino Strada il sequestro è stato un'azione "premeditata" per togliere di mezzo un "testimone scomodo" prima di dare il via a una vasta offensiva militare: "Quando si fanno vedere le facce di chi viene bombardato - ha affermato - e spesso si tratta di bambini, è difficile poi sostenere che i bombardamenti coinvolgono solo pericolosissimi terroristi".
Il governo del neoduce per parte sua si è comportato in perfetto stile guerrafondaio, oscillando tra il tentativo propagandistico di nascondere la natura violenta e sanguinosa della "missione di pace", in realtà occupazione militare dell'Afghanistan, e le dichiarzioni e interviste che lasciavano trapelare l'odio fascista nei confronti di un'organizzazione che in Afghanistan opera da anni e da anni denuncia le responsabilità degli occupanti, tra cui l'esercito imperialista italiano, nei massacri di civili. Il ministro degli esteri Frattini, Pdl, nelle dichiarazioni iniziali, infatti, lasciava intendere che le "accuse" ai tre medici potevano avere un fondamento e quasi ne giustificava il sequestro allo scopo di accertare la verità: "Prego con tutto il cuore che quelle accuse non siano vere, prego con tutto il cuore da italiano perché l'idea che possano essere degli italiani per i quali anche una parte di quelle accuse siano vere mi fa rabbrividire: quando vi sono accuse gravi bisogna accertare la verità".
Dal palco, sul quale erano poste le foto dei tre operatori sequestrati si è tenuto un comizio nel quale è stato ribadito il netto "no" alla guerra dell'Italia democratica e progressista. Sono intervenuti dal palco gli operatori di Emergency, tra cui anche Gino Strada che ha ribadito il suo rifiuto della guerra, secondo quanto è scritto nella Costituzione, e diversi personaggi dello spettacolo, come Daniele Silvestri e Fiorella Mannoia.
Per chiedere la liberazione dei tre arrestati era presente una delegazione del PMLI, composta da compagni romani e della provincia di Bergamo, che ha tenuto alto un cartello con la parola d'ordine "Liberate subito i medici di Emergency!" e con l'effige della falce e martello, in quanto, su richiesta degli organizzatori, non si potevano esporre simboli né bandiere di partito.
I tre operatori di Emergency sono poi stati liberati domenica 18 aprile, non essendo stato possibile formulare alcuna accusa contro di loro.
I dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Scuderi hanno scritto una lettera di ringraziamenti ai membri della delegazione del Partito.

21 aprile 2010