Uno sterminato corteo sfila per quattro ore nelle strade della capitale
Due milioni in piazza
Via l'Italia dall'Iraq

La delegazione del PMLI diretta da Dario Granito tiene alta la bandiera dell'antimperialismo
Una marea di ragazze e ragazzi. Un duro colpo ai guerrafondai con alla testa i nuovi Hitler e Mussolini, Bush e Berlusconi. Fassino contestato e costretto a lasciare il corteo
Lottiamo per l'unità e l'avvenire del movimento per la pace
Dal nostro inviato speciale
Via l'Italia dall'Iraq. L'hanno gridato forte e chiaro due milioni di manifestanti sabato 20 marzo a Roma. Una manifestazione grandiosa e storica che ha inflitto un durissimo colpo ai guerrafondai con alla testa i nuovi Hitler e Mussolini, Bush e Berlusconi, e al loro sosia Blair e ai loro compari degli altri paesi oppressori dell'Iraq.
E' stata una sonora lezione anche per gli opportunisti e falsi amanti della pace come Fassino, D'Alema e Rutelli che hanno giocato sul tavolo del governo e su quello dei movimenti, finendo però col perdere su entrambi.
Il movimento per la pace questa volta ha superato se stesso e le più rosee previsioni. E' la più grande manifestazione per la pace che si sia mai tenuta nel nostro Paese. La più grande fra le centinaia che si sono tenute in contemporanea in tutto il mondo nello stesso giorno, il 20 marzo, primo anniversario dell'inizio dell'aggressione imperialista all'Iraq.

Un popolo straordinario
Possiamo davvero essere orgogliosi del nostro magnifico popolo, di cui i due milioni di manifestanti sono i figli migliori e più avanzati, che è profondamente e sinceramente amante della pace e della fratellanza fra i popoli e le nazioni e aborrisce ogni forma di oppressione, schiavitù e aggressione imperialiste.
A niente sono servite le sirene governative che hanno tentato di intimidire e far desistere i partecipanti, prevedendo addirittura presunti attentati terroristici nel nostro Paese proprio in quel giorno. Un grandioso, sterminato corteo ha attraversato le vie di Roma per oltre 4 ore. Più esattamente si potrebbe dire che Roma è stata tutta un corteo fin dalle prime ore del mattino quando treni, bus, metropolitane hanno rovesciato sulla capitale una folla enorme. Ufficialmente la testa del corteo è partita alle una e trenta da stazione Termini, ma già da tempo folti spezzoni sono già partiti e stanno raggiungendo il Circo Massimo, dove si conclude la manifestazione. Oltre che sul percorso ufficiale, ormai i manifestanti si riversano in tutte le strade adiacenti, cercano percorsi alternativi per arrivare in tempo al Circo Massimo. Solo al tramonto la coda del corteo si muoverà da piazza della Repubblica.
Striscioni, cartelli, bandiere, bande musicali rendono vivace la manifestazione. Nota stonata è ancora una volta la massiccia presenza di camion nel corteo che sono ormai divenuti uno strumento organizzativo e propagandistico stabile utilizzato da alcune organizzazioni, che diffondono a tutto volume musiche e canzoni che non hanno nulla a che vedere con la tradizione musicale antifascista, antimperialista e popolare. Questa pratica ostacola l'unità di piazza, crea artificiosi divisioni fra i manifestanti, impedisce loro di esprimersi direttamente attraverso slogan e canti, ostacola la discussione e lo scambio di esperienze, crea grossi problemi al deflusso dei cortei e inoltre risulta pericolosa e inquinante. In sostanza, per attirare soprattutto i giovani dietro i loro spezzoni queste organizzazioni snaturano il carattere proprio delle manifestazioni di massa trasformandole in una sorta di kermesse musicale, il che non aiuta la crescita politica e la combattività delle masse. Che pure si avverte hanno voglia di partecipare, di essere protagoniste e non semplici e passive spettatrici di questo grande corteo.
Sono venuti con immensi sacrifici da tutta Italia, dall'estremo Nord all'estremo Sud. In treno, in pullman, in auto e in camper. Per qualcuno il viaggio è durato quasi venti ore all'andata e altrettante al ritorno.
Sono presenti tutte le generazioni, dai bambini agli anziani, ma soprattutto i giovani e giovanissimi, ragazze e ragazzi che sono la vera anima pulsante di tutto il corteo e che da Genova ad oggi con generosità e coraggio non hanno mai abbandonato la piazza.
La manifestazione è stata organizzata dal "Comitato fermiamo la guerra" a cui hanno aderito circa 2 mila organizzazioni sindacali, sociali, ambientaliste, di volontariato, cattoliche, nonché partiti, fra cui il PMLI, e testate giornalistiche, fra cui "Il Bolscevico".
Queste organizzazioni sono tutte presenti a Roma. Delegazioni di varie città di Cgil e Fiom, alcune della Cisl, nessuna della Uil che non ha aderito. Ci sono le organizzazioni sindacali non confederali come i Cobas, i Sin.Cobas, le RdB e le Cub. L'Anpi, l'Arci e Legambiente, associazioni cattoliche come i "Beati i costruttori di pace" e "Pax Christi" e gli scout dell'Agesci, del volontariato come "Emergency", i centri sociali e i "Disobbedienti". Ci sono anche delegazioni straniere, di migranti e rifugiati politici.
Fra i partiti ci sono PRC, PdCI, Verdi, qualche bandiera della Margherita e della Lista Di Pietro, il correntone DS e spezzoni dei DS.

La delegazione del PMLI
Alla manifestazione ha tenuto alta la bandiera dell'antimperialismo una delegazione nazionale del PMLI, guidata dal compagno Dario Granito, coadiuvato dal compagno Simone Malesci, e composta da militanti, simpatizzanti e amici del Partito provenienti da Sicilia, Puglia, Campania, Molise, Abruzzo, Lazio, Toscana, Marche, Emilia-Romagna, Lombardia. A tutti l'Ufficio politico ha rivolto dei fraterni ringraziamenti che pubblichiamo a parte.
Compagne e compagni giovanissimi, appena quindicenni, e compagni più anziani ultrasettantenni che sotto le rosse insegne del Partito hanno marciato alla pari, fianco a fianco, dando una bella immagine di unità, di forza e di combattività antimperialista e antigovernativa. In questa magnifica manifestazione la delegazione del PMLI ha rappresentato il cuore rosso e rivoluzionario. Innanzitutto per la chiarezza e l'importanza delle sue parole d'ordine come quelle scritte a lettere cubitali sullo striscione "Fuori l'Italia dall'Iraq. Viva la Resistenza irachena" che interpretano pienamente la volontà del nostro popolo e sostengono in modo militante la lotta del popolo iracheno, così come quella dei popoli palestinese e afghano, contro l'occupazione imperialista, e che non può essere in nessun caso assimilata al terrorismo. Il Partito ha fatto il possibile per far comprendere che la lotta contro la guerra imperialista passa necessariamente dalla lotta contro l'imperialismo che nel nostro Paese è rappresentato dal governo del neoduce Berlusconi.
E molti sono coloro che hanno espresso apprezzamenti verso le posizioni del Partito, hanno intavolato discussioni con i nostri compagni, chiesto informazioni sul Partito, richiesto spontaneamente materiale come "Il Bolscevico", gli adesivi, le strisce e le bandiere dei maestri, scattato foto a ripetizione ai cartelli contro i nuovi Hitler e Mussolini e a quello con l'effige gigante di Lenin che, nell'anno dell'80• anniversario della sua scomparsa, il Partito puntualmente porta in piazza, lasciato indirizzi, sottoscritto abbonamenti e lasciato contributi economici.
E tutto ciò nonostante che vi sia stato il proditorio tentativo di imbottigliarci e isolarci in fondo al corteo e di impedirci di raggiungere il Circo Massimo. Infatti, per quasi quattro ore la nostra delegazione è stata stretta nella morsa dei "servizi d'ordine", aiutati anche da camion e furgoni, dell'organizzazione trotzkista luxemburghiana "Socialismo rivoluzionario", dell'UDS (l'organizzazione studentesca legata ai DS) e dei DS stessi, che guarda caso, hanno trovato unità di intenti e di obiettivi nell'ingabbiarci. In arroganza e provocazione si sono particolarmente distinti gli scagnozzi di "Socialismo rivoluzionario", ai quali è invisa la nostra parola d'ordine di appoggio alla resistenza irachena che loro al contrario accusano di terrorismo, e quelli dei DS.
Un tentativo di imbottigliarci si è ripetuto anche in Via Cavour quando un nuovo cordone ha tentato di sbarrare la strada al Partito. Ma la nostra delegazione, nonostante i rapporti di forza sfavorevoli, è rimasta unita e ferma sulle sue posizioni ed è riuscita a resistere, a contrattaccare e alla fine a sfuggire al cordone sanitario fino a raggiungere l'obiettivo del Circo Massimo. Preceduta da una pattuglia di compagni sganciati dalla delegazione perché comunque in modo concreto oltreché simbolico il Partito nonostante tutto raggiungesse la mèta. E tutto ciò va a grande merito delle nostre compagne e compagni, e in particolare vogliamo elogiare i nostri splendidi simpatizzanti e amici, che non facendosi intimidire, rimanendo uniti, compatti e disciplinati e incuranti dei sacrifici, hanno dimostrato di avere la tempra proletaria rivoluzionaria dei maestri e degli autentici marxisti-leninisti.
Queste vili provocazioni dimostrano che la crescente influenza del Partito tra le masse in lotta non è più sopportata né dalle forze governative, né dalla "sinistra" parlamentare, né dai falsi comunisti, dai trotzkisti e dagli "ultrasinistri" che fanno di tutto per isolarci, oscurarci ed estrometterci dalle manifestazioni di massa. Sono consapevoli che il nostro Partito, pur ancora piccolo organizzativamente, ma forte sul piano ideologico e politico, può mettere in discussione a livello di massa la linea riformista e il pacifismo imbelle, da una parte, e le teorie e le pratiche avventuriste, individualiste e piccolo borghesi, dall'altra, delle forze che attualmente detengono l'egemonia del movimento per la pace. Un'operazione a cui si prestano ben volentieri i mass media di regime, compresi quelli in mano alla "sinistra" borghese, che, salvo rare eccezioni, hanno completamente ignorato la presenza del Partito a Roma.

La contestazione a Fassino
I mass media di regime hanno ben dimostrato da che parte stanno anche per come hanno trattato la manifestazione di Roma, oscurandone completamente le dimensioni e le ragioni e amplificando strumentalmente solo la notizia della contestazione a Fassino.
A questo proposito è bene precisare che la presunta aggressione al segretario DS non c'è stata. Al contrario c'è stata l'aggressione del "servizio d'ordine" DS ai manifestanti che contestavano Fassino il quale ha preteso, con fare provocatorio e arrogante, di entrare ad ogni costo nel corteo venendo meno agli accordi presi con gli organizzatori che volevano lo spezzone ufficiale DS in coda.
Come ricostruiscono i "Disobbedienti" in una lettera indirizzata alla Segreteria nazionale dei DS, "A piazza dell'Esquilino, quando un gruppo di manifestanti ha cominciato spontaneamente a contestare la presenza di Fassino alla manifestazione e a urlargli contro, gli energumeni del servizio d'ordine hanno cominciato ad aggredire la gente con spintoni, calci e pugni, e abbiamo rivisto comparire i manganelli in uso alla polizia. A questo punto in tanti abbiamo sentito l'urgenza di resistere a questa violenza e a questa arroganza. La voce si è sparsa nel corteo e in molti siamo risaliti fino alla piazza per sostenere le contestazioni e rispondere alla vostra aggressione. Quando avete capito che non riuscivate più a passare e che vi sareste trovati di fronte migliaia di persone decise a contestarvi, vi siete fatti di lato e avete invitato i carabinieri a caricarci. Insomma prima avete aggredito chi vi contestata e poi, rimasti in pochi, avete pregato che a farlo fossero i carabinieri". E proseguono: "Vedete signori della segreteria, non è il popolo DS ad essere estraneo alle manifestazioni per la pace, ma quelle posizioni vergognose di chi manifesta con Berlusconi, non vota contro il rinnovo dell'invio delle truppe e continua a rivendicare le guerre umanitarie e i CPT".
In sostanza, si è trattato di una legittima e educativa contestazione, alla quale peraltro non hanno partecipato solo "Disobbedienti" e "Centri sociali", che, al di là di alcuni metodi usati non opportuni, voleva esprimere l'estraneità dei manifestanti da chi ha di fatto coperto e legittimato il governo nella guerra di aggressione e di occupazione imperialista dell'Iraq.
Così come legittima è stata la contestazione subita dal governatore della Campania Antonio Bassolino che a un certo punto del corteo è stato accusato da parte di alcuni manifestanti di aver abbandonato la zona nord di Napoli nell'immondizia.

Vogliono distruggere il movimento
Gravissima e provocatoria è stata invece la presa di posizione della segreteria DS che in un immediato comunicato ha parlato di "aggressione squadristica" contro il segretario diessino, ricevendo la pronta solidarietà della casa del fascio e del trotzkista ghandiano Bertinotti. La segreteria DS ha colto al balzo questa vicenda per sparare a zero sul movimento, minacciarlo e, in chiave elettoralista, minacciare gli alleati della coalizione, in particolare PdCI e Verdi, a restare in riga e subordinati al triciclo e alla sua politica di sostanziale appoggio all'occupazione irachena.
I DS, una volta vista l'incapacità di cavalcare ed egemonizzare questo movimento per depotenziarlo e controllarlo, hanno fatto capire chiaramente che preferiscono distruggerlo. Anche perché sono consapevoli che qualora dovessero tornare al governo, essi si comporterebbero esattamente come Berlusconi. Come del resto hanno già fatto nella guerra in Kossovo e contro la Serbia. Ecco qual è l'obiettivo che si nasconde dietro le dichiarazioni bellicose dei vari esponenti dei DS e della Margherita come Fassino, D'Alema e Rutelli che minacciano di "abbandonare" il movimento qualora non assuma posizioni chiamaramente pacifiste e nonviolente, rinunci alla richiesta di ritiro immediato dell'Italia dall'Iraq con o senza l'Onu, respinga dal movimento chi sostiene la resistenza dei popoli iracheno, palestinese e afghano. La volontà distruttrice dei dirigenti DS ha avuto il suo riflesso anche nella direzione Cgil, il cui segretario, Epifani, ha minacciato di ritirare la propria organizzazione dal movimento.
Bisogna far fallire questa manovra e lottare per l'unità e l'avvenire del movimento per la pace. La stessa base dei DS che sappiamo in gran parte non essere d'accordo con la linea della direzione del suo partito, deve farsi parte attiva. E altrettanto faccia la base della Cgil e delle organizzazioni giovanili, culturali, politiche legate alla Quercia.
Una unità che non può certo avvenire abbassando il tiro del movimento e accettando che esso si schieri su posizioni sostanzialmente guerrafondaie, filoimperialiste e filogovernative come quelle espresse dai dirigenti del triciclo. Al contrario il movimento per la pace se non vuole arenarsi in obiettivi fuorvianti e sbagliati, che alla fine lo portano al fallimento, deve ulteriormente alzare il tiro. Occorre che esso, soprattutto nella sua parte più avanzata e cosciente, comprenda che un "mondo senza guerre" è impossibile senza combattere e abbattere l'imperialismo che genera inesorabilmente guerre imperialiste, di aggressione e di sterminio. Che non si può affidarsi all'Onu, strumento dell'imperialismo, o, peggio, all'Unione europea imperialista, per costruire un "nuovo ordine mondiale". Infine, che se si vuole che l'Italia venga fuori dall'Iraq, dall'Afghanistan, dal Kossovo e dagli altri paesi in cui è impegnata in missioni militari, occorre buttar giù il governo del neoduce Berlusconi. E che questo è anche l'unico modo per aiutare concretamente i popoli iracheno, palestinese e afghano e tutti i popoli minacciati dalla guerra imperialista perché si sottrae consensi e forze all'imperialismo mondiale.
La grande e storica manifestazione del 20 marzo ha dimostrato che la forza c'è, serve al movimento per la pace una corretta linea e un'autentica direzione antimperialiste per raggiungere tutti i suoi obiettivi.
Fuori l'Italia dall'Iraq!
Viva la Resistenza irachena!
Buttiamo giù il governo del neoduce Berlusconi!
Per l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi maestri vinceremo!
24 marzo 2004