A 39 anni dalla sua fondazione
"Il manifesto" trotzkista ora si scopre liberale

Si è trattato di un editoriale rivelatore della reale essenza ideologica e di classe del gruppo de "il manifesto", quello firmato da Valentino Parlato e pubblicato il 28 aprile, in occasione dei 39 anni del quotidiano.
Un trentanovesimo compleanno tristissimo, tutto per piagnucolare, in premessa, sulla "sconfitta politica della sinistra" borghese e sul "calo delle copie vendute in edicola". Ma anche per paventare "un imbarbarito medioevo del nostro capitalismo" (da notare l'affettuoso aggettivo "nostro" con cui il direttore del quotidiano trotzkista si richiama al capitalismo) e per esortare il suo gruppo a "fare un serio riesame del nostro agire e un'analisi dei cambiamenti intervenuti nella società italiana ed europea".
Dopo di che, Parlato confessa quali principi hanno da sempre animato il suo gruppo e in quale prospettiva storica si è posto il giornale su cui scrive: "Aiutiamoci a conservare la speranza di un mondo migliore. Più di due secoli fa la grande rivoluzione francese pose gli obiettivi dell'eguaglianza, della libertà e della fraternità. Obiettivi tra loro indissolubili. Lavoriamo per realizzarli. È un debito che abbiamo verso le prossime generazioni".
Il mondo migliore per cui si batte Parlato, dunque, non è il socialismo, mentre nell'autentico "Manifesto del Partito Comunista", pubblicato da Marx ed Engels nel 1848, i due Maestri del proletariato internazionale dichiaravano apertamente che gli scopi dei comunisti "non possono essere raggiunti che con l'abbattimento violento di ogni ordinamento sociale esistente". Teoria confermata in maniera inconfutabile dalle esperienze rivoluzionarie guidate da Lenin, Stalin e Mao, in Russia e in Cina
A noi che, da quando è nato il quotidiano trotzkista, nel lontano 1971, abbiamo criticato le sue idee in quanto nulla hanno a che fare con l'autentico comunismo, ossia il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, non stupisce che è arrivato il tempo per "il manifesto" di confermare la sua vera anima e natura liberale. Perché sappiamo che questa sorta di opportunisti son fatti così: vestono i panni dei falsi comunisti "eretici" e non ortodossi fintantoché si tratta di corrompere e deragliare intere generazioni dalla lotta autentica per il socialismo, salvo poi gettare la maschera e mostrarsi per quello che sono, cioè dei volgari liberali borghesi quando hanno compiuto la loro sporca missione. E tuttavia continuano a coltivare il vezzo dell'imbroglio, come quella dicitura "Quotidiano comunista" che resiste come specchietto per le allodole sopra la testata.

19 maggio 2010