Nelle consultazioni circoscrizionali, comunali e provinciali del 25 e 26 maggio
L'ASTENSIONISMO INDISCUSSO PROTAGONISTA DELLE ELEZIONI A MESSINA
35,2% alle provinciali, 30% alle comunali, 31,7% nelle circoscrizionali

Dal nostro corrispondente di Messina
Il 25 e 26 maggio si sono svolte nella città di Messina le elezioni amministrative comunali, provinciali e circoscrizionali. Il primo dato che indiscutibilmente è emerso dai risultati è che, nonostante il "centro-destra" abbia di nuovo avuto la meglio su un "centro-sinistra" che si è riconfermato incapace di offrire una reale alternativa politica di sinistra malgrado l'alleanza di convenienza con Rifondazione (basti pensare che durante la campagna elettorale ha esposto praticamente gli stessi programmi degli avversari), l'astensionismo elettorale è stato, ancora una volta, il protagonista indiscusso.
Alle comunali l'astensionismo è salito al 30% del corpo elettorale, cioè dello 0,1% rispetto al 1998. Un dato da non sottovalutare considerando, sia che il corpo elettorale è sceso da 207.120 elettori a 205.439, sia altri importantissimi fattori che hanno determinato l'esito di tutti e tre i tipi di elezione e di cui tratteremo tra poco.
L'elezione a sindaco di Giuseppe Buzzanca (presidente della provincia uscente), candidato del "centro-destra", sancisce anche la vittoria della coalizione, la quale con 77.621 voti ed il 54% dei voti validi, batte il "centro-sinistra" che si ferma al 44%. Poco o niente hanno influito gli altri due candidati a sindaco i fascisti di Fiamma Tricolore e Forza Nuova.
Da notare che il neopodestà Buzzanca (AN) ha ricevuto proprio in questi giorni la conferma dalla Cassazione della condanna a sei mesi di reclusione, con sospensione della pena, per peculato d'uso, per aver usato nell'agosto '95 l'auto blu della provincia messinese per farsi accompagnare dall'autista all'imbarco della nave da crociera che lo avrebbe portato in viaggio di nozze.
Rispetto al 1998, Forza Italia arriva con 27.089 voti dal 17,2% dei voti validi al 20% (13,2% sugli elettori), AN sale dall'11,2% al 14,8% sui voti validi (9,8% sugli elettori) con 20.100 voti, UDC prende 23.120 voti con il 17,1% dei voti validi (11,3% sugli elettori). Per quel che riguarda la coalizione di "centro-sinistra", che prende 63.304 voti, La Margherita con 17.115 voti ed il 12,6% dei voti validi (8,3% sugli elettori) è il primo partito della coalizione. Seguono i DS che con 8.641 voti scendono dal 9,6% del '98 al 6,4% dei voti validi (4,2% sugli elettori). Il PRC con 2.002 voti passa dall'1,3% al 1,5% sui voti validi (1% sugli elettori) ed il PdCI con 853 voti non va oltre lo 0,6% dei voti validi (0,4% sugli elettori).
Alle provinciali il "partito" astensionista ha guadagnato uno 0,5% passando dal 34,7% del '98 al 35,2% del corpo elettorale di quest'anno. Bisogna tener conto del fatto che i 72.657 voti che nel '98 erano stati presi da liste che quest'anno non c'erano, sono passati ai 99.488 voti andati a ben 18 nuove liste. Questo dato la dice lunga sul tentativo dei partiti parlamentari borghesi di combattere il fenomeno astensionista, cosa che naturalmente non gli è riuscita e che soprattutto è andata a discapito della coalizione di "centro-sinistra" che rispetto al '98 ha perso terreno.
Lo stesso non si può dire del "centro-destra", che probabilmente sa fare meglio i calcoli. La coalizione del fascio ha preso 247.106 voti ed il 65,4% dei voti validi. Presidente della provincia è stato nominato Salvatore Leonardi (sindaco uscente). UDC si è riconfermata il primo partito della coalizione con 67.861 voti pur scendendo dal 21,1% del '98 all'18,5% dei voti validi (11,6% sugli elettori) di quest'anno. D'altra parte FI ha preso 66.475 voti salendo dal 16,3% al 18,1% dei voti validi (11,4% sugli elettori) e AN ha preso 57.243 voti passando dal 14,5% al 15,6% dei voti validi (9,8% sugli elettori).
Per quanto riguarda il "centro-sinistra", la coalizione ha preso 108.464 voti, segno evidente che gli elettori messinesi hanno ben capito il tentativo di imbroglio portato avanti sia da Margherita e DS da un lato e PRC (che tra le altre cose aveva anche il candidato della coalizione a presidente) dall'altro, penalizzandoli pesantemente. Ne escono ridimensionati sia i DS che prendono 27.256 voti scendendo dal 9,3% del '98 al 7,4% dei voti validi (4,7% sugli elettori), sia il PRC che perdendo 1.315 voti passa dal 2,8% al 2,3% dei voti validi (1,5% sugli elettori). La Margherita passa dal 9,5% al 9,1% dei voti validi (5,7% sugli elettori) con 33.226 voti. Il PdCI con poco più di 1.500 elettori non va oltre lo 0,3% dei voti validi (0,2% sugli elettori).
Alle circoscrizionali l'astensione è arrivata al 31,7% del corpo elettorale, schiacciando il tentativo da parte dei partiti di "centro-destra" e "centro-sinistra" di combatterla presentando centinaia di candidati, quanti mai se ne erano visti prima, e ricavandone invece il completo sdegno degli elettori che in molti casi si sono trovati addirittura a dover scegliere chi votare tra più candidati all'interno della propria stessa famiglia.
I fattori che secondo noi hanno influenzato l'esito di queste elezioni amministrative sono molti. A cominciare dal fallito tentativo da parte di chi si contendeva le poltrone di ridurre al minimo l'astensionismo con una campagna elettorale a dir poco martellante: decine di comizi, migliaia di manifesti che non lasciavano scoperto neanche un centimetro su tutti i muri della città, le strade invase e coperte dai bigliettini propagandistici dei candidati, la perenne presenza a tutte le ore del giorno e della notte dei vari rappresentanti dei due schieramenti nelle televisioni cittadine. A questo va aggiunto il tentativo da parte dei partiti parlamentari che hanno partecipato a queste elezioni di prendere voti e quindi candidare e finanziare persone in quelle zone della città (e sono la maggior parte a Messina) in cui la gente non è fondamentalmente legata a nessuno dei partiti in questione, perché ha ormai ovviamente perso fiducia nelle istituzioni politiche parlamentari, borghesi e classiste e che ha da pensare soltanto di dare il voto a chi gli offre (o promette) di più nel concreto. Da qui arrivano i centinaia di voti presi da individui che non si erano mai sentiti prima sullo scenario della politica messinese e che, come chiunque ha visto, hanno comprato i voti dalle persone più disagiate, sotto tutti i punti di vista, facendogli piccoli regali e mastodontiche promesse.
Per non parlare delle schede elettorali prestampate che si sono viste girare in città qualche giorno prima delle elezioni e dei casi in cui alcuni elettori sono stati sorpresi a fotografare il proprio voto nelle urne, per poter poi dimostrare a chi evidentemente aveva promesso loro qualcosa soltanto in cambio di una prova, che lo avevano votato.
Sull'esito della votazione ha poi indubbiamente influito la campagna elettorale svolta dai rappresentanti della "sinistra" borghese la quale, basandosi solo sugli insulti agli avversari (non avendo altro da poter fare, visto che presentavano praticamente lo stesso programma della destra) non ha fatto altro che sottolineare ancora una volta la vera natura borghese e di classe della coalizione, non guadagnandosi neanche un briciolo di fiducia da parte dell'elettorato di sinistra, ricavandone anzi una sonante sconfitta anche rispetto alle precedenti elezioni amministrative (i DS soprattutto).
A niente è evidentemente inoltre servito l'apporto del partito di Rifondazione, il quale non ha fatto altro che smascherarsi definitivamente come il fedele alleato e "compare" del "centro-sinistra" di regime.
Per tutto il periodo elettorale sono comparsi a Messina i manifesti del PMLI (quando non venivano coperti abusivamente dai candidati dei partiti che partecipavano alle elezioni) e sono stati distribuiti i volantini, anche in occasione dei comizi organizzati da altri partiti. In essi si poteva leggere chiaro il messaggio del nostro Partito, l'unico che invitava gli elettori messinesi ad astenersi. Astenersi per togliere voti al regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, al governo guerrafondaio del neoduce Berlusconi, alle giunte della destra e della "sinistra" del regime e ai loro partiti; astenersi per sviluppare la battaglia contro le illusioni elettorali, parlamentari e governative; astenersi per delegittimare l'idea secondo la quale non ci sia altra alternativa tra la destra e la "sinistra" borghese, che sono rappresentate entrambe da coloro i quali lottano per salvaguardare gli interessi dei loro fratelli di classe e gli interessi del capitalismo; astenersi per scegliere la vera alternativa al capitalismo, il socialismo, e per questo scegliere di far sviluppare e rafforzare anche a Messina, così come in tutta l'Italia, il PMLI e l'unica vera strategia per realizzare l'Italia unita, rossa e socialista.