Criminale dichiarazione del ministro della Difesa
Martino: "l'Italia parteciperí all'intervento in Irak''
"Se gli Usa avranno prove su Saddam''
Alla ripresa dei lavori parlamentari a settembre uno dei primi argomenti all'ordine del giorno sarà la richiesta americana all'Italia di inviare altri soldati in Afghanistan non per presidiare la capitale ma per partecipare alle azioni militari. Il ministro della Difesa Antonio Martino non si pone nemmeno il problema politico della partecipazione attiva alla guerra e afferma che "da un punto di vista tecnico-militare l'Italia è in condizione di far fronte a questa richiesta e, se governo e parlamento così decideranno, verranno inviate''. Mentre annuncia con naturalezza che l'Italia è pronta a partecipare all'intervento in Irak, pone come unica condizione la presentazione da parte degli Usa di prove certe sui programmi bellici del governo di Baghdad.
La criminale dichiarazione bellicista del ministro della Guerra è rilasciata in una intervista del compiacente Panorama e pubblicata nel numero dell'8 agosto scorso. Bush rimanda ufficiosamente l'attacco ai prossimi mesi, non è riuscito a prepararlo per agosto come sempre ufficiosamente annunciato, ma Martino mette le mani avanti e candida l'imperialismo italiano per un posto in prima fila nell'aggressione; non vuol ripetere l'esperienza dell'Afghanistan dove le forze italiane sono arrivate a bombardamenti finiti e ora cercano di avere più spazio.
Della questione Irak Martino ha parlato "in un recente incontro a Bruxelles dei ministri della Difesa della Nato''. Nell'occasione "si è solo parlato dell'esistenza probabile, in alcuni casi quasi provata, di impianti per la produzione di armi di distruzione di massa''. L'americano Rumsfeld non ha portato prove certe e neanche il governo italiano le ha, "noi abbiamo solo informazioni convincenti'' sostiene Martino; "una buona indicazione'' è invece la certezza che l'Irak acquista missili dalla Corea del Nord. Sulla base di queste ridicole affermazioni Martino costruisce le motivazioni della partecipazione dell'Italia alla guerra.
Panorama lancia la palla e domanda se l'Italia prenderebbe eventualmente parte con propri soldati o solo con la concessione dello spazio aereo e Martino calza l'elmetto e parte in quarta: "per quanto riguarda lo spazio aereo, considerati i rapporti di alleanza, credo che sia una scelta automatica (non c'è nemmeno bisogno di discuterla, ndr). Per la partecipazione delle truppe ripeto che è condizionata dalla presentazione di prove certe sui programmi bellici dell'Irak''.
A una domanda precedente aveva ricordato che l'Onu sta lavorando per trovare una mediazione sulla questione del ritorno degli ispettori in Irak e "scongiurare un'azione militare che avrebbe conseguenze imprevedibili per tutta l'area''. Un momento dopo le conseguenze imprevedibili sono dimenticate e la preoccupazione è solo quella di avere prove certe per partire. Il tricolore imperialista deve sventolare accanto alla bandiera americana su Baghdad.
Nel frattempo il ministro Martino pensa a intascare i vantaggi dell'aumento della presenza militare dell'Italia in Afghanistan dove andranno altri 500 soldati "per non meno di sei mesi e non più di un anno'' a sostituire reparti inglesi impegnati con quelli americani in "operazioni rischiose'', nella "opera di distruzione di tutte le sacche di terrorismo presenti''. Ovvero in operazioni di guerra che rappresentano un salto di qualità bellicista del contingente italiano finora impiegato per presidiare zone della capitale.

29 agosto 2002