La classe operaia c'è ed è forte, ma è sotto l'influenza dei riformisti di sinistra. Deve acquisire la coscienza di essere una classe per sé
1 milione di bandiere rosse in piazza a Roma con la Fiom e i metalmeccanici
Due interminabili cortei della più grande manifestazione della storia dei metalmeccanici. Uno aperto dagli operai di Pomigliano, di Melfi e Termini Imerese. Chiesto a gran voce lo sciopero generale. Stretti ai metalmeccanici tantissimi lavoratori, studenti, pensionati, professori precari, ricercatori, movimenti, l'Anpi, Emergency, "Popolo viola", centri sociali, migranti. Importante discorso di un operaio di Pomigliano. Fischiato Epifani. Vendola e Di Pietro approfittano della diserzione del PD e del movimento Grillo per fare propaganda elettorale riformista. Velenoso attacco di Sacconi e Cicchitto alla manifestazione
La combattiva delegazione del PMLI diretta da Emanuele Sala, coadiuvato da Claudia Del Decennale, tiene alta la gigantografia di Marx
Dal nostro inviato speciale
Anche se era nell'aria che sarebbe andata più che bene, a cose fatte si può ben dire che la manifestazione nazionale promossa dalla Fiom a Roma per il 16 ottobre, ha ottenuto un successo strepitoso, ben al di là di ogni rosea speranza. Si può ben dire che essa è stata la più grande manifestazione della storia dei metalmeccanici, che essa rimarrà negli annali del movimento operaio e sindacale: per il momento cruciale in cui si è tenuta, per la posta in gioco, per la combattività, per il messaggio politico di lotta che oggettivamente ha inviato a governo e padronato. Immensa la partecipazione di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, studentesse e studenti, ricercatori, insegnanti precari. Tantissimi gli aggregati, associazioni, movimenti, centri sociali e partiti venuti da tutte le regioni d'Italia, comprese le isole.
Gli organizzatori non hanno voluto dare cifre ufficiali, il segretario Fiom, Maurizio Landini, ai giornalisti ha detto: "Contateci voi". Tuttavia, dal palco, Giorgio Cremaschi, del CC della Fiom, ha parlato di un milione di manifestanti, di "un milione di no all'accordo separato della Fiat di Pomigliano". Una valutazione plausibile e condivisibile se si tiene conto che solo la Fiom aveva organizzato ben 700 pullman e 7 treni speciali, se si considerano i due giganteschi cortei che hanno attraversato la città e poi piazza San Giovanni, dove si sono tenuti i comizi, interamente gremita di manifestanti.
Chi vi ha partecipato, e noi del PMLI siamo tra questi, ha vissuto una giornata di lotta indimenticabile dove si è percepita la voglia di riscossa della classe operaia e delle masse lavoratrici e popolari, con un ruolo di avanguardia dei metalmeccanici, una voglia di: contrastare e sconfiggere la politica economica e sociale del governo del neoduce Berlusconi, a partire dalle sue controriforme sul lavoro che mettono in discussione il diritto e il processo del lavoro, lo "Statuto dei lavoratori", il diritto di sciopero e le libertà sindacali, la difesa della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro, per non dire delle controriforme della scuola e dell'università; contrastare e sconfiggere le odiose pretese confindustriali finalizzate a cancellare il contratto nazionale, da sostituire con contratti territoriali se non proprio individuali e a ridurre i salari già magri; contrastare e sconfiggere il modello iperliberista e neocorporativo Marchionne, un modello che prevede solo supersfruttamento, obbedienza cieca, nessun diritto né contrattuale né sindacale. Per come si è svolta, per la carica antigovernativa che ha assunto, la manifestazione è andata oltre il suo pur importante carattere sindacale.
Ci sta bene la sintesi succitata "un milione di no all'accordo di Pomigliano". Ma a noi piace anche l'immagine un milione di bandiere rosse. Una manifestazione completamente colorata di rosso, una piazza completamente tinta rosso non solo con le bandiere ma anche con gli striscioni, i corpetti, i cappellini, i fazzoletti. Insomma il rosso, ovvero il colore tradizionale e storico del movimento operaio, l'ha fatta da padrone. Anche questo è un aspetto non secondario di questa straordinaria giornata di lotta, un aspetto che è politico, è simbolico. Inoltre, la manifestazione della Fiom ha avuto il pregio di coagulare, di unire le lotte, in primis quella degli operai, con quelle degli studenti medi e universitari, dei docenti e dei ricercatori, quella della difesa dei diritti contrattuali e sindacali con quella della difesa della scuola pubblica, di dare la possibilità di scendere in piazza a coloro che si oppongono al governo del neoduce Berlusconi.

DUE INTERMINABILI CORTEI
Tutto questo è apparso chiaro sin da subito, sin dai concentramenti, uno a Piazzale dei Partigiani, l'altro a Piazza della Repubblica dove si sono dati appuntamenti i manifestanti accorsi numerosissimi da ogni parte d'Italia, a costo di lunghi viaggi e duri sacrifici, da dove sono partiti due interminabili cortei con in testa gli operai della Fiat di Pomigliano, Melfi e Termini Imerese e le parole d'ordine della manifestazione riportate in grandi cartelloni: "Diritti, Democrazia, Legalità, Lavoro, Contratto", due cortei certo pacifici - come hanno tenuto a dire i dirigenti della Fiom in risposta alle infami dichiarazioni del ministro dell'Interno, il leghista Maroni, riguardo alla possibilità di infiltrazioni di "frange violente" - ma molto combattivi, un aspetto questo non sottolineato a sufficienza nei giudizi e nei resoconti giornalistici. Composti in prevalenza di metalmeccanici e metalmeccaniche anche migranti con i loro striscioni di fabbrica, con i cartelli dove campeggiava la parola d'ordine "Ricatti No, diritti Sì" e con loro anche tanti lavoratori di altre categorie, quelli della pubblica amministrazione per esempio, tanti pensionati e poi, come si è già detto tanti studenti medi e universitari, tanti professori, tanti ex partigiani dell'Anpi, quelli di Emergency, del "Popolo viola" e di altre associazioni, dei centri sociali e dei partiti, tra cui il PMLI. Presente anche una folta delegazione della popolazione terremotata de L'Aquila e il combattivo Presidio di Chiaiano e Marano contro le discariche e l'inceneritore. Su qualche suo striscione era appuntato il volantino del PMLI.
Sì, combattivi e pungenti. Negli slogan, nei cartelli e in altre raffigurazioni presi di mira e contestati governo, Confindustria, la Fiat, Marchionne ma anche i sindacalisti complici e servi, Bonanni e Angeletti, il primo in particolare. C'è chi ha portato due pupazzi che si abbracciano raffiguranti Berlusconi con la scritta "la crisi per me non c'è", e Bossi con la scritta "l'appetito vien mangiando", chi ha portato un disegno raffigurante Marchionne che frusta gli operai, chi ancora ha raffigurato Bonanni con la scritta "infame maggiordomo". Altri diffondono una falsa banconota da 50 euro con stampata la faccia del segretario della Cisl. Tra gli slogan in evidenza "Pomigliano non si piega" e la richiesta dello sciopero generale di tutte le categorie.
La manifestazione della Fiom già in fase di preparazione aveva raccolto molti sostegni anche dall'estero da parte della Federazione internazionale sindacati metalmeccanici (FISM), dalla Federazione dei metalmeccanici europei (EMF), dei sindacati metalmeccanici della Francia, degli Stati Uniti, dell'Austria, del Canada e della Grecia. Anche in Italia le adesioni sono state numerose del mondo dell'associazionismo Anpi, Emergency, Libera, Arci, di singoli intellettuali, artisti, scrittori, una miriade di comitati e di collettivi, di partiti e giornali tra cui il PMLI e "Il Bolscevico". Con un'assenza grossa come una casa, quella del PD di Bersani che in quanto tale ha deciso di non partecipare alla manifestazione, a parte singoli dirigenti e militanti che ci sono andati a titolo personale (sic!). Nemmeno il movimento di Grillo si è fatto né sentire né vedere. Di questa diserzione ne hanno approfittato i Vendola, Di Pietro, Ferrero e Diliberto che hanno fatto la loro passerella magari per carpire voti alle prossime e forse imminenti elezioni politiche.

DALLA PIAZZA APPLAUSI E FISCHI
In Piazza San Giovanni dove sono confluiti i cortei si sono tenuti i comizi finali. Hanno preso la parola i rappresentanti di varie realtà operaie, studentesche e dei precari, di varie associazioni. Tra questi merita di essere sottolineato il discorso di un operaio della Fiat di Pomigliano che ha ricordato i momenti salienti della battaglia che si è svolta nello stabilimento napoletano contro il diktat di Marchionne e messo in chiaro che essa riguarda tutti i metalmeccanici, tutti i lavoratori. Lo scontro tuttora in atto con Fiat, Federmeccanica e Confindustria per la difesa del contratto nazionale e i diritti dei lavoratori sanciti per legge parte da lì, e anche questa manifestazione è figlia di quella battaglia.
Poi è stata la volta del segretario della Fiom Landini che ha esordito dicendo che questa è "una piazza che parla a tutto il paese. Una manifestazione che ha confermato che c'è bisogno di rimettere al centro i diritti e contrastare la politica del governo e della Confindustria". "È vero che noi diciamo spesso no - ha proseguito - ma noi diciamo no quando si vogliono cancellare i diritti e la dignità delle persone. In questo senso noi diremo sempre no". Il ricatto della Fiat mira a cancellare i diritti. "Il rischio vero - dice Landini - è che l'articolo 1 (della Costituzione, ndr) venga superato e si passi a una repubblica fondata sullo sfruttamento". "Abbiamo il dovere di continuare la battaglia. Dobbiamo - conclude - arrivare allo sciopero generale di tutti i lavoratori". Rispondendo agli attacchi di Maroni e Sacconi ha detto infine che: "Oggi i ministri si dovrebbero vergognare per quello che hanno detto. Hanno invocato il morto. Una irresponsabilità totale" .
Allorché ha preso la parola il segretario generale della Cgil, ormai giunto alla scadenza del suo mandato, si è percepito in piazza imbarazzo e freddezza finché è partita una salva di fischi non da un gruppetto come viene raccontato dai media ed è stato scandito forte lo slogan per lo sciopero generale. Guglielmo Epifani ha dovuto perciò barcamenarsi tatticamente per tenere la piazza, ha dovuto, come dire, fare delle concessioni. Ciò è apparso chiaro quando ha speso delle parole per attaccare gli accordi separati da quello di Pomigliano a quello sulle deroghe sul contratto dei metalmeccanici, per appoggiare la lotta condotta dalla Fiom (mentre nel passato l'aveva criticata più volte). Ha detto che la Cgil non lascerà sola la Fiom in questa lotta per riconquistare un vero contratto nazionale ed è arrivato alla questione dello sciopero generale. Dopo la manifestazione nazionale indetta dalla Cgil per sabato 27 novembre, "se dal governo non arriveranno risposte apprezzabili", ha detto, sarà proclamato lo sciopero generale. Epifani comunque non ha rinunciato a criticare il lancio delle uova contro le sedi della Cisl sostenendo che queste non sono dei segretari generali ma degli iscritti. I pochi applausi che sono scattati alla fine del discorso hanno messo comunque in rilievo la distanza tra la piazza e le posizioni di Epifani.
L'enorme successo della manifestazione è andato di traverso al ministro del lavoro Sacconi e al capogruppo della Camera del PDL che hanno vomitato veleno su di essa.

LA PARTECIPAZIONE DEL PMLI
Molto apprezzata, specialmente dagli operai, la partecipazione del PMLI presente alla manifestazione con una Delegazione nazionale guidata dal compagno Emanuele Sala coadiuvato dalla compagna Claudia Del Decennale. Le compagne e i compagni militanti e simpatizzanti del Partito hanno formato uno spezzone rosso del corteo che è partito da Piazza della Repubblica.
Indossavano i corpetti rossi, i fazzoletti rossi del Partito e le spille dei cinque Maestri del proletariato internazionale e del PMLI. Avevano le bandiere rosse dei Maestri e del Partito e i cartelli con davanti il manifesto in appoggio alla Fiom e ai metalmeccanici di Pomigliano, Melfi, Termini Imerese e di tutta Italia e dietro il manifesto che porta la scritta "Per un nuovo 25 Aprile per liberarsi del nuovo Mussolini. Abbattiamolo. Per l'Italia unita, rossa e socialista". Più l'effige di Berlusconi vestito come Mussolini sul balcone di piazza Venezia. Ma, soprattutto, in piazza è stato portato un grande ritratto di Marx con la scritta "Con Marx per sempre" molto apprezzato e super fotografato dagli operai e dai manifestanti. Molti si sono fatti fotografare sotto di esso. Quando appariva l'immagine di Marx sullo schermo a lato del palco spesso gli operai alzano il pugno sinistro in alto per salutarlo e per manifestare che si riconoscevano in lui.
Alla partenza del corteo c'è stato un inizio difficile per la Delegazione del PMLI. Per colpa del capo del servizio d'ordine della Fiom, Fabio Palmieri segretario della Fiom di Roma Nord, che sembrava fosse stato mandato appositamente contro di noi, ma anche per la provocazione del gruppo dell'anarchico e opportunista Luca Casarini. Evidente il tentativo di entrambi di imbottigliarci e relegarci in fondo alla manifestazione. Non volevano che si arrivasse in piazza prima che parlasse Epifani. Tentativo sventato con fermezza e abilità dai compagni responsabili della Delegazione.
La Delegazione del PMLI ha animato e qualificato lo spezzone di corteo in cui si trovava con un martellante lancio di parole d'ordine sia quelle più sindacali relative alla lotta dei lavoratori contro gli accordi separati, per il contratto nazionale, per il lavoro, il diritto di sciopero, sia quelle contro Berlusconi e il suo regime neofascista, oppure quella per rivendicare lo sciopero generale con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi; parole d'ordine riprese e rilanciate anche da altri manifestanti. Allo spezzone del PMLI si sono uniti anche alcuni compagni di base del PRC. Alcuni giovani hanno fatto lo stesso, cantando "Bella Ciao". Un operaio della Same di Treviglio (Bergamo) ha chiesto la bandiera dei Maestri ed è stato a lungo con noi. Vi sono state manifestazioni di simpatia come quando un operaio ha offerto un bicchiere di vino al compagno che lanciava slogan con il megafono. In Piazza San Giovanni, la nostra Delegazione sotto il palco è stata ripresa da telecamere di diverse televisioni. Nella diretta sul sito della Fiom si sono viste più volte immagini del Partito. Nel corso della manifestazione sono stati diffusi il volantino di appoggio alla Fiom e ai metalmeccanici e "Il Bolscevico".
La partecipazione del PMLI a questa storica manifestazione ha segnato un nuovo passo, un nuovo sviluppo nel rapporto tra il Partito e la classe operaia di cui i metalmeccanici costituiscono l'avanguardia e di cui le ricadute concrete si vedranno nel prossimo futuro. Agli operai piace la chiarezza e la fermezza delle posizioni del PMLI, piace la sua compattezza e la sua serietà. Percepisce sempre di più che questo Partito è dalla sua parte e si batte per i suoi interessi immediati e a lungo termine.
Nella lettera della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI (vedere il testo a parte) indirizzata ai compagni che hanno partecipato alla manifestazione si legge tra l'altro: "I dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi e questa Commissione vi ringraziano di cuore per la splendida missione che avete compiuto sabato scorso a Roma in occasione dell'importantissima manifestazione nazionale promossa dalla Fiom.
Sotto la direzione del compagno Emanuele Sala, coadiuvato dalla compagna Claudia Del Decennale, voi avete rappresentato con altissimo onore l'intero Partito e avete dato di esso una bellissima immagine proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista di forza, di combattività, determinazione...
Grazie a questo vostro esemplare atteggiamento, alle parole d'ordine che avete ininterrottamente lanciato, alle bandiere dei Maestri e alla gigantografia di Marx che tenevate orgogliosamente ben alte, al vostro esplicito sostegno alla Fiom e ai metalmeccanici, chi vi ha visto ha potuto constatare che il PMLI è veramente il Partito della classe operaia, anche se ancora deve conquistare la sua fiducia e il suo appoggio concreto".
Nella lettera c'è un passaggio molto importante che trascriviamo integralmente sottoponendolo all'attenzione e alla riflessione della classe operaia e di tutti i militanti e i simpatizzanti del PMLI. "La manifestazione del 16 ottobre, la più grande della storia dei metalmeccanici ha inflitto un colpo durissimo al governo del neoduce Berlusconi, alla Confindustria, alla Federmeccanica, al nuovo Valletta, Marchionne, e ai loro servi Bonanni e Angeletti. Inoltre ha detto chiaro e tondo che questo governo se ne deve andare e che il modello Marchionne di Pomigliano non deve passare.
La manifestazione dei metalmeccanici del 16 ottobre ha dimostrato ancora una volta che la classe operaia italiana è una realtà incancellabile e che non è per niente disposta a farsi mettere i piedi sul capo dai padroni e dai governanti e a rinunciare ai propri diritti politici, economici, sociali e sindacali. Solo che, essendo ancora sotto l'influenza dei riformisti di "sinistra", lotta come classe in sé, che si muove esclusivamente all'interno del sistema capitalistico e dell'ordinamento costituzionale. Ma come avete potuto constatare voi stessi, essa è sensibile e aperta a un discorso veramente di classe, anticapitalista e rivoluzionario. La classe operaia italiana, mano a mano che conoscerà il nostro Partito e tramite esso il marxismo-leninismo-pensiero di Mao inevitabilmente acquisterà la coscienza di essere una classe per sé e quindi allargherà i suoi orizzonti politici e metterà in discussione l'attuale ordinamento economico, statale, istituzionale, parlamentare, giuridico e morale. Tutto dipenderà dalla nostra capacità collettiva e personale di convincerla sui piani ideologico, teorico, politico, sindacale, organizzativo e pratico che il socialismo e la rivoluzione socialista è l'unica via perché conquisti il potere politico.
Dobbiamo, pertanto, tenere ferma la nostra missione migliorando il lavoro giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, manifestazione dopo manifestazione sulla base della linea, delle indicazioni e delle misure del 5° Congresso nazionale del PMLI.
Dobbiamo scrupolosamente mettere in pratica la parola d'ordine: Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi; radicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare. Attualmente dobbiamo concentrarci sul fronte operaio e sindacale e su quello studentesco".

20 ottobre 2010